Un vitello per Armani

10 Giugno 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni per cui non lucean le stelle su quanto scritto ieri, alle cascate di Chagrin d’amour, nell’Ohio, seduto davanti alla casa del genio Watterson che, sicuramente, avrà fatto impazzire Pelllacani, Ragazzi e gli amici del fumetto con quei teneri personaggi di Calvin e Hobbes che ci fanno sempre dire una cosa quasi vera: la realtà continua a rovinare la nostra vita.

Come promesso eccomi su tasti roventi per la finale che mette di fronte Siena, non la solita, molto più affascinante questa vestita con qualche straccio e tanta passione, a Milano. Gli amanti del burlesque spacciano questa sfida come un confronto durissimo ed equilibrato. Vogliono le orecchie del toro sapendo che è un vitello focoso. Perché? Per come giocano le due squadre, molto bene Siena, in tanti modi differenti, dall’ottimo al pessimo, l’Emporio. Ci fanno sorridere. Certo questa Milano con la testa da scorpione meriterebbe di non avere nessun premio aggiuntivo per aumentare il rendimento e la salivazione dei tipi come Samuels, ma non è l’unico a ballare sui tavoli, che si vinca o che si perda. Avessimo potere li multeremmo dopo partite come quella per chiudere il conto con Sassari. Ma come, se avete paura e il culo, come dicevano i padri slavi, mangia pigiama, allora non avete lo sguardo disperato di chi cerca conforto altrove, nel clan, nel club accidenti, nella famiglia, mentre è capitato troppe volte vedervi alzare le braccia dal manubrio prima del traguardo.

Ora c’è lo scudetto da prendere alla società che vi ha già ceduto i suoi gioielli per chiudere degnamente la stagione dove l’aspetta il feroce curatore fallimentare nella Siena dove la verbena contiunuerà a crescere e si correrà comunque il Palio anche se il  Federico Cappelli, genio dal cuore alcoolico del giornalismo con tutti i nuovi mezzi tecnologici, ripescato con la Pantera per la carriera in piazza del  2 luglio, sarà costretto ad una novena speciale in Kenia dove lo porterà il progetto Slums Dunk dove sarà in battaglia per vincere malattie, degrado, per portare tanti bambini alo sport, difendendo la  loro salute e quindi la vita. Vedere l’ostacolo ha un senso, farlo apparire più alto per godersi l’applauso di chi non sa, non vuol sapere o vedere, abbastanza goffo.

Sì, non è facile essere Milano e vivere senza scudetto dal 1996. Certo che è difficile sopportare quel fiume disattento di spettatori che passa più tempo a mangiare che a vedere e capire. Siamo convinti anche noi che questa voce del Messina tornato nella sfera dell’uomo che trama e sceglie allenatori in birreria può dare fastidio, stuzzicare l’ego di chi giura di essere molto più bravo di quanto pensa un allenatore spartano come Banchi. Ogni giorno un carico nuovo quando tutti sono sicuri che Ettorre farà l’assistente a San Antonio e non fra i mormoni, aggiungendo che la trattativa allargata anche all’ingaggio di un manager come Crippa potrebbe far cadere la barriera della diffidenza alzata nei giorni in cui Proli scelse Scariolo al posto del più vincente dei nostri allenatori.

Comunque sia cerchiamo di stare almeno lontano dal banale, come dicono alle cascate della Mortificazione nell’Ohio. Cara gente avete eliminato avversari che a Pistoia vi mandavano contro gente con scarpe di cartone mentre voi facevate pari o dispari per scegliere se doveva essere Langford o Gentile il giustiziere. Contro Sassari, con tutto il rispetto per  lo sforzo di Sacchetti e della Dinamo, come può esserci uguaglianza competitiva se tu sei costretto a chiedere oltre la logica a veterani come Vanuzzo e il tuo avversario tiene in tribuna Wallace e in più anche Hackett per cui ha già pronto il ricambio mentre non è stato possibile ai sardi sostituire Chessa o Tessitori che non guarisce per problemi ad un polso, lui che ci era piaciuto con la sperimentale, lui che di certo avrebbe fatto meglio di Eze, accidenti questo lo ingaggiano ancora, nella notte dove l’Emporio mandava in missione tutti i suoi eroi volanti.

