Volevo guidare lo Zamboni

5 Maggio 2011 di Igor Lario Novo

di Igor Lario Novo
La formula dell’allungamento, il momento di Genoni, la crescita della Norvegia e la nostra macchina del cuore.

La formula dei gironi preliminari più i gironi di qualificazione in generale serve soprattutto ad allungare il torneo. Cosa a noi assai gradita. Perché una qualche partita di alto livello in più (foss’anche Lettonia.Austria) offre sempre spunti interessanti. In più, le grandi godono di un piccolo margine per carburare. E alle piccole è data la possibilità di riuscire in qualche exploit, sfruttando la poca adrenalina nel sangue delle avversarie più quotate. Ma la prima fase in particolare fa sì che vengano scremate solo proprio le più deboli.
Come anticipato i portieri sono stati i veri protagonisti di questo inizio di torneo.
Nel bene e nel male (ovviamente). Russi e Svedesi hanno avuto qualche problema di troppo con le loro prime scelte (Evgeny Nabokov e Erik Ersberg). Il primo è stato tenuto sul ghiaccio fino al limite tollerabile. Ma a metà della sfida decisiva con gli slovacchi, anche Slava Bykov s’è arreso. E l’ha sostituito con Konstantin Barulin. Il miglior portiere russo attualmente in circolazione. Gli svedesi hanno patito una sconfitta bruciante con i cugini norvegesi (rivincita a breve). E un Erik Ersberg non particolarmente brillante è stato subito rimpiazzato alla seconda partita dal talento di Viktor Fasth (uno del quale si sentirà parlare). Gli svizzeri hanno schierato Thobias Stephan nelle prime due partite, ma hanno poi messo sul ghiaccio Leonardo Genoni per il big match contro il Canuck: prestazione super quella dell’estremo difensore dell’HC Davos. 61 tiri totali dei canadesi. Con Leonardo Genoni accreditato in tabellino di 57 parate (57!). Benissimo Dennis Endras (Germania, SVS 96.49%) e Ondrej Pavelec (Rep. Ceca, SVS 96.25%).
La classifica dei migliori realizzatori supporta la previsione della vigilia a proposito della Norvegia (movimento in crescita).
I primi due della classifica sono Anders Bastianses (7 punti, 3+4) e Mathis Olimb (7 punti, 1+6). Conferme anche per la giovane, talentuosa e bella (a noi piace molto, perlomeno) nazionale canadese. Jeff Skinner (5 punti, 3+2) e John Tavares (5 punti, 2+3) sono il 3° e il 4° della classifica e due di cui sentiremo parlare. Segue l’immancabile Ilya Kovalchuk (5 punti, 0+5). Cuore, velocità, talento, tecnica. Non si sa più cosa dire di questo ragazzo. Parte alta della classifica bonus-malus monopolizzata dai ragazzi della foglia d’acero. Per ora ci hanno sorpreso i tedeschi. Non ci aspettavamo questa performance. Vedremo se c’è sostanza o se è solo fuoco di paglia. La Norvegia è una piacevole conferma. Il Canada, anche, con una squadra giovane ma di grande talento e sostanza. Con un capitano, Rick Nash (Columbus Blue Jackets, 100kg, 193cm), che ha la responsabilità di portare questo gruppo il più lontano possibile. Pensavamo di trovare una Svezia ancora un po’ acerba. Ma abbiamo la sensazione che gli scandinavi possano presto tornare ad avere una corrazzata come quella del 2006. Hanno asfaltato gli Stati Uniti in una partita che è risultata quasi noiosa, ma che certo scontata non era.
Il mondiale vero inizia oggi. In serata sfida decisiva tra Svizzera e Norvegia
. Poi nei prossimi giorni derby tra Canada e Stati Uniti, Repubblica Ceca e Slovacchia. Domenica pomeriggio scontro titanico tra Russia Cechia. Molte altre partite interessanti. Chiuderà poi la seconda fase una grande classica: Canada Svezia. E adesso, come al solito, qualche curiosità per chi segue l’hockey solo ogni tanto ma è interessato all’argomento.
Quello della pulizia del ghiaccio è un momento caratteristico di ogni partita.
La macchina che toglie “la neve” è qualcosa che si aspetta. È rassicurante. Perché ha dei momenti e degli spazi precisi. Scandisce i tempi della partita. E perché la si cerca e la si ritrova in tutte le piste del mondo. L’uscita della pulitrice tra un periodo (tempo) e l’altro è un momento catartico. Insomma: non è partita di hockey vera senza lo “Zamboni”. La macchina che pulisce il ghiaccio prende il nome dal suo inventore Frank Joseph Zamboni Junior (statunitense, nato da genitori immigrati). E nello stesso modo con cui “la biro” indica colloquialmente una penna a sfera, quale che sia, “lo Zamboni” è la macchina che rifà la superficie del ghiaccio. Prima della sua invenzione (1949) erano necessari 3 uomini e 90 minuti per sistemare una pista di ghiaccio. Ora è un’operazione (importante e delicata) che un uomo solo compie in 10 minuti. Allo Zamboni è dedicata una canzone (“Zamboni”, dei Gear Daddies). E ha ispirato diversi film. Tra cui il più noto è sicuramente Zamboni Man (di Seth Henrikson, con Michael Shannon e Tatiana Totmianina). Niente di elevatissimo. Ma ai tosaerba dei campi di calcio nessuno ha mai dedicato nulla. Qualcosa vorrà pure dire.

Igor Lario Novo
(in esclusiva per Indiscreto)

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