Vidic non è da Inter

22 Maggio 2015 di Stefano Olivari

Il venerdì dopo Inter-Juventus al nostro solito bar è un giorno come tanti altri, ci si trascina verso l’estate con la certezza che Mancini abbia fatto sbagliare a Thohir cinque acquisti su cinque: Shaqiri, Brozovic, Santon, Podolski e Felipe. Del resto se li ritenesse da Inter non li lascerebbe quasi sempre in panchina… Sono le due e dieci, Paolo-Wang alla cassa sta riciclando scontrini di pochi minuti prima invece di fare percorso netto come sarebbe nella sua cultura, non che da queste parti la Finanza si veda spesso ma non si sa mai. Nessuno gli ha mai sentito pronunciare parole diverse da un prezzo o da un grazie, nessuno lì dentro gli ha mai davvero parlato a parte Zhou, che in pieno trip da vecchia Milano è appena andato a fotografare i lavori di quel Palalido che avrebbe dovuto essere pronto per l’anno scorso. Tenta anche di discuterne con il Gianni e Max, cioè quelli che ritiene i meno peggio lì dentro, ma al bar gli unici sport ammessi sono il calcio e la Ferrari. Nemmeno la Formula Uno, proprio la Ferrari di cui fra l’altro Hossam ha un cappellino del 1997 uguale a quello dello Schumacher d’epoca (sponsor Dekra) e Budrieri una bandiera con la faccia di Tambay, anche se il suo pilota preferito era Arturo Merzario.

Consapevole che alle gente non freghi niente del fatto che il calcio sia truccato dai Dilettanti in su, così come dell’assegnazione dei diritti televisivi, Max sta scrivendo un pezzo di mercato per SuperMegaInter.com dal titolo ‘Il dopo Handanovic è già iniziato’, in cui mette insieme assolutamente alla cazzo una serie di nomi di portieri per i quali mancherebbe soltanto la firma: Marchetti, Mirante, Perin, Begovic, Romero… Nemmeno si sforza, Max, limitandosi a copiare dai grandi giornali, che copiano la televisione che a sua volta copia dai siti. Poi imbastirà anche un pezzo sugli altri ruoli, estraendo a caso i nomi di Gerson, Carrillo, Mayke, Caicedo, Mammana, Fekir, Bernard Mensah: tutto già scritto da altri prestigiosi media, ma tutto riciclabile visto che comunque il lettore e il giornalista medio non li hanno mai sentiti nominare. Unica concessione pop due scenari su Pato e Yaya Touré… Domenica la visione della Boschi che premiava Djokovic al Foro Italico gli ha tolto per qualche seduta in bagno il pensiero di Mariella, che di solito ha come concorrenti Marika Fruscio e Marica Longini, l’unico procuratore che dia ormai qualche emozione a un ragazzo che si è pentito di avere scelto il giornalismo. Mariella adesso è lì di fianco a lui e vedendolo scrivere gli ha detto una battuta (“Ma dove siamo, al Café de Flore?”) di cui Max ha capito il senso ma che alle orecchie del Walter suona come un invito alla deflorazione (e scatta la risata, con grattamento di coglioni tipo Michael Jackson in Bad). Vorrebbe chiederle di uscire, ma non potrebbe offrirle nemmeno una crocchetta di surimi al Calafuria. Il pensiero che se la scopi Tosoni, perché secondo il 100% dei frequentatori del bar e il 50% dei casi reali ognuno si tromba la propria segretaria, lo fa stare male ma se a 29 anni guadagni 150 euro puoi soltanto sperare nei 780 del reddito di cittadinanza o nella morte dei genitori. A proposito di Tosoni, si dice che cercando casa a Lugano abbia incrociato nell’agenzia immobiliare un ex dirigente dell’Inter, che aveva appena messo sul piatto un milione di franchi per 90 metri quadrati a Viganello. Conoscendolo, più uno scannatoio che un investimento, anche se nel calcio svizzero non si può escludere niente. Se Galante è direttore generale del Chiasso significa che c’è speranza per tutti.

