Giornalismo applicato soltanto a Mutu

3 Luglio 2014 di Dominique Antognoni

Cosa c’entra il fallimento mondiale dell’Italia con quello esistenziale di Adrian Mutu? Qui da Bucarest, decisamente un’altra città rispetto ai tempi comunisti che bene abbiamo conosciuto (più di chi andava a mangiare le piadine al Festival dell’Unità di Modena o di Buccinasco, concedetecelo), abbiamo riflettuto su diversi ed importanti temi. Il Mondiale, intanto. Nessuna persona mediamente sana di mente riuscirà mai a capire la tristezza della stampa italiana di fronte ai fallimenti calcistici africani. Ci è sempre sembrata una follia avere le lacrime agli occhi per gente così lontana da te (oltretutto molto razzista, nella media) per mentalità e modi di vivere, invece di gioire per le vittorie delle europee una volta uscita di scena l’Italia. Mah… Tranquilli, non dedicheremo tempo ai piangina nostrani, anzi. Per tirarci su di morale ci siamo messi a leggere la stampa rumena, fra un incontro con il futuro patron del Rapid, l’avvocato romano Angelo Massone, e scambi di opinione con le bellezze locali.

Piccola perla delle giovani imprenditrici (di se stesse) rumene: va alla grande pure qui la videochattata con carta di credito. Una baldanzosa 21enne ci ha informati che nelle sue prime due settimane di lavoro ha ottenuto 600 euro. Facendo due conti, al mese sono 1.200 ma poi diventando famosa arriverà facilmente al doppio. Le abbiamo chiesto quali sarebbero le richieste più strambe, ne abbiamo scelte due. La prima veniva da una coppia di gay rumeni (forse l’unica nel paese): i due volevano che lei guardasse assieme a loro dei film porno con omosessuali protagonisti. Con il tassametro che andava impietoso. La seconda pare fuori dal mondo: un tizio l’ha pagata per dormire. Sì, avete letto bene: con il tassametro in funzione lui voleva che lei dormisse. Essendo anche stanca per via delle sue baldorie (sesso con un cugino, per la cronaca, ma non vogliamo scandalizzarvi troppo), ha detto grazie e si è messa a fare un sonnelino: tutti contenti, quindi.

Stiamo divagando, pazienza. Torniamo alla stampa sportiva rumena, che non saprà raccontare di come Taarabt prende lezioni di italiano (fra poco citerà Dante, come Mihajlovic) e nemmeno dell’amore di Kakà per la famiglia rossonera (poi i soldi portano in Florida, mentre il cuore avrebbe detto Carnago), ma sa sparare in prima pagina un titolo del tipo “Mutu veniva ubriaco agli allenamenti e vomitava negli spogliatoi”. Lo scrive Gazeta Sporturilor. Da non confondere con l’altra Gazzetta, maestra nei ritratti mamma-nonna-cane-gatto (tutti cultori della famiglia, i calciatori italiani) e allergica alle notizie.

Tenetevi forte perché all’interno c’è del pirotecnico. Putin, tribunali, giudici, segreti: roba da stampa d’assalto, sconosciuta a chi si reca in quelle poche edicole rimaste in Italia. Tutto virgolettato, tutta farina dal sacco di un socio in affari di Mutu, un tizio di nome Adrian Martzian. Mettetevi comodi. “Mutu è un essere che sa solo creare guai. Quando giocava all’Ajaccio beveva come un porco e fumava senza alcuna vergogna pacchetti interi di sigarette. Non si presentava agli allenamenti, quando veniva era ubriaco, vomitava, era distrutto. Non lo reggeva più nessuno negli spogliatoi, i colleghi diventavano paonazzi quando venivano a sapere che la sera prima era a Parigi con delle prostitute. Loro correvano, lui si divertiva. Zubar, un suo compagno, stava per menarlo perché faceva il divo negli spogliatoi. Si era messo contro Ravanelli, il quale non si è abbassato al suo livello. È un vagabondo, pensa solo alle troie e all’alcol. All’inizio del 2013 stava per essere multato con 50.000 euro perché senza avvisare andò al concorso di Miss Serbia, a Belgrado. Il presidente Orsoni voleva licenziarlo, però cambiò idea grazie a me. Siamo molto legati, lui è il padrino di mia figlia e accettò di fare pace con Adrian alla festa di compleanno del calciatore. Fu un compleanno molto particolare perché erano presenti persone molto influenti arrivate da Mosca, vicine a Putin, in grado di aiutarlo nella causa contro Abramovich. Si comportò male anche con Marius Vizer, un tale che aveva delle amicizie importanti a Losanna. In pratica conosceva bene un giudice di prim’ordine del TAS, che si era dimesso proprio per poterlo difendere bene contro il Chelsea. Due giorni prima del giorno della causa Mutu gli disse che non gli serviva più. Vizer si arrabbiò ma poi lo incontrò di nuovo a Budapest. Mi disse, Vizer: se vado da Putin e racconto la situazione di Mutu, tutto il mondo verrà a sapere che è un drogato da due soldi. Hanno provato ad aiutarlo e trasferirlo alla Dinamo Mosca, dove il patron è un amico di Putin. Però alla fine hanno deciso di non farlo, perché è un uomo senza onore, senza vergogna, uno che frega tutti perfino negli affari, che lascia conti non pagati al ristorante e negli alberghi”.

Insomma, un articolo degno della Gazzetta. Anzi no, della Gazeta Sporturilor. Inutile dire che per vari motivi conosciamo molte storie simili riferite a protagonisti del calcio italiano, e dieci volte più di noi ne conoscono i giornalisti delle grandi testate. Noi non le scriviamo su Indiscreto perché il suo direttore ha già abbastanza querele pretestuose da gestire, senza avere gli avvocati dell’azienda alle spalle, ma nemmeno le leggiamo altrove. Un piccolo, piccolissimo, assaggio di verità si è visto dopo l’eliminazione degli azzurri di Prandelli. Al di là degli aspetti tecnico-tattici, che notoriamente non fregano a nessuno, fino alla partita con l’Uruguay su Sky, Rai, giornali, eccetera, il gruppo era meraviglioso e compatto, un secondo dopo invece si è potuto raccontare almeno l’1% della verità. Che però è stato sufficiente per sembrare giornalismo, per quanto con i soliti ‘buoni’ e i soliti ‘cattivi’.

Dominique Antognoni, da Bucarest

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