La teoria di Sibilia

16 Ottobre 2012 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal borgo dipinto di Arcumeggia, nel varesotto, perché dalla via affrescata dagli allievi dell’accademia milanese di Brera senti il profumo della ruggine nel meccanismo Emporio Armani e il rumore delle ossa sacrificate dai giocatori della Cimberio per mantenere la loro imbattibilità nella stagione, un premio all’idea che si sono fatti venire in mente  sotto il Sacro Monte per andare avanti in questa foresta dove pigola la Lega che si sta facendo scoppiare in faccia i contratti televisivi. Arcumeggia piuttosto che i Navigli per andare dietro all’idea di Giuliano Pavone e Lucia Ingrosso che presenteranno in via Torino il loro libro sulle 101 cose da vedere in Lombardia, per ricordare agli autori che ci sono anche cose da non andare mai a vedere: il Palalido sventrato, la nuova Arena di re Giorgio Armani che, purtroppo, non verrà dedicata a Cesare Rubini perché ai tipi non piace la storia passata della società con 25 scudetti, ma i tipi hanno trovato chi li appoggerà comunque, come leggete spesso dal pulciaiolo di questa rubrica, uno smemorato a cui farebbe bene un capitolo sulle cose da non vedere mai: tipo Milano, la ricca Armani diventata Emporio per idee che non crescono mai visto che hanno voluto seminare dove c’è soltanto ruggine e polvere di ossa, che le prende  ad Avellino, una batosta da una squadra in fibrillazione dove il solito circolo che un tempo voleva fare fuori Boniciolli, poi vincitore di una clamorosa coppa Italia, stava già preparando il carro per portare Valli fuori dall’Irpinia seguendo il concetto che usava il boss Sibilia ai tempi in cui imperava sul calcio: gli allenatori che sono come i medici, non ti fanno morire, ma non ti curano mai, è meglio mandarli a casa.

Chissà se il tenente colonnello Proli ha incontrato i fedelissimi di Sibilia dopo il sacco di Avellino nel lunedì delle ceneri per Milano, per il basket a tribune  desolatamente vuote, per sapere se anche Scariolo va messo in quella categoria. Ma no. Guardate i record di don Sergio. Basterà avere pazienza, ma, per favore, in attesa di urlare al mondo “visto come siamo bravi, visto che non spendiamo i soldi a pene di segugio, abbiamo persino rinforzato il pensatoio in salsa gel, siamo i primi con le sedie regali a bordo campo dove aspettiamo i Nicholson dell’Olona, siamo una forza, una potenza perché prendiamo  a calci il passato e chi lo rappresenta, calci?, un posto a prezzo privilegiato è prendere a calci?, vedi come ragionano, siamo i migliori perché con Armani si può essere soltanto i più bravi perché lui non tollererebbe la mediocrità”, aspettate a fare proclami dopo le corse vere che non sono quelle contro quello che resta di Caserta, né contro l’Efes avvelenata da ex NBA da smercio della Bovisa. Ci vuole pazienza e questo è giusto. Ma attenti a prendere in giro chi era abituato a valutare le cose per come stavano davvero: se hai squadra, anima, non è che l’ultimo arrivato, tipo Basile, un grandissimo, può ricordarti, tutte le volte, che c’è una mancanza di mentalità preoccupante. Niente paura. Si discute a febbraio, per adesso prendere quello che passa la conventicola dell’allenamento segreto, sedute misteriose dove non sono ancora arrivati al capitolo rimessa in gioco, limitazione delle palle perse, raddoppio delle palle quando le cose vanno male davvero. Sul doppione Langford-Hairston ci aveva pensato Malik, servendo il compagno, ma ad Avellino i due hanno girato per piste diverse. Oh, che superio spigoloso, farla lunga per una sconfitta in campionato, al lunedì, poi, quando resettare, come dice Scariolo, è così difficile. Ci vuole tempo per inserire i nuovi, 3 su 12, allora cosa dovrebbero dire Trinchieri e Banchi che hanno rivoluzionato molto di più? Ma chi se ne fotte dice l’abbronzato pensatoio milanese, fatti loro. Già.