Vincenzo sta terminando di leggere la biografia di Steve Jobs e sognando di creare una nuova Silicon Valley nel Sannio, dove tutti gireranno in felpa e lui avrà ai suoi piedi ogni figa del Molise. Insieme ad Andrea è andato venerdì al Bobino per discutere del business plan, ma l’amico si è subito messo a parlare di Tsipras e Vaoroufakis con una ragazza che lui ha giudicato, non si sa perché, greca, nonostante l’accento di Portogruaro. Vincenzo si è stizzito, ma per darsi un tono ha annunciato alla figlia di un avvocato di Lecce, studentessa di scienze delle comunicazioni, che ha in programma un weekend a Matera. Idea giusta per una milanese ma non tanto per una pugliese, che infatti gli ha servito un due di picche istantaneo con tanto di margarita da pagare e poi si è messa a limonare con un hipster di Cosenza. C’è stata anche una riunione di team building nell’appartamento di Pier Luca, una ex casa di ringhiera in via Pasubio, con vista su Eataly. Pier Luca, un metro e novanta per duecento chili con tendenza all’aumento, ha detto che per il successo della app “sarà decisivo il first mover advantage”. Vito e Chicco, che ha rubato 30 euro dal portafogli del padre, hanno invece frequentato di più il Jazz Café dove hanno trovato un’Antropiovra spenta, al punto di commuoversi raccontando di avere parlato una volta, proprio lì al Jazz, con Laxalt (ma chi mai riconoscerebbe Laxalt?) e un Ermino Ottone invece in grandissimo spolvero, che lasciata per una sera la brugola e la cassettiera Hemnes da montare ha interagito con Boateng appena cacciato dallo Schalke, Melissa Satta e Maddalena Corvaglia.

Il lavoro di Carlos a Mazzo di Rho sta andando bene, nel senso che il proprietario del magazzino gli fa tanti complimenti anche se ancora non si è parlato di soldi. Hector ha invece lasciato il Simply a tre giorni dall’inizio del suo part time, spiegando ai genitori che in quel posto non c’erano possibilità di crescita. Ieri ha sostituito un amico nella consegne a domicilio della pizzeria Ebram 2 di via Inganni, ma alla prima consegna ha confuso un indirizzo, ha perso tempo e si è poi messo a litigare con un marocchino di via Zurigo che incurante dei precetti dell’Islam aveva ordinato una superdiavola gigante da 18 euro, così anche l’esperienza da pony si è conclusa. In una settimana sempre negativa con le scommesse, per colpa anche dello slavo che lo aveva indotto a caricare sul pari di Ried-Altach di martedì, poi finita 4 a 1, Hector è riuscito a buttare via anche 40 euro scommettendo sul Bonfiglio, che ieri è andato a vedere beccandosi la grandine: gli sono piaciuti molto Jessica Pieri, anche se è un po’ leggerina, e l’americano Taylor Fritz, secondo lui una specie di nuovo Sampras ma con il rovescio bimane. Perderà soldi anche con loro. Si è un po’ risollevato grazie a un debito di 500 euro la cui scadenza Oscarito ha prorogato a fine giugno, in cambio di foto di Ariana in bikini. Il furbo Hector ha raccontato alla quindicenne sorellina che ogni cantante giovane deve puntare sugli ammiccamenti sessuali: “Non è che Miley Cyrus sia una suora, svegliati!”. E ha scattato a manetta con il suo iPhone 6.

Le milf orobiche hanno ormai abbandonato il Calafuria, che però nel frattempo è diventato la base della spagnola civatiana e tifosa dell’Atletico Madrid, che ha raccontato a Samantha e Ylenia un po’ della sua storia. Si chiama Cristina, ha 39 anni pur dimostrandone 24, è di Barcellona ma non è separatista: quindi detesta la squadra di Messi, ma trova troppo sfigato l’Espanyol e banale il Real. Da qui la passione per l’Atletico, mentre Civati lo ha scoperto sul web e lo segue fin da quando era consigliere comunale a Monza. Dice di essere a Milano per l’EXPO, ma non è chiaro se come turista o altro. Cate ha passato due giorni in ospedale, non per suoi problemi ma perché il sessantenne quasi ci è rimasto durante uno dei loro incontri all’Emmy. Il problema è che lei era ammanettata e così per far chiamare l’ambulanza hanno dovuto urlare e far salire il presunto portiere. La moglie non si è presentata al San Carlo e così Cate non se l’è sentita di lasciare al suo destino l’uomo, che pare chiamarsi Luigi. Due giorni in ospedale e poi le dimissioni, scoprendo però che la Uno 45S era stata rimossa, avendo incrociato una notte di lavaggio strade, e portata al deposito di via Novara, quasi a Figino, con vista su un campo rom con dentro più Mercedes che nell’intera Stoccarda. Maria Antonietta e Matteo si sono baciati con relativa passione, dopo una cena alla pizzeria Mon Amour (specialità carne-pesce) sempre di via Novara, dove hanno cenato in perfetta solitudine in stile C’era una volta in America. Il padrone, il signor Raffaello, si è lamentato perché l’EXPO non gli ha portato lavoro, ma non si è chiesto perché un turista giapponese dovrebbe venire a mangiare una pizza davanti all’entrata del Bosco in Città, dribblando vari travesta per entrare in un locale arredato con cinque videopoker e due casse per il karaoke (l’amplificatore era in cassaforte, forse). Mentre il marito stava correndo sul tapis-roulant Technogym nella tavernetta, Deborah gli ha comunicato che lo lascerà e lui per tutta risposta ha aumentato la velocità da 12 a 12,1 chilometri orari.

