Ward si vede meglio del disco

26 Aprile 2012 di Stefano Olivari

La vicenda di Joel Ward, il giocatore dei Washington Capitals bersagliato da qualche insulto (dei tifosi avversari, ovviamente) razzista dopo avere segnato un gol decisivo contro i Boston Bruins, ci permette di fare un po’ del solito bar su alcuni temi che ci stanno a cuore dopo avere premesso che lo stesso interessato (genitori di Barbados) ha derubricato l’accaduto a idiozia di pochi.

1. Il tweet di alcuni dementi diventa subito ‘il popolo di Twitter’, mentre Facebook è uno strumento per pedofili e il web nella migliore dei casi viene definito internét, con l’accento sulla seconda ‘e’: il riflesso condizionato della stampa, non solo italiana, è sempre imbarazzante.

2. Molto marketing NHL, basato su un certo machismo bianco (quello NBA è basato sul machismo nero, peraltro: diversamente i promo non sarebbero solo una sequela di schiacciate ed esultanze in your face: l’episodio World Peace-Harden non nasce dal nulla), ha prodotto spettatori totalmente bianchi, al contario di quanto accade nella grandi leghe degli altri sport, dove viene rispettata la composizione etnica rapportata al potenziale di spesa.

3. Il tifoso di hockey ghiaccio è fondamentalmente razzista? Abbiamo visto poche partite NHL dal vivo, ma molte in Italia: da noi la risposta è sì (il grido di molti tifosi milanesi, dall’aspetto tutt’altro che nazista, all’indirizzo del portiere di Varese era ‘Corsi, tu sei, il capo degli ebrei’), risposta forse drogata dal fatto che a parte qualche eccezione l’hockey si gioca in tre valli e basta (di culto un editoriale di David Messina su Palermo che aveva fame di hockey, di culto anche che il re dei valzer dei portieri fosse una ventina di anni fa l’addetto stampa della federazione), in America e altrove non sappiamo. E’ sicuramente vero che, vista la provenienza geografica della maggior parte dei giocatori e il bisogno della mitica ‘cultura’ (in questo senso è un discorso simile a quello che si può fare per il ciclismo), il 99,9% dei giocatori NHL sarà sempre bianco.

4. Parlare apertamente di queste situazioni è il miglior modo per combatterle, ma nello sport prevale sempre un buonismo di facciata del genere ‘NBA cares’ che contrasta con la natura stessa degli esseri umani. Vi siete mai chiesti perché gli sponsor stanno scappando dall’atletica? Poche situazioni circoscritte e ingigantite non autorizzano però a dire che l’hockey su ghiaccio sia peggiore rispetto ad altri contesti: il suo maggiore problema rimane il disco che non si vede e che mai si vedrà.

Stefano Olivari, 26 aprile 2012

 

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