Vivere come Lucia Bosè

23 Marzo 2020 di Indiscreto

Lucia Bosè è morta in Spagna, a Segovia, di polmonite e probabilmente coronavirus: forse c’entra anche il fatto che avesse 89 anni. Grandissimo per noi il dispiacere per la scomparsa di una donna dalla personalità strepitosa, ragazza indipendente e libera come nell’Italia degli anni Quaranta e Cinquanta era tutt’altro che scontato.

Attrice con una carriera partita subito (abbiamo rivisto di recente Cronaca di un amore, del 1950 ma attualissimo come del resto tutto Antonioni) e poi limitata dalle scelte personali, nel 1947 vinse l’edizione di Miss Italia più qualitativa della storia, con Gianna Maria Canale seconda, Gina Lollobrigida terza, Eleonora Rossi Drago quarta e Silvana Mangano quinta. Cinque su cinque con grande e immediato successo nel cinema, in generi diversi.

Ci piace ricordarla come milanese di una volta, coetanea dei nostri genitori (era del 1931) e di quelli che hanno visto la guerra da ragazzini mettendosi a lavorare molto presto: lei nata povera in via Ripamonti (zona Sud della città) e poi trasferitasi in via Ampola (più o meno lì) come commessa a 16 anni alla Pasticceria Galli, in via Victor Hugo (c’è ancora oggi, fermata MM Cordusio). Come in un film, proprio entrando in negozio la scopre Luchino Visconti, ma lei non ha alcuna ambizione cinematografica e, come ha raccontato qualche anno fa, nemmeno da miss.

Arrivano poi l’inevitabile iscrizione scajoliana a sua insaputa e la vittoria, nell’era pre Mirigliani. Solo allora Visconti si ricorda di lei e la raccomanda a De Santis per Non c’è pace tra gli ulivi, neorealismo minore fra e per compagni, con Raf Vallone (De Santis ha però fatto anche Riso Amaro), un insuccesso che però la porta al cospetto di Antonioni che qualche anno più tardi la vorrà anche in La signora senza camelie.

Il matrimonio con il torero Dominguin le stronca una carriera che del resto non aveva cercata, ma oltre ai tradimenti le dà tre figli, fra i quali l’immortale Miguel di Olympic Games, Bravi ragazzi e Ti amerò, per noi unico ricordo positivo delle terribili, perché terribile è l’età, scuole medie. Non c’è un’intervista in cui non abbiamo sentito dire a Lucia Bosé qualcosa di intelligente.

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