L’unico dato che lega le tre italiane di eurolega è che hanno perduto tutte in campionato. Per la verità Siena e Cantù hanno fatto il bis di cicuta al sapore di cioccolato e di mirto. Certo che anche loro hanno problemi. Nel Cantuki avevano paura che la squadra s’ingolfasse per una sovraesposizione alle battute sagge del conducator e Leunen il semplice gli è andato in corto proprio a Sassari insieme a Smith che era il più a rischio scoppiatura mentale per un inizio stagione molto difficile e non parliamo di muscoli o tecnica. Per quanto riguarda Siena siamo ancora alle considerazioni della supercoppa, anche se vedi bene che prima di abbattersi, di cedere a chi, nella squadra, non ha proprio capito dove è stato  adottato, c’è ribellione quasi di gruppo. Tutti remano dalla stessa parte, non hanno le facce Armani di Avellino,  anche perché perdere a Varese ci può stare, così come cadere a Sassari mentre gli arbitri prendono lucciole  e poi urlano di avere in mano lanterne, ma di sicuro su questa squadra che difende il titolo, non avendo molto di quella che lo ha vinto sul serio, bisognerà intervenire prima del famoso mese di dicembre come dice il Minucci che intanto fa il torero con Proli su questo ricorso di Milano ai giudici parlandoci di stile dopo quel playoff satanico con le trombette del diavolo infilate sotto la giacca dello Scariolo  che al rientro dall’esilio dorato e pieno di successi aveva scoperto una cambusa con troppa roba rancida conservata per  le partite che contavano.

Critiche per non parlare mai bene di nessuno? Cara gente se andate a vedere dopo certe interviste con incenso, dopo aver visto cadere chi sembrava invincibile solo per una foto in più sul patinato, dopo anni di collegamenti negativi ai tempi del defunto Superbasket che non fa venire il rimorso a nessuno perché qui c’è ruggine, ci sono ossa da spezzare come diceva quel sindaco alla giovane cronista che anticipava la fine del regno di certe logge lombarde, dentro e fuori la città, insomma dopo il miele si arriva subito alla prova della verità con mutanda imbrattata e non da crema pasticciera. Avevamo fatto appena in tempo a chiedere su Luca Vitali al Caja che era convinto di rivalutarlo persino per Azzurra ed ecco Artiglio dichiarare che il problema è il recupero del “genio“ incompreso fra Roma, Milano e Bologna, non proprio periferia dell’Impero dei re Travicelli della Lega.

Ora volete un canto glorioso per Varese, Sassari, Bologna virtussina e virtuosa nel bilancio, come del resto i bosini di Vescovi, mentre sui sardi, adesso, tutti fanno finta di sapere che girano soldi a pioggia anche se non può essere vero, ma non è il caso: vale il Vitucci pensiero sull’imbattibilità che non vuol dire essere imbattibili, vale la saggezza del Meo Sacchetti che conosce bene tutti i polli di questo giardino incolto, dove manca il seme dell’idea brillante, Finelli sembra del parere del Sabatini geniale che dopo Ancona ha colpito con un fiore i ragazzi in festa: “ Certe partite si chiudono prima”. Pagelle prima che il sugo si freddi nel borgo dipinto.

10 Ad Arturo KENNEY che continua a portare in laghi pescosi gli amici milanesi che non lo dimenticheranno mai, conforto per la sua solitudine adesso che è quasi in pensione e che usano il suo caschetto rosso per farci piangere sul Palalido sventrato. Se torna in Italia lo faccia sapere, gli compreremo un biglietto per vedere l’Olimpia e senza sconti.

9 A CROSARIOL, un tipo alla Vitali, che vorrebbe farci pentire con questi 9 su 9, questi partitoni per la gloria di Pesaro che lo portano nella storia insieme a campioni come Villalta, Magnifico, Mian, Pittis, De Pol, Rocca nell’elenco dorato dove c’è lo Stefano Rusconi che lo ricorda molto da vicino, gloria e splendori da  mister Royal, ma anche umili servitori come il Busca di Napoli e il Sambugaro livornese. Ci faccia star male ancora, ma ricordiamo a tutti e alla cara Elisabetta che il tipo non è nuovo a fioriture da estate indiana e poi a gelide primavere.

8 All’ATRIPALDI che se la cava sempre trovando i giocatori che possono aiutare Biella anche nella stagione della crisi e degli abbandoni. Certo di lui si parla bene solo ogni tanto, per il resto ci si domanda se Biella potrà salvarsi anche stavolta che ha trovato  il Robinson per Venerdì Cancellieri.

