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Calcio

Zaniolo per la Patria

di Stefano Olivari

Pubblicato il 2020-09-08

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Nicolò Zaniolo si è rotto il legamento crociato del ginocchio sinistro durante Olanda-Italia e dopo l’operazione, se tutto andrà bene, potrà tornare in campo in un tempo valutabile fra i 6 e gli 8 mesi. Dopo tutto il tempo perso per il grave infortunio, sempre al crociato ma del ginocchio destro, dello scorso gennaio, un’altra mazzata per un grande talento che secondo molti ha un fisico troppo pesante per avere una carriera tranquilla dal punto di vista medico.

Auguri a Zaniolo e la solita domanda: detto che si sarebbe potuto procurare lo stesso danno durante un normale allenamento con la Roma e che il club avrà l’indennizzo previsto dall’assicurazione con parziale copertura FIFA (comunque basso, se la carriera di Zanolo dovesse essere compromessa, visto che è parametrato solo sull’ingaggio e non sulla perdita di valore), nel mondo di oggi ha ancora senso rischiare gambe e in definitiva carriera per una squadra che nemmeno ti paga, se non in forma indiretta? Nel 2020 le nazionali hanno ancora un senso?

Secondo noi sì, hanno anzi più senso nel mondo di oggi che in quello di ieri. Rimangono le ultime squadre con la maglia relativamente pulita e con giocatori legati, tranne qualche triste caso di naturalizzazione, da un’appartenenza culturale. E a dirla tutta, essere convocati in nazionale o avere giocatori convocati in nazionale conviene a tutti: una sorta di bollino di qualità che a livello giovanile è quasi tutto ma che anche a livello di squadre maggiori ha la sua importanza. Poi ti fai male e può finire tutto, ma questa si chiama sfortuna.

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