La superlega della Germania Est

30 Maggio 2012 di Stefano Olivari

Guardando garauno fra Armani e Scavolini ci è venuto in mente un discorso non proprio originale: più le serie si allungano (quarti e semifinali al meglio delle cinque partite, finale delle sette) e più sono favorite le squadre con la panchina lunga. Nel senso proprio di giocatori veri, da minimo 500mila euro a stagione, utilizzati solo per qualche minuto di difesa alla morte (tipo Giachetti su Hackett) o di situazioni speciali. In altre parole, le serie di una volta, al meglio delle tre, consentivano sorprese mentre queste sono facilmente leggibili fin dall’inizio. Con tutto il rispetto per Sassari e per la stessa Pesaro, che tirando il collo ai tre tenori (Hickman, White e Jones) più Hackett può su singola partita battere tutti. Non sappiamo chi vincerà fra Milano e Siena, ma ci sono zero dubbi che saranno loro a giocarsi il titolo quest’anno e anche nei prossimi se il Montepaschi (inteso come banca) non fallirà. Dal monopolio siamo passati al duopolio e per noi tossici, che rientriamo fra i 40mila disperati rilevati dall’Auditel per le partite del sabato pomeriggio su LaSette D, è di sicuro un passo in avanti. Che, come ci ha ricordato l’amico Edoardo proprio al Forum, è simile all’Oberliga Est di hockey su ghiaccio. Una storia curiosa, che magari potrebbe offrire qualche spunto a campionati non solo di basket dove ci sono due corazzate (una no, perché non si può giocare contro sè stessi) e poco altro. In pratica dal 1949 nella allora Germania Est si disputò un campionato di hockey che veniva quasi sempre vinto da due squadre: Dynamo Weisswasser (adesso Lausitzer Fuchse) e dalla metà degli anni Sessanta anche Dynamo (adesso Eisbaren) Berlino. Nel 1970 la federazione, vista la scontatezza imbarazzante di tutte le partite fra le due Dynamo e le altre, prese una decisione che fece epoca: creò un campionato a… due squadre. Una specie di superlega estrema, a due squadre che si incontravano una marea di volte (in certi anni anche con una formula che prevedeva ‘solo’ tre serie al meglio delle cinque partite, senza campionato) nella stagione e con la curiosità di essere stata il parto di un sistema comunista. Domanda: perché, visto che di comunismo stiamo parlando, non si attuò una redistribuzione dei giocatori migliori in una decina di squadre? Risposta: perchè la Dynamo Berlino era la squadra del cuore di Erich Mielke, il capo della Stasi, oltre che la squadra a cui facevano riferimento le varie polizie segrete di uno stato di polizia in senso stretto. A Germania riunificata e a faldoni aperti si sarebbe visto che a un certo punto un abitante su diciassette era collaboratore della Stasi, calcolando anche gli informatori occasionali. E le altre squadre di hockey, tornando a noi? Nella cosiddetta Gruppenliga, a competere per il terzo posto. Non stiamo esaltando i campionati a due squadre (però, parlando di calcio, la Liga spagnola cos’è?), ma va detto che non sono grandi esempi di regolarità nemmeno quelli a diciassette in cui in metà dei club gli stipendi e quindi l’impegno sono un’ipotesi.

Stefano Olivari, 30 maggio 2012

 

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