Applaudite il cane

9 Luglio 2012 di Oscar Eleni

Oscar Eleni nel supplizio barbaro di non sapere  da che parte stare per piangere sull’estate che non sta finendo: appuntamento cinese a Shangai per convincere una delle 36 milionarie cinesi  alla ricerca del marito se non sarebbe meglio sposare una squadra intera, magari di basket, magari italiana; poi abbiamo dovuto correre a baciare la bara di Ernest Borgnine, figlio di un piemontese e di una emiliana vera dei tempi in cui il nero dei nuovi gialli del Lorenzaccio non avevano ancora aperto il vaso dove c’è la brutta Bologna di oggi, il sergente crudele che soffocava Sinatra in Da qui all’eternità, l’Oscar con la vita di un timido, l’uomo che, come Woody Allen, considerava la masturbazione un momento d’initimità capace di dare anche la longevità e su questo, visto che è morto a 95 anni abbiamo aperto un’indagine e un dibattito; poi ci siamo fatti conquistare dalle Nozze di Figaro in scena ad Aix en Provence perché fra grandi artisti,in un lavoro eccellente, il più applaudito è stato il cane capace di abbiare a tempo nel capolavoro mozartiano.

Perché l’ultima tappa è stata la Provenza con il cane da applaudire? Per un sesto senso, perché vorremmo tanto che la Nazionale che verrà presentata a Milano possa avere tanti applausi proprio perché più dei tenori dovrebbe far  giocare a tempo tanti cagnoloni che, al momento, non ci danno troppe garanzie perché siamo sempre senza regista e senza centri, perché, come la Regina quando finse di farsi operare per non fare baronetto Mick Jagger, siamo davvero preoccupati per questa Azzurra a cui si rinuncia così tanto facilmente, così volentieri e dove si precettano con sadismo due oriundi, sapendo già che il sacrificatop sarà Viggiano, come sempre, come è accaduto anche nei giorni infausti di Maestranzi.

Perché la Cina? Beh con la crisi che attraversiamo perché  non stuzzicare nella zitella arricchita la passione per diventare madre di 10-12 bamboccioni capaci di tirare un palla nel cesto. Sulla ricetta Borgnine lasciamo perdere, perché se fosse davvero così avremmo tanti dirigenti, tanti pseudo giocatori, tanti allenatori che potrebbero tranqauillamente arrivare oltre i cento anni di presunta solitudine dove oggi vive il povero Gabo Marquez senza memoria. Domande su carta intestata del Rinco Sur, ospizio per reduci estremamente pericolosi, per chi non ci risponderà mai con delicatezza, perché  siamo nella fase dove se critichi sei un disfattista, se non vedi la grandezza sei solo invidioso,  se non ti metti in ginocchio al passaggio dei re ‘omaggi’ puoi chiamarti fuori come capita a tanti allenatori bravi costretti ad emigrare. Dai conta su o perfido grupparolo di cani che abbaiano a tempo come direbbe il Pellacani che ogni tanto riappare per aprire il dibattito sulla perfidia dell’ironia in mano a chi la usa come un lacrimogeno.

