Il sabato dei Jovanotti

22 Dicembre 2014 di Paolo Morati

Jovanotti

Quando Jovanotti irruppe sulla scena musicale italiana dominava DeeJay Television della quale lui era uno dei protagonisti, il fenomeno dei paninari cominciava lentamente ad attenuarsi e noi avevamo poco più di sedici anni (e qui ci sta il ‘come si stava bene’). Considerato dalla critica un personaggio di poco conto, una pseudo meteora per ragazzini in prima adolescenza ed entrati nella cosiddetta età della stupidera, piano piano il buon Lorenzo Cherubini ha cominciato a ritagliarsi uno spazio sempre più importante guadagnandosi la stima di chi in precedenza lo vedeva come fumo negli occhi e producendo anche alcune buone canzoni. Il tutto senza abbandonare quell’aria scanzonata da liceale in gita scolastica che gli fa mantenere ancora oggi l’impressione di una certa genuinità.

Di recente il ragazzo fortunato ha pubblicato un nuovo singolo intitolato Sabato che anticipa l’album Lorenzo 2015 CC previsto per il prossimo anno. Una canzone ambientata in video tra ambiguità e rincorse, all’interno di un Luna Park (è quello alle porte di Milano in zona Linate) e che torna indietro al suo passato, nell’andamento disco pop e nel testo che invece potremmo definire ‘pezzaliano serioso malinconico’, un viaggio a bordo di un’astronave senza pilota che lascia un certo amaro in bocca e ben poca allegria.

In attesa dell’intero nuovo lavoro, la storia di Jovanotti è stata riassunta musicalmente un paio di anni fa con una mastodontica raccolta in vari formati a partire da quella Gimme Five che gli attirò gli strali degli adulti dell’epoca. Intitolata Backup – Lorenzo 1987-2012, prevedeva infatti varie versioni a cominciare da una limited edition composta da 7CD, 2DVD e una chiavetta USB con tutta la sua produzione in studio e dal vivo, con buona pace della pirateria. Ci fa piacere notare che dal progetto non era stato lasciato praticamente fuori nulla dei suoi esordi, il che ce lo ha reso più simpatico rispetto a chi tende a rinnegare gli episodi meno nobili del proprio passato artistico, perlomeno ritenuti come tali fronte critica dell’epoca. A questo proposito avremmo però incluso nella raccolta base anche quella Vasco che Jovanotti presentò al Sanremo del 1989 quando Natalia Aspesi scrisse su Repubblica: “Adulti furboni hanno trasformato in un mito istantaneo, e probabilmente di veloce logoramento, questo ragazzo molto alto e molto magro, che ride continuamente, per giovinezza e per leggerezza di pensiero”.

Giudizio affrettato sul tempo di durata? Facile dirlo con il senno di poi, al di là del giudizio su quella fase artistica. Del resto anche lui all’epoca e nello stesso articolo affermava di sé: “Non so fare niente, né cantare né ballare né inventare musica, non ho né tecnica né esperienza: ma è questo che piace ai ragazzini. Certo non mi faccio illusioni, so benissimo che in questo momento c’è uno sconosciuto di diciassette anni che tra un po’ mi frega il posto, la fama e il danaro. Però voglio crescere, magari imparo, mi metto a studiare e a faticare. E se poi il successo non dura, pazienza, intanto mi sono divertito”. E alla fine Lorenzo si è sì divertito ma qualcosa ha anche effettivamente imparato.

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