7 Al POLONARA che sembra davvero così diverso da come lo  descrivevano i soloni Azzurri per farci capire che non era poi una rinuncia così grave lasciarlo fuori: nella partita contro Siena dove tira davvero male il tipo recupera 10 rimbalzi, fa 3 stoppate, maschera il braccio freddo con il cuore ed è questo che fa la differenza cari allenatori che amate gli allenamenti perfetti, ma non capite il fuoco delle partite.

6 Al GADDEFORS virtussino svezzato da Vitucci ad Avellino e, prima ancora, da Giordano Consolini ella cantera del Sabba, perché una Federazione saggia, un movimento emancipato si renderebbe conto che lavorare su talenti fisici, su ragazzi con la testa giusta è più importante che cercare di far togliere il pannolone, la calzamaglia all’italianuzzo che cerca raccomandazioni via agente.

5 meno meno alla BOLOGNA città del basket ched mentre si rivitalizza per la Virtus vera non fa una piega davanti alla trsite asta dove sono stati messi in vendita i trofei della Fortitudo di Giorgio Seragnoli. Che non si chiede perché l’asta per il palaDozza vada deserta. Questi sono argomenti che dovrebbero impegnare tutti, dal sindacco alla giunta, dai tifosi veri, da quelli che non hanno mai pensato di fare come quel miliardario tedesco che un giorno ha comperato un grande giocatore per la sua squadra del cuore, senza neppure chiedere la tessera omaggio.

4 Alla AVELLINO senza pazienza che, pur sapendo che la Sidigas affidata a Giorgio Valli era una squadra dimezzata,ha preparato il sacco del tecnico modenese fuori dal palazzo nella speranza che Scariolo lo facesse a pezzi. Milano è buona, ha progetti per giovani e per società in crisi molto più solidi che per il suo multimilionario squadrone.

3 Ad Alessandro GENTILE che è riuscito ad irritare Sandro Gamba per la partitaccia di Avellino, per questo apparire e sparire nella stessa partita. Non ha senso vedere crescere dei piccoli Balotelli anche nel basket.  Allenamenti, vita sana, consigli soltanto da chi lo dirige e non da chi vorrebbe dirigerlo. Poi con questa storia del recupero “miracoloso” dopo l’operazione alla spalla si fa soltanto confusione. Sarà anche recuperato, ma nel meccanismo di rilascio della palla non si vede tanto.

2 Al BARGNANI che ogni tanto manda messaggi per far capire che lui ad Azzurra ci tiene e che se si è fermato è stato soltanto perchè ne aveva un gran bisogno. Eh no. Care volpi che cercate uva mediatica. Ci sarà tempo per dimostrare che dite il vero. Adesso tacere e via e questo vale anche per certi ragazzi d’oro di casa che pensano di aver saltato la leva militare e di averla fatta franca.

1 Alla RAI che nel giorno in cui c’è da scegliere fra la Varese imbattuta contro i campioni di Siena e l’Avellino in crisi contro la Milano delle meraviglie contro Caserta e delle quasi meraviglie contro l’Efes, punta sulla partita che sembrava scontata. Voto basso anche se hanno avuto fortuna mostrando al mondo la luna Armani dalla parte dove non c’è altro che polvere di stelle.

0 Alla LEGA per il suo pasticciaccio televisivo, per aver accettato questi arbitri a sorteggio scoprendo, dopo tre giornate, che quando farà caldo avremo ben altre porte sbattute  e gente presa a sputi. Ad una organizazione che nel tempo della crisi non si è resa conto che in troppi avrebbero avuto bisogno di una stagione senza retrocessioni per risparmiare davvero e  permettere agli allenatori di fingere un coraggio che hanno davvero in pochi. Al sistema informativo che s’impalla troppo spesso e che invece dovrebbe funzionare  al massimo accorgendosi subito che la povertà Rai non permette un bordocampista regalando una “ spia” volontaria per i telecronisti, perché altrimenti tutti sbavano nel ricordo SKY, persino a “LA7” ci hanno pensato, loro che il basket lo hanno preso a calci pur sapendo che si gioca soltanto con le mani.

Oscar Eleni, 16 ottobre 2012

Share this article