  1. Mi sapreste spiegare perché un basket tormentato dalla mancanza di giocatori italiani lascia fuori dai sedici convocati per la Nazionale il Polonara votato come miglior giovane del campionato? Non gli facevano bene altri giorni di allenamento ad alto livello? Pazienza se l’allenatore non lo vede, poi poteva tornarsene a casa avendo studiato un po’ di più. Ma forse non sappiamo tutto. Sai, i ragazzi, i talenti, vivono di luce riflessa dai loro agenti, o, magari, anche lui ha trovato un chirurgo che sollecita interventi come nel caso di Gentile che perlomeno potrà fare convalescenza tranquillo sotto la chioccia Basile.
  2. Siamo contenti di vedere Meneghin impegnato in ogni borgo dove giocano rappresentative azzurre, ma è stato davvero doloroso vederlo assente dalle finali scudetto perché ci è venuto il magone guardando le facce dei probabili sostituti in campagna elettorale che solo il Petrucci può affumicare come si fa nei pollai dove  tutti cantano in maniera stonata e alle ore sbagliate.
  3. Dante Gurioli, uno che al basket ha dato davvero arte, ironia, competenza, annuncia che la sua squadra di Rho non si iscriverà al prossimo campionato. Dolore generale. Tutti sanno che in quella contrada imparavi a vivere e a giocare, magari solo per serie minori, ma era basket con dentro qualcosa. Naturalmente l’amarezza del mondo che girava intorno al Canaglia è un fatto circoscritto al territorio, almeno così sembra. Perché era Lombardia, era storia, ma era anche un esempio di tante società tenute in piedi dalla passione genuina, tutte taglieggiate da una federazione che  si gira dall’altra parte davanti a quelle bandiere bianche, insensibile a tutto come lo era quando multava i berci di quattro spettatori quattro con minor durezza di quella usata verso i potenti che nei loro palazzi fanno entrare di tutto e non soltanto le trombe della malizia. Sui bilanci poveri le multe hanno pesato tanto e in tanti hanno chiuso.
  4. A proposito di chiusure non sembra davvero un successo sapere che Como, accidenti una delle società faro del settore femminile, si è chiamata fuori, che Sesto, accidenti una delle grandi nella storia cestistica con il marchio GEAS, ha problemi così grandi da dover cercare aiuto  più in alto, con la speranza che Armani, avendo fatto 50 miloni e passa di buoni sopravvivenza per l’Olimpia, si commuova  e possa  fare un polo sanitario che serva a tutti anche nella femminile. Di solito sono i governi che intervengono, ma qui, i governi tassano, multano e si preoccupano del loro  tornaconto, per il resto che si fottano.
  5. Nelle ultime qualificazioni olimpiche ha lasciato il suo cimiero sul campo la Grecia che pure ha avuto l’Olympiakos campione d’Europa, il Pana in semifinale, le nazionali quasi sempre al vertice. Che aveva i tanto decantati Fotsis e Bourousis. Qualcuno saprebbe spiegare cosa è accaduto sotto l’Acropoli? Colpa della crisi? Ma non raccontate bugie, direbbe l’Ivkovic che ha salutato i rossi del Pireo per scegliersi una vita diversa.
  6. La Nigeria, allenata dal cristiano  Calipari, ha fatto fuori la Repubblica Dominicana e  sì è qualificata per Londra nella smazzata dolorosa per le Americhe, nel torneo che ha promosso i soliti lituani peccatori che sanno pentirsi al momento giusto, la Russia di Blatt e appunto la squadra africana che vive ben lontano dalle stragi dove in questo momento vengono messi al rogo proprio i cristiani. Lo sport al di sopra di tutto?
  7. La campagna acquisti dell’Emporio Armani ci fa capire che sugli errori si impara e adesso i tanti tifosi Olimpia che dal 1966 sono in gramaglie dovrebbero essere pronti a raccogliere il frutto dell’ultima vendemmia dove l’acquisto di Basile, del falso vecchio trentasettenne di Ruvo, fa comprendere che nella scelta dei giocatori è stata privilegiata la componente strapallica. Ora aspettiamo le contromosse di Siena in attesa di capire se il McCalebb, protagonista sfortunato della qualificazione olimpica con la Macedonia, resterà in contrada o cercherà gloria e quattrini altrove. Chiaro che partendo dal turbo di Bo-Bolt non metteremmo mai Siena fuori dal gioco scudetto, mentre se ci saranno altre scelte allora facciamo fatica a vedere avversari veri per Milano anche perché Cantù è in un mare troppo calmo per farci credere che non possa arrivare lo tsunami delle incompresioni interne per manifesta gelosia. Sulle altre, partendo dalla Virtus entrata in fondazione, non andremmo oltre le semifinali assicurate. Certo Venezia sta prendendo gente tosta, ma non sa ancora quale sarà il suo vero campo o campiello.
  8. Poca partecipazione allo sforzo serio, bellissimo, della Treviso che ama davvero il basket, rappresentata dalla lettera ai proci del sistema del Vazzoler che soltanto per questo meriterebbe di non trovare ostacoli. Il volgo crudele, andando dietro al governatore del Veneto, svegliatosi un po’ tardi per tirare in ballo la crudeltà del sistema romano ben noto  a chi imparò la lezione così in fretta anche se vestiva di verde, accusa tutti, se la prende con chi ha dato così tanto senza avere quasi niente e adesso saluta la brigata chiedendo di tenersi almeno i bicchieri nuovi, si scatena contro presunte congiure che Pittis esclude perché, almeno così dice lui e non abbiamo motivo per dubitare, Milano e Siena, le due più accanite per avere un campionato a 16 squadre, si sono sempre mostrate amiche del nuovo progetto dopo la rinuncia di casa Benetton. I legali del Coni e del futuro presidente Petrucci sembrano negare la possibilità di affiliazione dopo aver letto il regolamento, ma qui, cara gente, cara Lega che stai assisa in Bologna sotto il verde melograno, bisogna andare ben oltre.
  9. Vista e approvata con riserva la foto della squadra statunitense per le Olimpiadi. Riserva dovuta al fatto che si gioca sempre con un pallone solo e che per soddisfare l’ego dei tanti campionissimi il famoso coach  Chei, o Krzyzewski se  avete più pazienza, dovrà passare le acque in tutte le terme dell’Europa per capire che non basterà l’oro: dovranno farci credere che il basket è ancora uno sport di squadra.
  10. Ultima domanda per Colangelo, il manager del super dream team USA che soltanto la Spagna di Scariolo può sfidare davvero: come potrà vivere il nostro amato Michelino D’Antoni come assistente di un gruppo dove gioca anche il re dei mangiapalloni Carmelo Anthony? Eh sì come mangeranno insieme due separati da subito, Arsenio e il Melo che lo ha spinto fuori dalla panchina dei Knicks due volte: prima quando lo obbligò al sacrificio del Gallo e poi quando la gelosia per Lin e Stoudemire lo fece andare oltre il ponte.  E’ vero che il ruolo dell’allenatore, come quello del’arbitro, assicura una legge del contrappasso nel girone dei masochisti come direbbero anche i giocatori sacrificati all’ego dello schema corna in promozione, ma qui siamo all’esagerazione, a meno che non sia lui l’eventuale capro espiatorio da sacrificare se pesce e patatine di Soho dovessero intossicare la testa di ragazzoni che a prima vista potrebbero vincere l’oro anche se la Fiba inventasse un campo più stretto, anche se gli arbitri obbligassero i ragazzi del finto coro a legarsi una mano dietro la schiena. Una cosa è certa: se D’Antoni vuole guadagnarsi gloria per il futuro faccia almeno un diario perché sapere come si potrà ridurre l’ego di LeBron James e Kobe Bryant, oltre a Melo, come sarà possibile far diventare uno qualunque il Kevin Durant che bastava ed avanzava, far essere squadra i forzati della NBA, ecco questo potrebbe diventare il testo per le generazioni future al momento di prendere i voti ed entrare nel convento degli allenatori scalzi

Oscar Eleni, 9 luglio 2012

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