Ciao Paolo, sono Alex

11 Maggio 2013 di Marco Guerrera

Il calcio moderno, troppo spesso, viene tacciato di essere semplicemente una macchina da soldi, privo di morale e lontano dal romanticismo che viceversa avvolgeva, fino a qualche decennio fa, quello che da sempre è lo sport più praticato al mondo. In realtà, anche se può risultare del tutto strano e fuori dai canoni, anche nel 2013 può esserci un uomo di calcio che si distingue per avere una grande personalità, non essere mai banale e vivere lo sport, e gli eventi ad esso connesso, con grande amore e passione. Stiamo parlando di Paolo Di Canio, attuale manager del Sunderland, che ha deciso di raccontare ai giornalisti di Manchester un aneddoto legato al periodo in cui militava nel West Ham e che coinvolge Sir Alex Ferguson, uno dei migliori allenatori della storia, che di recente ha deciso di ritirarsi.

L’episodio, precisamente una telefonata proprio tra Di Canio e Ferguson, risale al 2000: “mi chiamò due volte di fila nelle vacanze natalizie e credevo si trattasse di un mio amico, dunque imprecai al telefono“, racconta l’italiano. “Mi disse: no Paolo, sono Alex. Io dissi, Alex chi? Sei tu? Credendo ancora fosse un mio amico e imprecai di nuovo“. Il Manchester United cercava in quel momento un uomo di esperienza e al tempo stesso di grande qualità: “è incredibile pensare che lui volesse me, specialmente se si considera che avevo 31 anni, per giocare dietro le punte. Bisognava sostituire Teddy Sheringham che ne aveva quasi 40 ed era pronto a ritirarsi. Ho pensato fosse matto a volermi. Ho pensato a uno scherzo“. Poi, come la storia ci racconta, non se ne fece nulla e l’accordo non fu raggiunto per l’attaccamento e la massima fedeltà del calciatore italiano al suo amato West Ham. “E’ stato un momento fantastico, che mi ha dato moltissima energia perché era un manager importante e in quel momento capisci di essere un top player“. Un velo di amarezza, riscontrabile nelle parole di Di Canio,  al pensiero di non poter mai più sfidare,  nel ruolo di allenatore, il suo manager preferito; amarezza che si trasforma però in dolce soddisfazione per esser stato uno dei pallini di Ferguson: “So che nel suo libro ha raccontato di aver avuto tre grandi rimpianti e uno di questi fu non aver acquistato Paolo Di Canio. Mi rese orgoglioso“. Un capitolo che si chiude, dopo ben 27 lunghi anni, e uno nuovo pronto a iniziare, sempre con uno scozzese, sempre sulla panchina del Manchester United: “David Moyes ha meritato di raggiungere questi livelli. A mio parere è l’uomo giusto. Ha fatto un lavoro incredibile negli ultimi 12 anni all’Everton. Ha una sua filosofia e non spende troppi soldi per costruire la squadra. Gli auguro buona fortuna – conclude Di Canio – è un incarico difficile, ma viviamo per questo genere sfide“. Al di là dell’aneddoto, simpatico e vero (anche in altre occasioni, oltre alla telefonata e al libro, Ferguson ha manifestato apprezzamento per Di Canio), e dell’impossibilità di buttarla in politica (Ferguson è laburista), ci viene solo in mente che in Italia la percezione che abbiamo di Di Canio è solo quella del grande personaggio, mentre in Inghilterra quasi tutti gli addetti ai lavori ne hanno parlato come di un grande calciatore. A livello Zola-Vialli, come minimo. E  anche come manager la strada è quella giusta.

Marco Guerrera, da Manchester

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