Villas Boas, Zeman e le seconde scelte

20 Giugno 2011 di Antonio Cacopardi

di Antonio Cacopardi
Aver “perso” Leonardo è stata per l’Inter una grazia di Dio. O tutt’al più di Allah, visto che è avvenuta per mano, e portafoglio, di un provvidenziale sceicco. Per poter fare l’allenatore con successo e risultati, Leonardo (che, sia chiaro, non ci ispira assolutamente antipatia) dovrebbe prendere prima un aereo per raggiungere il Brasile e poi una macchina del tempo per tornare indietro di una quarantina di anni, tanto la sua idea di calcio è inattuale. A maggior ragione in un contesto europeo, per non dire italiano…
Essendo tutt’altro che stupido, se ne deve essere reso conto anche lui e, appena gliene si è presentata la possibilità, ha preferito lasciare la dura panchina, optando per una più soffice e confortevole poltrona. A chiarirgli definitivamente le idee riguardo alla scelta da fare devono anche aver contribuito gli ultimi mesi di autogestione da parte dei suoi giocatori, i quali, per salvare la faccia e, in parte, la stagione, dopo la settimana maledetta derby-Schalke in casa-Schalke a Gelsenikirchen, hanno preso in mano la situazione e hanno imposto la svolta tattica che ha permesso di raggiungere un dignitoso secondo posto in campionato e di vincere una Coppa Italia che sarebbe stato ignominioso non riuscire a portare a casa.
Degli aiuti divini, però, bisogna saper approfittare e, in questo senso, non aver preso Villas Boas è una idiozia perfino più grande di non aver acquistato Sanchez a gennaio per 25 milioni, potendolo così avere per sei mesi in più e ad un prezzo sensibilmente più basso rispetto a quello che vale ora e che ci si ostina a non voler pagare, se non “componendolo” con un po’ di soldi e Mariga, il prestito di Coutinho, quello di Santon, quello delle mutande della nonna di Branca, la figurina di Suarez, gli scarpini di Corso e quant’altro. Al di là del fatto che Sanchez vada al Barcellona…Il giovane allenatore portoghese non solo è bravissimo e, per il suo passato di uomo di fiducia e osservatore/relazionatore di grandi come Mourinho e Robson, offre garanzie solidissime riguardo alla sua capacità di conoscere e
saper studiare gli avversari, che nel calcio italiano è ciò che veramente fa la differenza fra un allenatore e un altro. E’, molto semplicemente, un eletto da Dio. Come altro, infatti, si potrebbe definire uno che a diciassette anni non solo ha la capacità e la sfrontatezza di mettere una lettera con suggerimenti
tattici nella cassetta della posta di Robson, ma anche e soprattutto la fortuna di imbattersi in un tipo che sa valutare e apprezzare il contenuto di quello che legge, dando la priorità alla sostanza rispetto alla forma? Quanti, infatti, gli avrebbero chiesto che studi avesse fatto, che patentino avesse, quali corsi avesse frequentato? Nel mondo dei cialtroni, che purtroppo è quello in cui viviamo, vale molto di più una minchiata detta o scritta da un trombone pieno di titoli, diplomi e master piuttosto che una genialità tirata fuori da un qualsiasi uomo della strada.
Dice, ma c’è da pagare la clausola rescissoria di ben 15 milioni. Embè?
E’ stata proprio l’Inter, con Mourinho, a istituire questa novità del mercato degli allenatori e a incassare i suoi bei 8/10 milioni dal Real quando il Santo di Setubal è andato a Madrid. Ora che c’è da pagare perché qualcuno venga a
Milano non va bene? Eh no, caro Moratti! E, già che ci siamo, ma dove sono gli 80/100 milioni incassati con la vittoria della Champions? Non prendere Villas Boas è una scempiaggine, a meno che non si abbia nel cassetto il contratto già firmato da Guardiola per la stagione successiva e quest’anno vada interpretato come una semplice attesa del prossimo. E sempre che si sia coscienti che il calcio del Barcellona Guardiola non lo può replicare da nessuna parte, neanche se si trasferisse con tutta la baracca e ogni burattino. Ma il catalano non ha firmato niente con l’Inter, che, infatti, aveva tentato
di prendere Bielsa. Detto degli ovvii dubbi riguardanti la sua scarsissima conoscenza del calcio europeo, e italiano in particolare, e concernenti la probabile scarsa adattabilità del suo modo di intendere football nel contesto del nostro campionato, quella dell’argentino era una ipotesi interessante, dato l’indiscutibile carisma del personaggio e lo spessore dell’uomo, che, insieme
alla bravura del tecnico e ad alcune sue peculiari doti, in primis quella di saper affascinare i suoi giocatori, avrebbero reso la soluzione interessante e, in definitiva, da provare, pur con tutti i rischi e le incertezze che avrebbe comportato.
Che fare, oltre a consigliare “caldamente” a Moratti di sborsare subito i 15 milioni necessari per liberare Villas Boas, se è ancora in tempo?
Il più bravo del mondo a giocare senza prendere in considerazione le caratteristiche e le prerogative degli avversari e Van Gaal, ma sappiamo bene che questo atteggiamento in Italia sarebbe semplicemente suicida, quindi, rimanendo in Olanda, sarebbe meglio il molto più concreto Hiddink, ma dubito che un signore come lui voglia venire in una società che, diciamocelo francamente, ha al suo interno meccanismi e persone che, purtroppo, di signorile hanno ben poco. Detto che dal mazzo Gasperini, Spalletti, Ranieri e Delio Rossi, sceglierei
certamente quest’ultimo, rimangono un paio di considerazioni da fare, anzi tre: 1) perché non chiudere gli occhi e fare una scommessa a 100 su Zeman? Con il boemo o tutto o niente, tutto sommato meglio di un campionato interlocutorio o di una stagione di “ o niente o qualcosina”, come verosimilmente accadrebbe con uno dei sopraccitati allenatori italiani. 2) affinchè si prenda in considerazione il buon (e bravo) Walter Zenga deve forse succedere che uno tsunami “selettivo” faccia fuori tutti gli allenatori e che il nostro vecchio portiere rimanga, incolume sulla cima di una montagna, l’ ultimo e unico superstite della categoria? 3) ettolitri di Fernet Branca e quintali di bicarbonato mi hanno permesso di digerire, a fatica, l’ignobile stagione di Lippi e l’ancor più turpe scelta di affidarsi a un tizio del suo passato e delle sue “doti” morali. Un eventuale avvento di Capello, però, mi porterebbe inevitabilmente a vomitare sul tappeto più pregiato della sede nerazzurra, oltre che a sbattere il mio storico abbonamento in faccia al presidente.

Antonio Cacopardi
(in esclusiva per Indiscreto)

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