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Zero il folle, l’attualità di Renato
Paolo Morati 21/10/2019
Zero il folle è forse più lucido di tanti altri? Tredici canzoni sono tante per un album di inediti, quello da poco pubblicato da Renato Zero e intitolato appunto Zero il folle, per cui ci siamo accostati all’ascolto con il timore di ‘annoiarci’, sempre convinti che la formula magica resti quella delle otto tracce.
Detto questo, Renato Zero è di fatto uno dei pochissimi in Italia capace di smuovere le masse per davvero. Inizialmente visto male dai benpensanti, con quelle piume, il trucco, la chioma fluente e i costumi attillati, dopo quasi mezzo secolo di carriera ha un repertorio vastissimo fatto di classici immortali, veramente troppi per essere citati.
Le canzoni di Renato Zero sono state di fatto la colonna sonora di più generazioni, capaci di far scattare l’identificazione in persone molto diverse fra di loro. Nella sua carriera ha avuto una popolarità costante e qualche lieve rallentamento, fino allo sdoganamento definitivo con concerti affollatissimi e uno spazio sempre maggiore anche nelle televisioni dove non ha fatto più ‘paura’. Per non parlare di progetti recenti e a tratti incompresi come il precedente Zerovskij.
Abbandonati definitivamente il trucco e i travestimenti più scintillanti, Renato Zero si è affermato come un artista tramandato dai fan diventati ormai genitori ai propri figli per allevare un nuovo esercito di ‘sorcini’ sulle note di Amico. Ecco che questo nuovo disco, registrato a Londra, prodotto da Trevor Horn e con il coinvolgimento di Alan Clark e Phil Palmer dei Dire Straits (bello compatto il sound dell’apertura Mai più da soli), si propone di enunciare la follia di Zero, di qualsiasi genere essa sia (“Ero nato per essere niente, il mio io non piaceva a nessuno” canta nella title track che chiude il disco).
Eppure, come dicevamo in apertura, tredici canzoni sono tante, ancor più in un’epoca dove si vive di skip, per cui alla fine i meno ‘zerofolli’ faranno una inevitabile selezione. Non mancano i lenti standard, dove canta sempre benissimo (Figli tuoi il migliore), sollecitano di più i brani up tempo come la successione La culla è vuota, Un uomo è (invito a mettere in moto il cervello), Tutti sospesi (dove esprime il desiderio di una nuova alba).
In generale Renato Zero non perde la buona abitudine di trasmettere buoni sentimenti e osservazioni sociali cercando l’attualità, ma anche di invitare a cambiare e prendere bene la vita, e osare: in Zero il folle questo ruolo è affidato a La vetrina. Il tutto per una buona oretta di musica che, nella sostanza, aggiunge altri tasselli che solo il tempo potrà decretare memorabili, per un repertorio piacevolmente ingombrante ma con il quale è, inevitabilmente, sempre più difficile confrontarsi.