Come Jobim

4 Ottobre 2013 di Stefano Olivari

La condanna di Elio e le Storie Tese è quella di dover sembrare sempre più intelligenti, spiritosi, ironici, bravi, ‘giusti’ dei loro colleghi. Da questo dipende una musica piena di citazioni per vari livelli di ascoltatore: perché se noi che non sappiamo suonare siamo in grado di cogliere i riferimenti all’attualità politica facciamo invece fatica ad apprezzare le finezze al basso di Faso, cultore dei Weather Report e quindi di Jaco Pastorius che per diversi anni fu il loro bassista. Per il nostro orecchio pop Pastorius vale Red Canzian… Dalla condanna di cui sopra dipendono anche le altre attività del gruppo milanese, autobiografia compresa. Con 7 anni di ritardo abbiamo infatti letto la loro Vite bruciacchiate – Ricordi confusi di una carriera discutibile (Bompiani), che è soprattutto una raccolta di testimonianze di persone che li hanno conosciuti bene, inframezzate dal controcanto di Elio, Faso e Rocco Tanica. Il titolo è chiaramente ripreso da quello di un dimenticato programma televisivo di fine anni Novanta con loro protagonisti, folli avventure durante un viaggio negli Stati Uniti. Inutile dire che le parti più divertenti del libro sono quelle in cui parlano loro, mentre quasi sempre banali sono gli interventi di discografici, gestori di locali, segretarie e collaboratori a vario titolo, più componenti della band nell’era pre-successo a creare un amaro effetto Pete Best. Da loro ascoltatori della prima ora abbiamo apprezzato soprattutto il racconto degli inizi, con Elio motore già nel 1980 insieme a Mangoni e Marco Conforti (fratello di Sergio, cioé Rocco Tanica), compagni di scuola al liceo Einstein. La formazione attuale inizia a delinearsi nel 1982 con Rocco Tanica alle tastiere. Seguono gli ingressi di Cesareo alla chitarra e di Faso, rispettivamente uno e tre anni dopo. Il libro racconta bene l’importanza delle esibizioni dal vivo nella loro ascesa, avvenuta davvero dal basso e senza sponsor, grazie ad un passaparola metropolitano, a pochi locali di culto (il Magia di via Salutati su tutti) e a bootleg che giravano nelle scuole. Il primo disco ufficiale, quello che tutti ricordano, Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu (nota per i non fan: nella lingua dello Sri Lanka significa ‘Caghiamo ed eiaculiamo allegramente insieme ad Elio’), è del 1989 quando il leader del gruppo ha già 28 anni e agli Elii si è aggiunto il polistrumentista Feiez (morto a 36 anni, nel 1998, per un aneurisma). Un disco in cui sono raccolti molti dei loro successi semiclandestini degli anni precedenti, da Cara ti amo a John Holmes. Un disco che permette già subito di intuire la loro capacità di giocare con il nazionalpopolare, tanto è vero che qualche anni dopo (1996) vinceranno Sanremo con la strepitosa La terra dei cachi ma in modo a tutt’oggi non chiaro a risultare primi saranno Ron e Tosca con Vorrei incontrarti fra cent’anniE quindi? Gli Elio e le Storie Tese sono impossibili da inquadrare, anche se ancora oggi c’è qualcuno che wikipediggia cose del genere ‘rock demenziale’, per una ragione molto semplice: hanno uno sguardo molto ampio sul mondo e non solo sulla musica, con l’ironia solo come schermo e a volte chiave per dire cose che non si potrebbero dire seriamente (il manuale del giornalismo direbbe di citare il ‘fool’ shakespeariano). Questa loro vastità di interessi e di riferimenti, che fra l’altro permette ai singoli artisti di avere una vita indipendente senza mettere in pericolo l’esistenza del gruppo, è ben sottolineata nel libro dai vari testimoni, che però non colgono (o per lo meno non vogliono scriverlo in un libro per fan) l’insidia: che è quella di fare sempre in qualche modo riferimento ad altri modelli per rielaborarli, criticarli, al limite destrutturarli. Insomma, super-Salieri quando potrebbero essere dei buoni Mozart. Forse non hanno avuto le palle, come Jobim.

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