Waterloo senza Napoleone

22 Giugno 2010 di Stefano Olivari

L’Uruguay ha evitato l’Argentina negli ottavi ed ha offerto contro il Messico un’altra prova di grandissimo ardore, che non possiamo sconcertianamente commentare visto che la stavamo guardando in contemporanea con Sudafrica-Francia. Se la nazionale di Domenech fosse andata in vantaggio (non che ne abbia mai avuto l’opportunità, è per dire), a Rustenburg si sarebbero preoccupati e magari avrebbero dato concretezza al pareggino che molti scommettitori aspettavano.
A dire il vero sul due a zero il Sudafrica ha avuto così tante occasioni per triplicare ed andare così ad un solo gol dalla qualificazione (ai danni del Messico) che qualche pensiero è venuto, ma alla fine la classifica del girone ha rispecchiato perfettamente meriti e demeriti. La squadra di Tabarez, versione elegante dell’uomo in Lebole, ha rinunciato al tridente offensivo (e quindi a Cavani) solo all’esordio contro la Francia e ora vola verso una partita possibile. Il Messico capitalizza la grande partita fatta contro la Francia ed il Sudafrica uscendo dal torneo per differenza reti va molto al di là dei limiti individuali dei suoi giocatori. Parreira, al suo sesto Mondiale da allenatore capo (gli altri con Kuwait 1982, Emirati Arabi 1990, Brasile 1994, Arabia Saudita 1998 e Brasile 2006), si è confermato una persona di rara intelligenza e realismo al punto di riuscire anche a cavalcare come un surfista le divisioni fra le etnie (con i bianchi che non c’entrano, visto che Booth ha fatto la mascotte).
Meno bravo in questo senso è stato Domenech, che ha allenato questo gruppo due anni di troppo arrivando al Mondiale spinto dal fallo di mano di Henry e da una disistima generale non del tutto meritata perché la bacheca non può valere a persone alternate: il secondo miglior risultato nella storia della Francia è stato ottenuto con lui in panchina. Vittima anche del suo personaggio e dell’assenza di altre offerte, esce di scena tradito da una vecchia guardia che l’ha sempre considerato un ‘federale’ (11 anni di Under 21) senza curriculum di prestigio. Poi quella di Gourcuff è stata un’espulsione degna degli altri folli cartellini rossi distribuiti durante il Mondiale: un normale appoggiarsi in salto, meritevole al più di un’ammonizione (ma proprio trovando un arbitro tignoso e prevenuto), è diventato nella testa del colombiano Ruiz una gomitata criminale. Partita rovinata e ingiudicabile, con la Francia che solo in pochi elementi ha fatto scattare il classico orgoglio da inferiorità numerica. Pensando alla vittoria dell’Uruguay, ai vice-campioni del mondo sarebbe bastato per un immeritato ottavo contro Maradona un due a zero a una squadra incapace di qualificarsi all’ultima Coppa d’Africa. La qualità c’era, senza rimpiangere Nasri e Benzema, mancava tutto il resto. Facile sparare su un c.t. indifendibile, meno facile riflettere sulla reale origine delle divisioni all’interno dello spogliatoio. Qualcosa di più pesante di una guerra fra procuratori o dispetti fra club, qualcosa su cui la Francia dovrà riflettere. Diciamo che lo spirito del 1998 è svanito, non certo a causa dei risultati o del livello dei giocatori. Oltre a Blanc allenatore non ci stupiremmo di trovare uno Zidane dirigente, con qualche grana in più rispetto a Gigi Riva.
stefanolivari@gmail.com
(appuntamento a dopo le ultime due partite del gruppo B)

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