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Zhang o Moratti?

Indiscreto 26/10/2018

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Steven Zhang è diventato il ventunesimo presidente della storia dell’Inter, succedendo a un Erick Thohir che sarà rimpianto solo dai tifosi delle altre squadre e da quegli interisti cripto-juventini, purtroppo non pochi, schiavi del mito del manager fintamente cazzuto modello Arrivabene. In realtà l’indonesiano si porterà a casa una bella plusvalenza ed il merito di avere traghettato l’Inter non verso il baratro ma verso una proprietà solida, almeno per quanto riguarda i suoi affari, come quella cinese. Veniamo al punto, visto che dopo due anni gli Zhang non possono ancora essere pienamente giudicati: al di là della serietà del proprietario, anche nel 2018 un club calcistico è meglio che sia di gente locale?

Nel caso dell’Inter milanese, in subordine lombarda e nella peggiore delle ipotesi italiana. Non perché gli italiani o i milanesi siano più intelligenti o più calcisticamente competenti degli altri, ma perché ogni realtà esercita un controllo sociale sui suoi membri che è quasi sempre più efficace di quello delle leggi. Non è possibile che gli Agnelli trattino la Juventus come  un’azienda qualsiasi (mettiamo una Magneti Marelli, che infatti non ha sede a Torino), così come Berlusconi nemmeno nei momenti peggiori, quelli finali, ha lesinato soldi al Milan (come li abbia recuperati è un’altra storia). E a proposito dei rossoneri, si può dire che loro storia sia piena di presidenti con i soldi, bravi nelle loro attività, ma cacciati a furor di popolo per i motivi più diversi. Franco Sensi quasi si rovinò per la Roma e dubitiamo che Pallotta farebbe la stessa cosa con il patrimonio di famiglia, mentre Massimo Moratti ha speso per l’Inter almeno il quintuplo di quanto incassato dalla cessione. Tanti anche gli esempi di presidenti ‘locali’ che non si sono rovinati, anzi, come De Laurentiis, ma di sicuro tutti sapevano che con il club (o uno dei due) della città non si poteva e non si può scherzare. Perché puoi non vincere, ma non prendere in giro la gente che poi ti prende a sassate mentre è del tutto indifferente a una TAC fissata dopo 9 mesi o una chiesa che si trasforma in moschea.

Il ‘Di qua di là’ non è quindi un testa a testa fra competenze calcistiche, fra l’altro Zhang junior ha probabilmente visto la sua prima partita di calcio quando suo padre ha comprato l’Inter, ma fra modi di vivere il calcio: azienda da gestire bene oppure passione, sia pure a braccetto con interessi personali o politici? Non è che un modo sia meglio dell’altro in senso assoluto, però uno dei due è senz’altro il nostro o per lo meno quello che riteniamo più adeguato ai tempi. Zhang o Moratti?

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