Veterinari per la ricerca (dei soldi)

10 Maggio 2012 di Stefano Olivari

Veterinari a favore della vivisezione. Sembra realtà romanzesca, ma purtroppo è solo realtà. Qualche giorno fa i presidenti di ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) e SIVAL (Società Italiana Veterinari Animali da Laboratorio, il nostro è il paese delle associazioni) hanno scritto una lettera a Napolitano (non è uno scherzo: proprio il Napolitano vero, quello del governo dei tecnici che detesta il voto anti-politico) di cui diamo il link ma che ci sembra giusto sintetizzare. In pratica Marco Melosi e Massenzio Fornasier si appellano al presidente della Repubblica affinché si adoperi perché il Parlamento italiano non adotti leggi che tutelino gli animali più di quanto già non facciano le direttive dell’Unione Europea. La notizia nella notizia è infatti questa: in almeno una cosa l’Italia rischia di essere all’avanguardia. Non nella ricerca scientifica, pretesto per atrocità nemmeno concepibili ai danni anche di specie che non impietosiscono (viene facile fare i sensibili con i beagle, peraltro anche loro portati in campo di concentramento, ma la percezione del dolore dei topi è uguale), ma nelle future leggi che limitino lo sfruttamento degli animali. Concludendo, per il momento: un appello simile ce lo saremmo aspettati dalle case farmaceutiche, dagli allevatori, dai medici, tutto sommato anche dalla SIVAL (senza cavie addio lavoro, sorvolando sulle motivazioni ultime che portano a svolgere la professione di veterinario), ma dall’associazione che pretende di rappresentare tutti i veterinari proprio no. Ci vorrebbe un Mourinho che gli urlasse ‘Porqué?’ mille volte. Solo che qui il problema non è Busquets che simula, ma che qualcuno pretenda di seviziare esseri viventi senza una legge che ponga limiti anche alla ricerca scientifica.

Stefano Olivari, 10 maggio 2012

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