Non lo facciamo il pronostico perché, come succedeva ai tempi di Siena dominante, è quasi certo il quattro a zero, lasciando uno spazio per l’oroglio della partita da vincere salutando questo basket che soffrirà comunque la mancanza della diciottesima contrada senese, così come ci mancano la vera Fortitudo, la vera Pesaro, la vera Virtus,  con la stessa angoscia di avere uno sport che al vertice ha un solo padrone e vassalli disperati. Avanti col resto delle cose raccolte aspettando Godot e lo scudetto di Milano.

Bella scelta del Fenerbahce se punta su Gherardini manager. Da noi c’è molta gente meglio di lui anche per gestire una Lega commissariabile?

Rivedere Ivkovic in panca a settant’anni per l’Efes Istanbul non ci fa rimpiangere l’ultimo Peterson, ma di certo quello dell’età di mezzo sperduto in posti dove il sole spaccava le pietre.

La radiazione di Ragnolini, ex presidente del comitato regionale lombardo, ci amareggia. Credevamo nel suo entusiasmo profumato di nuovo, eravamo certi che avrebbe accompagnato la rivoluzione di una regione che aveva bisogno di rottamare. Ma non così.

Siamo dalla parte di Deganutti, ex arbitro friulano che dirige bene a casa sua nel comitato, quando dichiara un certo malessere, la perplessità per tutto questo entusiasmo nella nuova CIA di Baracca Facchini.

Ci stiamo chiedendo perché Calvani, finalista scudetto l’anno scorso con Roma, dovrà ripartire dalla Lega Gold, da Napoli. Qualcosa ci sfugge se il finalista di quest’anno, un super Marco Crespi sempre vicino al collasso, è quasi sicuro di non avere una panchina per l’anno prossimo.

Certo non è difficile capire con chi abbiamo a che fare. La Lega, questa Lega, vi sembra un’unione di gente che sa davvero quello che vuole e che serve?

Come descrivere la stagione di Milano? Masochismo da prestazione sportiva, un bagno caldo, un tuffo nel ghiaccio.

Dicono che oltre a Trento nella nuova serie A potremmo avere Verona. Hanno la squadra, una società sana, un bel palazzo, più di Torino dove il notaio Forni sembra vivere nello stesso bagno di chi ha tormentato Venezia più di Avellino.

Felicità sapere che Moretti è stato riconfermato e che Dalmonte ha vinto la battaglia più difficile col generone romano che spesso influenza così male il pasionario Toti.

Stiamo ancora pensando alla multa di 15 mila euro che Siena ha preso per la partita contro Reggio Emilia. Dicevano che poteva essere il colpo mortale. L’albergatore che ospiterà la squadra ad Assago giura che le spese saranno comunque coperte, così come Jacopo Menghetti può garantire che nella Cajenna di questa stagione prevarrà, ancora una volta, lo spirito della fondazione iniziale quando l’avventura e quello che poi hanno chiamato avventuriero piacevano a tutti. Certo non costano moltissimo i difensori del titoli se per pagarli tutti basterebbe lo stipendio di un paio della rivale che affronteranno da domenica.

Bello ritrovare ogni tanto vecchi compagni di viaggio nel giornalismo cestistico che ancora hanno voglia di scriverne e  Leo Iannacci lo fa benissimo per Libero quando ci racconta il vero Belinelli.

Non è vero che il basket interessa poca gente. Per vedere le finali NBA con il concittadino Belinelli in campo a San Giovanni in Persiceto hanno messo il maxischermo. Qui da noi, addirittura, i programmatori RAI che hanno tagliato la finale di Parigi del tennis femminile. E in un giorno avevano previsto doppio basket alle 18.30, uomini e donne. Meritano un voto?

Con nostalgia pensiamo al titolo rivinto in Francia dal Limoges. Non è più tempo per il mercato delle oche, ma restano cari ricordi.

Dai con ta su, dai dai con le pagelle.

