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Svegliarino

Vendere etica

di Stefano Olivari

Pubblicato il 2008-08-23

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L’ultima giornata olimpica di atletica in pista è quasi sempre la più bella: tre finali di mezzofondo, il salto in alto (una volta maschile, ora hanno chiuso le donne con l’inaspettata impresa della Hellebaut), le 4per400 da battaglia. Soprattutto una malinconia, dolce ma pur sempre malinconia, per qualcosa che non tornerà più. Perché fra quattro anni a Londra sarà magari una cosa migliore, ammesso di essere ancora su questa terra, ma sarà comunque una cosa diversa. Guardando la finale degli 800 questi pensieri tristi non ci hanno impedito di notare come il tempo del vincitore Wilfred Bungei sia arrivato al termine di una gara monocorde, con primo giro tirato ma non alla morte dai keniani e secondo in 51”30 condotto in progressione e senza strappi fino al traguardo. Insomma, questo 1’44”65 è un tempo che ad alto livello e con una condotta di gara simile, senza cambi di ritmo violenti (tipo meeting con lepri), è appena discreto. Bisognerà dirlo ai seguaci della nuova moda dell’autorazzismo, quelli che quasi godono nel dire ‘tanto noi siamo inferiori, non vinceremo mai’. Perchè con questi tempi i semi-scomparsi ‘bianchi’ vincevano anche quaranta anni fa e magari anche con tattiche di gara più dispendiose: a Città del Messico 1968, proprio l’edizione che vide l’esplosione dell’Africa in pista (Kip Keino vinse i 1500, Gammoudi i 5000, Temu i 10000, Biwott le siepi) l’australiano Ralph Doubell con 1’44”60 conquistò l’oro davanti al keniano Kiprugut. Scontati gli esempi olimpici più recenti negli 800, da Rodal a Schumann, quello che volevamo dire è che al di fuori della velocità la razza molto spesso è solo un alibi. Il francese Mekhissi, secondo nelle siepi, potrebbe essere scambiato tranquillamente per un rugbista. Diciamo la verità: a parità di possibilità di successo un ragazzo italiano medio preferirebbe essere, per citare due con strutture fisiche simili, Schwazer o Kakà? Si comincia a perdere finali olimpiche già dal reclutamento, insomma. A livello di soldi il calcio sarà insuperabile per secoli, il campione olimpico degli 800 guadagna meno di un medio giocatore di serie B, quindi se nella vecchia Europa l’atletica non torna a vendere un sistema etico e tutti quei valori che la rendono lo Sport con la esse maiuscola è destinata ad essere una disciplina per spettatori o amatori da domenica mattina. Ad un ragazzo dotato non dovrà promettere più soldi, ma che tutto quello che ottiene sarà frutto dei suoi sforzi e del suo talento: senza arbitri corrotti, raccomandazioni, amici degli amici, furbizie, pubbliche relazioni, spesso addirittura senza avversari visto che si lotta prima di tutto con se stessi. Sì, il doping: ma esiste anche negli ambienti in cui non viene cercato.

Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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