Calcio

La sobria ossessione di Prandelli

Anna Laura 02/07/2012

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Non si può dire che sia andata male, 0-4  con la Spagna ci poteva stare. I motivi risiedono in peculiarità incomprese ma chiarissime che hanno  ingannato un sacco di gente, che si è pippata l’afa delle piazze dei maxischermi, pronti a saltare sul carro dei festeggiamenti, per dire “io c’ero..”, per avere la medaglia del ricordo da mostrare quest’estate in spiaggia. Non potevamo e non abbiamo potuto, o per dirla come il tam-tam romanista di due anni fa: “Nun succede, ma se succede…” . Be’, anche questa volta “nun è successo”. Parto dal tecnico: ma avete mai veramente ascoltato ciò che dice? Ne avete analizzato i predicati verbali? Avete  mai veramente disboscato le formulette dialettiche e ascoltato la sostanza? No, non credo lo abbiate fatto, altrimenti non avreste seguito la partita con la speranza di potercela fare. Prandelli  si propone come una persona sobria e seria, con la necessità di comunicare valori, con la necessità di portare la “socialità” dentro lo spogliatoio. Che significa? Significa che una partita di pallone non è solo una partita di pallone, è uno scontro totale. Non è solo la tua abilità di calciatore a essere in gioco, ma tutto te stesso. Un Mourinho al contrario! Lo si coglie nelle dichiarazioni pre-partita, dove si accusava il calendario, dove si brandiva già la spada della fatica. Aveva fornito un alibi a sè stesso e ai giocatori. Alibi preventivo. Naturalmente questo gli ha permesso di presentare in campo una formazione “stanca” e giocatori improponibili, come Marchisio, Montolivo e Chiellini. Il primo, godendo di stampa amica, ha toccato 2,8 palloni in 90 minuti ma non è stato sostituito! Il secondo ha mostrato le caratteristiche che Prandelli ama di più: “Vorrei ma non posso”. Il terzo, Chiellini, ha mostrato che il prestigio personale conta più della vittoria di squadra. Chiellini con le dichiarazioni a favore dei terremotati, che stonavano appunto perchè erano solo dichiarazioni mediatiche, sapeva di non essere al meglio, ma ha detto che lo era. Ecco una peculiarità!  Il mentire a sè stessi! Prandelli ama queste persone, avendo avuto un passato da calciatore in uno sport che gli ha dato tutto o quasi nella vita. Sapendo di non meritarselo, ha sviluppato il culto del lavoro come ossessione. E le ossessioni non pagano. Sono adulteranti dei criteri di scelta! Ha scelto quindi come ha sempre fatto, e ottenuto quello che ha sempre ottenuto. L’implicito è adesso la celebrazione del secondo posto! Come a Messico 70! Come Valcareggi che schierò Mazzola e non Rivera. Sono peculiarità che hanno radici nel nostro passato e che auspicano la fortuna come componente chiave per la vittoria. Ha no chiaro i Prandelli di tutto il mondo che la fortuna è la componente più importante , ma invece di adorarla, e basta, preparano alibi come la stanchezza. E la fortuna, qualsiasi cosa sia, non ha bisogno di alibi.

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