10 e lode, come promesso a Siena la più bella delle città a prescindere dal curatore fallimentare e dal buco del Banco.

10 A LONGHI che ha portato Trento in serie A senza mai fare follie, guardando al bilancio e ora che cerca uno sponsor fra mele e vini. Gli diciamo di non farsi dimenticare in una città dove la pallavolo è regina. Il Grigoletti come alleato sarebbe stato il suo vero compagno sotto le mura antiche dove il profumo vero arriva da Rovereto, dove un tempo si onorava Gianni Menichelli.

9 A Romeo SACCHETTI perché ha trovato un presidente come Sardara con cui vivere ogni minuto dell’impresa, perché ha visto nel sole di Sassari quello che non potranno mai dargli altrove. Ora pensi bene alla nuova Dinamo e non si preoccupi se dovesse ricominciare senza Eze o Marques Green.

8 Al BANCHI maremmano che si aspettava tutto, meno il fuoco amico nei cinguettii che spesso mandano fuori giri i suoi scorpioni super lusso. Certo vivere solo in trasferta è duro, ma potrebbe provarci, era un consiglio che si dava i tempi  del derby bolognese.

7 Al DEVECCHI di gara cinque al Forum perché esistono ancora giocatori capaci di andare oltre le le loro qualità, gente che si sacrifica, che ama, prega e mangia con chi merita di vivevre una vita aslla Steve McQueen. Averne.

6  A CALVANI per aver sopportato tutto, per aver accettato di ripartire molto indietro in una città dove, da troppi anni, si devono registrare cadute e rossi storici piuttosto che vittorie.

5 A MARZORATI e PETRUCCI che continuano la loro guerra graffiandosi ora sulla radiazione del Ragnolini che pensava di salvarsi dopo aver chiesto una riduzione alla prima pena di quattro anni. Il Pierlo lo ha nel suo gruppo per dirigere il CONI lombardo, il sindaco del Circeo fa pressioni con Malagò perché metta in riga l’ex santo del nostro basket.

4 Alla RAI che non riesce mai a schivare un delfino, figurarsi gli iceberg della logica. Nel giorno della finale, ovviamente lunghissima del Roland Garros di tennis, aveva fatto sapere che al basket concedeva non uno, ma due canali. Play off e donne in euroqualificazione. Non ha potuto mantenere. Un po’ come gli addetti alla grafica, sempre tentennanti, quasi distratti, con messaggi video più veloci della luce.

3 A Tomas RESS, l’uomo del dieci e lode da tanto tempo, perché vederlo giocare in questo modo ci fa venire il nervoso pensando che lui ed Hackett, eh sì, ci avrebbero dato una bella mano a Capodistria e forse saremmo già in preparazione per il Mondiale.

2 All’arbitro SAHIN che continua a non fare una piega se vogliono mandarlo in Bulgaria, se lo usano come capro espiatorio, se la mano del sorteggiatore lo trova molto meno di certi colleghi che davvero non meriterebbero i play off perché li vedremmo in difficoltà al ritmo della Silver. Non può battersi da solo o dietro un blog familiare. Chieda asilo alla sua Turchia e poi in eurolega ci penseranno.

1 Alla LEGA e al suo balbettante servizio informativo in tempo reale sulle partite dei play off, una fotografia esatta di quello che è adesso mentre Petrucci la sta portando sull’orlo dell’abisso chiamato giustamente commissariamento.

0 Al THOMAS di Sassari e all’HOSLEY di Roma perché rappresentano davvero i tipi di straniero di cui non abbiamo bisogno. Sono in buonissima compagnia, ma perdersi dietro al loro umore sempre  difficile da decodificare, guardarli fa venire il nervoso e ci fa togliere punti ad allenatori che pure stimiamo. Ora ditemi voi se a Sassari avrebbero avuto vita migliore con i Cinciarini, Stefano Gentile, con italiani affamati, stranieri che non vengono  aspettando che qualcuno capisca come sono bravi, piuttosto che con la coppia Travis Diener e Marquees Green? Certo Travis è stato magico, ma per un basket lontano dall’inferno del play off ogni 48 ore, scelta demenziale italiana.

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