Armani in nero

4 Ottobre 2012 di Oscar Eleni

Oscar Eleni mentre fa avanti e indietro davanti all’ospedale bolognese dove  hanno operato il Papa in sofferenza per una Fortitudo fallimentare, il genio che un basket rancido non potrebbe mai capire, soprattutto adesso che anche Gherardini passa il tempo a chiarire le idee e le partite al Renzi  presidente della Lega che ancora non è capace di fornire cifre gara che possano permetterci di leggere meglio le partite segnalando i massimi vantaggi, i cambiamenti alla guida della partita, che lascia servire agli associati fogli gara difficili da decifrare anche per chi ha dieci decimi, furente per una degenza che si allunga perché il cuore va sempre controllato due volte, lontano dagli echi del Palazzo di Casalecchio dove Sabatini e Faraoni fanno festa per aver vinto la scommessa della crisi con  il coraggio. Loro, per primi, avevano capito che dando la scuola basket a Consolini avrebbero poi potuto attingere alla fonte e così avviene in questo anno dove una Virtus davvero competitiva farebbe comodo a tutti, ma dove ci godiamo questa squadra in nero, sapendo che non abbiamo ancora visto tutto, aspettiamo il tempo dei Fontecchio, del giovane Vitali, nella speranza che il consorzio trovi fondi per aggiungere una pedina in più e allora ci divertiremo a vedere la faccia delle grandi favorite.

Torniamo a voi con brevi note perché le giornate spezzatino, prima e seconda, hanno  visto in campo due volte le favorite Siena e Milano, una la Cantù entrata in eurolega alla grande con una supercoppa da lucidare in più. Giorni neri per re Giorgio Armani, neri come  le sue magliette sfoggiate in questa estate indiana al Forum, perchè in pochi giorni ha scoperto che il sole non scalda come pensava lui: prima Lady Gaga che, dicono gli esperti di moda e non di sport, lo fa infuriare parlando troppo di Donatella Versace, poi la caduta a faccia in giù sul crescentone virtussino, contro i bambini d’oro di Finelli e il grande caribù Rocca, infine la minaccia di querela di Siena, degli ex arbitri D’Este e Colucci e dell’effettivo ancora sul campo Pozzana per eventuali calunnie nell’esposto contro il basket rancido. Adesso ci manca che Doc Rivers, allenatore dei Boston Celtics, arrivando venerdì notte a Milano, decida di andare a fare shopping da Dolce e Gabbana.

Cosa dire del flop Emporio a Bologna? Non siamo sopresi perché  se t’imbrodi per aver strapazzato quello che resta di Caserta allora vuol dire che sei insicuro. Il campo lo ha dimostrato. La gestione della partita ci ha lasciato perplessi, come sempre con il don Sergio d’inizio stagione, quello che toglie chi gioca bene e gioca d’azzardo su altre facce, perché Chiotti meritava di andare in campo, perché con questo Alessandro Gentile sarà il caso di passare al sistema dove il vero ballo avviene sulle tavole dei campi di allenamento e di gioco e non quelli dove la Gazza degli orgasmi ha troppe gole profonde che poi ingigantiscono tutto. Perdere contro un’avversaria che manca 7 tiri liberi, che ha in Minard, il più atteso e pagato, una palla al piede e nell’azzurro Poeta un regista confuso che fa 2 su 8 al tiro, sembra grave. Forse non lo è come dice l’espertissimo Proli convinto che sarebbe  grave se questo accadesso in primavera, ma adesso no. Giù il cappello davanti a tanta competenza, al giusto intervento per tenere buono il gruppo e anche quello dei fedelissimi che ancora non hanno digerito l’aumento dei costi per abbonarsi, per dare una spinta alla voglia dei milanesi testardi che ancora non hanno sposato la causa armaniana, una fase di rifelessione domandandosi perché la gente non lo capisce soprattutto quando si fa venire l’orticaria pensando al passato (esiste, lo dice la carta intestata), negando ai pochi reduci il piacere e l’orogoglio di essere ricordati con rispetto dalla casa madre madre dove la Nike ha  fatto riapparire le famose scarpette rosse, anche se tre superpagati rifiutano di indossarle per contratti precedenti con altre case costruttrici di babbucce per volare. Non è sarà bello anche se pitturassero di rosso  i loro tappeti. Certo che Milano andrà più in alto, ma attenzione a cosa dice il Baso dopo Bologna: “Troppo egosimo”. Ecco. Il dualismo Hairston-Langford potrebbe diventare  tossico e a Melli ricordiamo che non basta una partita per andare in giro come John Wayne.

Le altre candidate al titolo. Siena, che ora  vede da vicino i duelli televisivi dove Obama sembra peccare nella difesa contro il tipo che disprezza i poveri, aveva bisogno di stare in ritiro per lavorare sul serio e  capire se le scelte estive sono tutte buone. Per noi non lo sono. A Reggio Emilia hanno sofferto come l’Armani a Casalecchio. Hanno vinto porchè la neopromossa ha meno spessore della Virtus dei ragazzi d’oro dove questo Imbrò ha la stessa faccia e, più o meno la stessa età, del Nandokan casertano ai tempi di Tanjevic.

Cantù appare la più bella e chimicamente la meglio assorita e non perché si allena da poco insieme come dicono quelli che temono l’over imposto dal Custer Buazzelli Trinchieri. Per ora va tutto bene, anche se  il test contro Venezia non è stato  importante perché la Reyer era una squadra polveriera, proprio adesso che aspettavamo il salto di qualità come i quasi 4000 abbonati che riempiranno il Taliercio dopo la prima per il saluto al Palaverde che intanto ha licenziato i custodi, figurarsi se non pagavano i più deboli la crisi dei colossi. Ora arriva Bulleri, ma viste certe cose al Pianella sarà meglio sfoltire e poi questo Williams che viene a svernare deve essere messo subito sulla bilancia e poi, magari sull’aereo: con i mercenari non si fanno grandi squadre. Deve esserci sempre la fame e lo stupore, se c’è soltanto presunzione saranno liti fino alla fine e molte delusioni.

Appello per chi può: Di Giuliomaria cerca una squadra e un lavoro. Meriterebbe di essere ascoltato. Mancinelli, capitano di Azzurra, cerca una squadra vera, seria, ma bisogna dire che il suo vivere da giapponese anti Virtus in una città che non ha più la vera antagonista fa tenerezza, basta che non sia soltanto una commedia.

E’uscito il secondo libro di Gianni Corsolini, un lavoro fatto con il poeta Figliolia, ha un bel titolo inventato dal figlio Luca, andrebbe letto e aspirato come si fa quando hai bisogno di sentirti ancora in armonia con la tua vita. Comprare e leggere Torta di riso e stuzzichini vari. Gianni giura che questo ha dentro più cose rispetto al primo. Gli crediamo, ma se non fosse così chissenefrega, l’importante è che racconti alla sua maniera. Sempre. Per sempre.

Oscar Eleni, 4 ottobre 2012

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