Anni Ottanta
Videogiochi anni 80: Aztec Challenge
di Stefano Olivari
Pubblicato il 2021-02-13
Fra i videogiochi anni 80 che abbiamo amato Aztec è quello con la musica che più si è fissata nella memoria, merito di Paul Norman e della sua capacità di creare ansia e tensione alla Dario Argento. Aztec, prodotto nel 1983 dalla Cosmi per il Commodore 64, è basato su un guerriero azteco che deve sfuggire al suo destino di vittima sacrificale raggiungendo le piramidi di Tenochtitlàn, cioè la capitale dell’impero azteco. Un guerriero disarmato, che nei sette livelli del gioco deve affrontare pericoli di ogni tipo.
Le lance che gli tirano dai lati e che deve evitare abbassandosi al momento giusto, le pietre della piramide che gli cadono addosso, le stanze piene di trabocchetti, gli animali pericolosi, le piastrelle che possono farlo sprofondare nell’abisso (il nostro quadro preferito), i piranha, il ponte sospeso. E superati i 7 livelli il povero azteco (ma sono aztechi anche i cattivi) finalmente è tranquillo? No, si ricomincia. Avanti fino alla morte, per lunghissimi pomeriggi anni 80, quando la scuola era decisamente meno seria di quella di oggi e per essere bocciati bisognava quasi fare apposta.
Conosciuto anche come Aztec Challenge, Aztec era una droga non tanto per la sceneggiatura e per la complessità degli obbiettivi (ce n’era uno solo, rimanere vivi), ma per quella musica incalzante che soprattutto nel primo quadro, quello della corsa avvicinandosi alle piramidi, ti entrava dentro. La grafica non era esaltante, anche paragonata ad altri giochi dell’epoca, e la semplicità dei concetti base non va confusa con la facilità: senza il massimo grado di concentrazione e senza ‘sentire’ Aztec non si andava molto lontano.