Vittime della stasi

21 Marzo 2008 di Stefano Olivari

1. Costante Girardengo, Gino Bartali, Fausto Coppi, Nilla Pizzi, Loretto Petrucci, Domenico Modugno e Johnny Dorelli, Eddy Merckx (x3), Nicola Di Bari, Roger De Vlaeminck, Laurent Fignon, Erik Zabel (x2). A Sanremo si contano più doppiette (consecutive) che in Val Trompia, da quando si è aperta la stagione della caccia alla Classicissima di primavera, nel lontano 1907. Quest’anno la licenza di rivincere è concessa a Oscar Freire Gomez, vicino al terzo bersaglio grosso tra via Roma ieri e il lungomare Calvino oggi. Domani è un altro giorno buono per dibattere con Gianni Ippoliti: perché ha vinto lo spagnolo di Svizzera? Cattiverie: perché il team Milram non tira mai la volata al solo Alessandro Petacchi. Perché la Liquigas non ha schierato il suo velocista da gruppo compatto, Francesco Chicchi. Perché il miglior Quick Step del momento non è né Paolo Bettini né Tom Boonen, ma Gert Steegmans. Perché il Poggio ai 40 Km/h non lo si fa più dai tempi di Giorgio Furlan e Laurent Jalabert, colpi di fulmine molto prima di Giò di Tonno e Lola Ponce.
2. La stasi del movimento ciclistico non è (ancora) il Ministero per la sicurezza di Stato della Ddr, il grande fratello de “Le vite degli altri” e della seconda vita di Jan Schur, uno dei quattro campioni olimpici a Seul ’88 nella 100 Km a squadre. E certo il rallentamento dell’attività è dovuto alla crisi politica e diplomatica in corso, in particolare sull’asse Aigle-Parigi. Ma qui tocca già assistere a scene da film dell’orrore giuridico, da famiglia Adams – Anti-Doping Administration & Management System, protagonisti zombi e vampiri: i controllati e i controllori della situazione, ormai fuori controllo. Nei limiti stabiliti dalla legge devono essere compresi e tutelati “i diritti che spettano ai corridori come a ciascun essere umano”, denuncia il sindacato italiano. Il rovescio della medaglia al valore dell’operazione di pulizia dell’ambiente, avviata nell’ultimo decennio, è il prezzo altissimo pagato alla privacy personale e familiare e alla libertà di movimento. Siamo dalle parti dell’obbligo di dimora, non lontano dagli arresti domiciliari. Dove andremo a finire?
3. Magreglio (Co). Primo Merckx. “Al Mondiale di Barcellona ’73 Felice era imbattibile, altro che storie. La verità è una sola: quel giorno non ho avuto le gambe per rispondergli. Punto”. Secondo Gimondi. “Niente da dire, Eddy è stato davvero il più grande di tutti. Più forte anche di Fausto Coppi”. I reciproci complimenti tra i due (veri) amici di ieri e di oggi seguono l’ordine d’arrivo di sempre. E non sono preceduti da alcuna falsa cortesia, né sul passato né sul futuro del ciclismo. “Le federazioni e i gruppi sportivi devono pensare anzitutto a tutelare i loro tesserati.
4. Figuriamoci se i problemi gestionali e i conflitti di potere possono impedire al professionista di correre liberamente. Ma stiamo scherzando?”. Evidentemente no. Come insegnava papà a suo figlio Axel: “Se un giorno vorrai fare sul serio dello sport, mettiti bene in testa che non ci sarà mai nessuno che ti farà vincere. Nessuno”. È il mito del Cannibale, mica quello di Kronos. Al Museo del ciclismo Madonna del Ghisallo, per la rassegna “Storie di ciclismo”.
5. Il Maspes-Vigorelli di via Arona 19 o, come dicevan tutti, il Vigorelli di Milano sarebbe anche lo stadio perfetto per il football americano in città (Rhinos e Rinoceronti), non ci fosse di mezzo – tra la tribuna coperta e il campo in sintetico – quell’ingombrante pista in legno lunga 397,27 metri e larga 7,50, inclinazione massima 42 gradi. Un anello fuori misura e fuori dal tempo, attualmente inutilizzato o sottoutilizzato, e nonostante la lotta per la sopravvivenza di “una tribù di pistard urbani dediti alla riconquista degli spazi metropolitani su velocipedi a rapporto fisso”. Nei suoi settantatre anni di storia l’impianto è stato ricostruito almeno due volte: dopo i bombardamenti del 1944 e dopo la nevicata del 1985. A quando la terza? Nel 2007 è stato depositato un progetto per la trasformazione del velodromo in un vero e proprio palazzetto dello sport, il perimetro dell’ellisse finalmente ridimensionato e messo a norma. Settimana prossima Mondiali di specialità a Manchester, ospitati nel National Cycling Centre. “The Versatile Venue for the 21st Century”.

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

Share this article