Il Lele ha preso una mazzata dal notaio, perché la zia ha lasciato quasi tutto il patrimonio a un gattile che è anche Onlus, a cui peraltro aveva già fatto una donazione, con la raccomandazione di predisporre una stanza singola per il suo persiano, Sergio, quello adesso seguito da Samantha, a meno che non si trovi per lui un’adozione qualificata. Il patrimonio consiste nel trilocale in via Ricciarelli, peraltro di difficile vendita essendo ormai la zona diventata una sorta di periferia di Marrakech, ma anche in più interessanti 176.548 euro in titoli di stato, fondi di investimento e liquidità pura. Di questi soldi 20.000 andranno al Lele, una somma con cui nemmeno si potrà comprare un camioncino nuovo. Rispetto all’investimento, cioè qualche svogliata presenza a Pasqua e Natale, il ritorno è stato comunque buono. Nabil gli dice che è stato un coglione e che negli ultimi anni avrebbe dovuto chiedere direttamente qualcosa alla zia, invece di aspettare gli eventi. E gli spiega che con la sua prima moglie, che già aveva figli suoi, si era comportato così. Ma non va oltre, preso com’è dalla storia di Touil, il clandestino marocchino arrestato a Gaggiano con l’accusa di avere preso parte all’attentato del museo del Bardo, anche se pare avere un alibi (era a scuola!). Nabil conosce bene il fratello, in passato hanno spacciato insieme, per una volta al bar dopo tanti ‘Suarez mi ha detto’ arrivano notizie di prima mano. Hossam ha trascorso la notte in bianco a rivedersi la finale di Coppa Italia più volte, indossando la maglia di Sturaro e ricordando di quando suo padre nella Shubra El-Khema degli anni Settanta gli raccontava delle gesta di Longobucco e Savoldi II. Perché, gli ricordava, è troppo facile tifare per Sivori e Bettega. Hadiya lo ha visto piangere e pronunciare il nome di Matri mentre andava in bagno, sta pensando seriamente di scappare di casa per intraprendere la carriera di ragazza-piatto che già sta facendo una sua cugina di Roma.

Il Gianni e il Roberto guardando gli impiegati della TuboPlast tutti intruppati hanno ringraziato la loro buona sorte, che nel caso del Roberto ha una spiegazione nella Regione Lombardia e in un medico di base corrotto. Almeno il Gianni un po’ culo se lo è fatto mettendo in piedi l’officina, dove adesso però non passa più di un’ora al giorno: il resto del tempo lo trascorre al bar, con la Maserati-Vuitton e con fighe più o meno pay, di sicuro evita rapporti con la ex moglie e una figlia ormai quasi maggiorenne che lo disprezza. Franco pur di non passare un’altra serata con i fratelli forestali juventini si è inventato una cena con i colleghi dell’ufficio, nient’altro che un’agenzia assicurativa dove lui è una specie di tuttofare: un tuttofare che non fa niente, peraltro, ma ha un buon rapporto con molti clienti e così lo tengono. In mattinata sono entrati nel bar due poliziotti, che hanno chiesto informazioni sul sardo di Andria: di cosa parla, chi frequenta, dove vive. Hanno avuto tutte le risposte da Zhou: parla pochissimo e quasi sempre di politica in chiave anti-occidentale, fuori dal bar non frequenta nessuno del bar e comunque nessuno conosciuto al bar, pare che viva a Settimo Milanese.

