Zarrella e la voglia di schlager in italiano

23 Ottobre 2019 di Paolo Morati

Giovanni Zarrella

Schlager: alzi la mano chi sa cosa sia, senza smanettare affannosamente su Google. Non abbiamo dubbi che i lettori di Indiscreto abbiano già tutti risposto, essendo preparatissimi su ogni genere e sottogenere musicale compreso fra i quattro punti cardinali. Però nel mondo non ci siamo soltanto noi e quindi bisogna spiegare cos’è lo schlager.

In sintesi, lo schlager è quel genere melodico e romantico, nonché di facile ascolto e senza particolari pretese, principalmente diffuso dal Centro Europa in su e che trova da sempre terreno particolarmente fertile in Germania, così come in altri paesi, con tanto di varianti locali. Non certo una nicchia considerando il successo che i suoi esponenti mietono in patria, dove è l’allegra colonna sonora di feste e raduni.

Tra i nomi ‘schlager’ (in italiano ‘colpo’) che vanno oggi per la maggiore proprio in Germania c’è anche un nostro connazionale, che compare nelle classifiche dei brani più venduti. Il suo nome è Giovanni Zarrella, figlio di emigranti (è nato a Hechingen), personaggio televisivo, ballerino e cantante, fresco di pubblicazione dell’album La vita è bella contenente tra le tracce anche una cover della hit Santamaria degli Oliver Onions (per capirci, i fratelli Guido e Maurizio De Angelis), a suo tempo un grande successo in tutta Europa.

E poiché su Indiscreto amiamo andare oltre le mode e le tendenze imposte dai canali ufficiali abbiamo deciso di approfondire, partendo dall’ascolto di un personaggio sostanzialmente sconosciuto presso i nostri lidi. Con una premessa: difficilmente in un’opera schlager troveremo arrangiamenti particolarmente sofisticati. La formula è semplice: melodia con una base di ritmo in sottofondo (oggi profondamente sintetico), che possa essere ascoltato senza particolare impegno, dando al tutto un tono colorato, di buona compagnia.

Ecco che l’album La vita è bella appare rassicurante, a partire dalla copertina in cui Zarrella sorride radioso, fino ai diversi brani inclusi che trattano nella maggior parte dei casi storie tra due persone, di coppia, e (appunto) di vita bella. Un genere, il suo, scarsamente noto in Italia (nato nella metà del secolo scorso, potrebbe oggi essere definito una sorta di folk neomelodico?), tranne alcune nicchie, ma non per questo da evitare a priori.

E che Zarrella reinterpreta di fatto in una chiave che appare più al passo con i tempi rispetto ad altri esponenti del genere. Insomma, almeno un ascolto lo merita, perlomeno per esprimere un giudizio su un mondo musicale di intrattenimento che esiste e resiste nonostante venga per certi versi snobbato dal pubblico più ‘moderno’. Un pubblico che magari impazzisce quando si imbatte in serate schlager durante le vacanze in Alto Adige, ma che poi una volta tornato a casa asserisce di ascoltare musica ritenuta più presentabile in società.

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