Aspettando Capitan Harlock

13 Novembre 2013 di Paolo Morati

Capitan Harlock 3D

Scrivere di un film prima di averlo visto è una scelta imprudente. Nel caso di Capitan Harlock – Il futuro è già passato, il lungometraggio della Toei Animation diretto da Aramaki Shinji basato sull’opera di Leiji Matsumoto, ci sentiamo però in dovere di intervenire più che altro con l’auspicio che il risultato sia stato in grado di non stravolgere l’idea del manga (e soprattutto anime, con il quale va confrontato) originale.

A far ben sperare il fatto che la casa di produzione sia la stessa di 35 anni fa, con la consulenza dello stesso Matsumoto, nonché i commenti entusiastici di James Cameron citati nelle promozioni: “Leggendario, epico e visivamente senza precedenti. Harlock vi catapulterà in un mondo rivoluzionario”. Tuttavia fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio quindi aspetteremo gennaio prima di esporci definitivamente sul film distribuito in Italia da Lucky Red, non tenendo conto le recensioni di chi ha potuto già assistervi all’estero o in occasione dell’anteprima all’ultima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Certo è che a guardare il trailer di questo progetto da circa 30 milioni di dollari siamo rimasti comunque un po’ interdetti, complice il ricordo della meravigliosa serie animata vista allora con occhi sì di bambini, ma ancora oggi da adulti estremamente attuale e coinvolgente.

Sarà che, come accade con la musica, non riusciamo ad accettare una riedizione dei nostri ricordi, ma ritrovarci con un Capitan Harlock disegnato in computer grafica alla stregua di un, seppure avanzatissimo, personaggio da videogiochi o poco più, oltre che una Yuki Key dai tratti ben diversi e ammiccanti, ci sembra già un primo elemento per sospettare. Se poi aggiungiamo una Arcadia lontana dall’originale (dov’è finito il galeone?), il 3D, che non amiamo e un tema musicale rock apparentemente opposto alla strepitosa sigla della Banda dei Bucanieri (e passi, considerato che era italiana) oltre che ai suoni di Seiji Yokoyama, ecco che l’entusiasmo rischia di smorzarsi prima di sederci in sala.

Mettendo da parte la nostalgia e al di là giudizio che poi daremo sulla nuova e moderna rappresentazione artistica di questa affascinante storia (lo stesso Matsumoto avrebbe parlato di esperimento), la speranza è comunque quella di ritrovare nel film gli ideali di Harlock e i suoi silenzi, il dolce suono dell’ocarina della piccola Mayu, le parole della misteriosa Meeme priva di bocca e i bisticci tra il Dottor Zero e la cuoca Masu. Regalandoci di nuovo la compagnia di chi vaga verso stelle lontane, il suo vessillo è un teschio bianco in campo nero, vive la sua vita in uno spazio senza confini e senza domani, in armonia con le leggi dell’Universo, libero…

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