Il Walter ha trovato un accordo con i peruviani, che gli daranno adesso 600 euro al mese in nero per la vecchia stanza della mamma. Tutto sommato è contento, come ogni vero interista, che la Juventus B abbia evidenziato le lacune della squadra di Mancini: “Troppa gente senza futuro, eppure si continua a parlare di arrivi di trentenni. Forse vedere Vidic farsi prendere dieci metri da Morata in venti metri di corsa non è stata una lezione sufficiente”.

Budrieri osserva la Gazzetta come le scimmie di Odissea 2001 (fra l’altro uno dei nomi di un vecchio locale di via Besenzanica, di fronte al PAM: da discoteca a posto di tendenza, fra il dark e il metallaro, fino alla morte come ritrovo per sudamericani tamarri che battagliavano per una grassona alle quattro del mattino) osservano il monolite, la forma giornale ormai gli è estranea. Ma è proprio la vita che sta scivolando via, dopo avere scoperto che forse Marilena nemmeno è figlia sua, al di là del tradimento dell’Erminia proprio con suo fratello Ambrogio. Già, l’Ambrogio: all’epoca di quella lettera era uno dei leader del Movimento Studentesco a Milano, forse soltanto Capanna e Saracino erano più conosciuti di Ambrogio Budrieri. A lui e all’altro fratello Ermanno, di un anno più giovane, gli studi glieli avevano pagati mentre Budrieri era entrato all’ATM nel 1971, subito dopo il servizio militare svolto a Gorizia. E nemmeno studiavano, quei due ingrati. Martedì prossimo l’Erminia ha un altro appuntamento con il podologo di viale Aretusa, è piena di calli, ma Budrieri ha deciso che non leggerà le altre lettere. Tanto, pensa, cosa può scoprire di peggio? Vorrebbe tanto sfasciare quel merdoso armadio di Grappeggia con le ante cigolanti, lui fra l’altro da seguace di Guido Angeli avrebbe scelto Aiazzone. Lunedì mentre era in bagno, ufficialmente a cagare ma in realtà ad annusare la ciabatta della zingara, ha sentito armeggiare in salotto ed è corso subito a vedere: in pratica a D.J. John serviva un foglietto per segnarsi alcuni appunti e non aveva trovato di meglio che strappare la prima pagina del libro Grande Inter Figlia di Dio, proprio quella autografata da Danilo Sarugia. Cos’era successo? A Dee Jay chiama Italia Djokovic era ospite di Linus e Nicola Savino, così D.J. John si voleva segnare le domande, a suo avviso banali, che Linus gli aveva fatto per poi scrivere una lettera aperta su Facebook, chiedendo all’editore di Radio Dee Jay di licenziare uno che non rientrerebbe nemmeno nella classifica dei primi cento deejay pugliesi. Difficile che De Benedetti legga i post di D.J. John, ma ancora di più che D.J. John sia in grado di scrivere dieci righe di senso compiuto, quindi la cosa dovrebbe essere finita in niente. Ieri sera invece la solita cena di famiglia con silenzio incorporato: l’Erminia ha cucinato i Sofficini Findus, come chiesto da D.J. John, che del resto spesso li mangia anche surgelati mentre gira per casa in mutande, mentre Marilena non ha raccontato niente del suo nuovo lavoro nel centro estetico di via Forze Armate. Budrieri ha avuto un sofficino solo, contro i sette di D.J. John, e ha chiuso la cena pelando una mela ormai avvizzita e pulendosi con un tovagliolino bianco di carta sottile perché quelli di stoffa erano soltanto tre. Se il calcio gli interessasse come una volta Budrieri sopporterebbe di discuterne anche con chi ne sa poco, ma lui che ha visto giocare Giubertoni e Civeriati non può mettersi a discutere con chi crede che l’Inter l’abbia inventata Ausilio: “Caro Walter, voialtri siete fissati con questa storia del calcio inglese, ma si è ben visto cosa vale uno che ha giocato per anni nella difesa del Manchester United. Non occorre essere un intenditore di calcio per capire che Vidic non è da Inter”.

 (14 – continua venerdì prossimo, dopo Genoa-Inter).

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