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Cinema

Mancava John Lennon

Stefano Olivari 23/05/2014

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Alla ventesima (o è stata la trentesima?) volta che si rivede Wargames si rimane sempre colpiti dalla tensione morale che il grande cinema commerciale ha, in media molto più di quello d’autore che di solito vuole compiacere soltanto chi già la pensa in un certo modo. È chiaramente intriso dell’ideologia dei migliori anni Settanta statunitensi, pur essendo inglesi il regista, John Badham, e l’uomo che avrebbe dovuto interpretare il personaggio chiave della storia, John Lennon (esattamente quel John Lennon). Poi il protagonista, come sanno anche i sassi, è il ragazzo di 17 anni interpretato da Matthew Broderick, che all’epoca ne aveva 21. Senza dimenticare la bellissima Ally Sheedy, la compagna di banco che tutti avremmo voluto avere anche se forse la cosa non sarebbe stata reciproca, che di lì a poco avrebbe trovato la sua consacrazione nell’iper-generazionale, questo sì, Breakfast Club. Wargames è del 1983, ma pensato molti anni prima (Mark David Chapman ammazzò Lennon l’8 dicembre del 1980) e non a caso è basato sulla grande ossessione degli anni Settanta: la catastrofe definitiva sempre imminente, che fosse per cause naturali o come in questo caso per una guerra nucleare con l’Unione Sovietica. Quello di Lennon in Wargames non è un falso da web, ma un’affermazione degli sceneggiatori, Lawrence Lasker e soprattutto Walter Parkes (una serie infinita di successi anche come executive producer, il Gladiatore in primis), resa peraltro credibile da ciò che Lennon pensava, diceva e cantava. Inutile riassumere la trama di un film che tutti hanno visto, meglio Wikipedia, però doveroso emozionarsi sempre per il mito del ragazzo che salva il mondo (persone furbe e ciniche ci hanno costruito sopra delle religioni, secoli fa). Riflettendo sulle ore di vita buttate giocando a tris, qualche volta perdendo anche: cosa impossibile, come è noto, se si mette il primo segno nella casella centrale. E anche su una morale che forse abbiamo male interpretato: la mossa vincente è quella di non giocare.

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