Wikipedia meglio dei tromboni

23 Ottobre 2013 di Stefano Olivari

Non ci sono più le belle enciclopedie di una volta, quelle terrificanti mattonate piene di voci scritte in piccolissimo (fra le tante, utilizzavamo per le ricerche scolastiche la Universo, quella con la copertina bordeauxma buona parte della nostra classe alle elementari prediligeva Conoscere: e tutti ci eravamo formati sui Quindicinoi avevamo consumato le pagine sul miglio di Roger Bannister) e ovviamente non aggiornate. Perché non sempre la ricerca era su Canaletto o Tarquinio il Superbo… L’enciclopedia ‘definitiva’, insomma, status symbol dell’Italia di Raccontami che qualcuno di noi ha sfiorato e che porta a guardare i libri con un feticismo meritevole di una categoria a parte su You Porn (leggerli mai, comunque). Quanti ‘Hanno la Treccani…’, riferiti ad altre famiglie con un misto di ammirazione e invidia… Oggi invece non esiste alcun bambino che non utilizzi Wikipedia, anche se vediamo infelici che vanno a scuola trascinando un trolley, per non parlare di adulti che fondano il loro sapere sugli scritti di sconosciuti, sottoposti a tante verifiche incrociate e a filtri (il meccanismo di Wikipedia è molto interessante, anche se a volte qualcosa scappa nonostante le voci controverse siano ben presidiate) ma pur sempre sconosciuti senza alcun obbligo nei confronti dei lettori (non paghi, cosa pretendi?). Per questo la notizia dell’eliminazione di oltre 200 di questi collaboratori, data dal direttore esecutivo Sue Gardner, riguarda tutti noi che compulsivamente verifichiamo ogni dato e ogni riferimento con questa meravigliosa enciclopedia online trattata con sufficienza prima di tutto dai giornalisti che la saccheggiano (quando un personaggio noto muore vicino all’orario di chiusura delle pagine dei quotidiani questa affermazione diventa più chiara). In altre parole, possiamo ancora credere a Wikipedia? Per quanto riguarda informazioni ad alto tasso di oggettivabilità (in particolare per le date) sicuramente sì. Per quanto riguarda il resto, è incredibile che solo adesso ci si accorga dell’esistenza di agenzie di comunicazione che curano (a pagamento) le voci di interesse di un’azienda o di un personaggio, magari anche screditando i rivali, usando notizie vere o semi-vere ma dosando bene la loro collocazione e soprattutto le omissioni. E’ una cosa un po’ diversa dal curare i profili Facebook e Twitter, perché nessuno sano di mente può pensare che Obama o il Papa passino la giornata a twittare. Per questo quella di Jimmy Wales rimane una bellissima utopia, nella sua forma pura, ed in futuro è destinata ad essere affiancata da concorrenti pay (poco ma pay, al di là del fatto che spesso abbiamo fatto microdonazioni a Wikipedia): ce ne sono già tanti, per citarne uno italiano citiamo l’Encyclomedia diretta da Umberto Eco, che più che sulla quantità delle voci punta sulla sistematizzazione e sull’accuratezza delle stesse, comunque tutte ‘storicizzate’. Anche se ovviamente solo il ‘popolo’ (pronunciato come lo pronuncia Giorgia Meloni) nel suo insieme può avere quella rapidità e quella versatilità necessarie per inseguire l’utopia del ‘tutto’. Dieci minuti dopo la proclamazione di Miss Italia ci sarà di sicuro un pazzo che aggiornerà la relativa voce, con maggiore competenza del giornalista costretto ad occuparsene distogliendo ‘attenzione dal romanzo del secolo (il suo, ovviamente). E noi continuiamo a trovare Wikipedia meraviglioso: non occorre essere un genio per trattare con cautela le voci ‘Mussolini’ o ‘Calciopoli’. E adesso andiamo a modificare la voce relativa a Lapo Elkann, visto che alla voce ‘Vita privata’ c’è scritto soltanto “È stato eletto 4 volte di seguito Best Dressed Man dalla rivista Vanity Fair, entrando nella loro Hall Of Fame, di cui fanno parte anche il nonno Gianni Agnelli e la nonna Marella Caracciolo Agnelli.È salito alla ribalta delle cronache rosa per la sua storia, ora terminata, con l’attrice Martina Stella”.

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