Vantaggi dell’auto plug-in

10 Marzo 2020 di Furio Fedele

Ibrido, plug-in, motore termico, ricarica, colonnina. Il mondo dell’automobile è sotto scacco non solo delle limitazioni alla mobilità, da ben prima del coronavirus, ma anche di termini che automaticamente fanno ‘moderno’ o ‘antico’ a prescindere dalla bontà dei modelli. Una vera propria rivoluzione tecnologica e di linguaggio ci costringe quindi a rivedere concetti e criteri di valutazione. Innanzitutto che cosa caratterizza un’auto plug-in?

I principali marchi automobilistici hanno avviato la produzione in serie delle auto ibride plug-in caratterizzate dalla presenza, sullo stesso veicolo, di propulsore a combustione interna, motore elettrico e presa di corrente. Attualmente, la tecnologia ibrida plug-in è la più performante, in quanto consente di aggirare uno dei limiti delle auto Full Hybrid, le cui batterie vengono caricate esclusivamente con il recupero di energia in rilascio. Grazie all’alimentazione plug-in è possibile, infatti, percorrere diversi chilometri senza essere costretti ad utilizzare il propulsore a benzina (o a gasolio), evitando di emettere sostanze inquinanti.

A garantire questo risultato sono gli accumulatori che, se confrontati con quelli presenti nei modelli ibridi ‘classici’, si rivelano più potenti. Tali accumulatori, inoltre, sono ricaricabili non solo nelle fasi di decelerazione, ma anche ricorrendo alle colonnine pubbliche o, volendo, alla rete elettrica domestica.

Differente è anche l’elettronica di gestione. Lo schema delle auto plug-in è identico a quello delle full hybrid, dove il motore elettrico può collaborare con quello termico o funzionare da solo. Con l’unica differenza che le batterie sono più capienti e soprattutto possono essere ricaricate con una normale presa di corrente domestica (nelle full hybrid la batteria è caricata esclusivamente con il recupero di energia di rilascio, ribadiamo).

Per viaggiare il più possibile a zero consumi, bisogna ricaricare spesso gli accumulatori. Per gli spostamenti quotidiani si potrà viaggiare praticamente a costo zero con l’ausilio del solo motore elettrico. Per il rifornimento è necessario (lo prevede la legge) impiegare un conduttore specifico con una sorta di centralina che controlla il corretto funzionamento e limita l’intensità di corrente: in questo modo si più ricaricare facilmente la batteria anche a casa. Alcune case automobilistiche danno in dotazione, insieme all’auto, una centralina dedicata che rende meno complicato l’approccio a questo nuovo tipo di rifornimento…

Quindi la tecnologia plug-in consente secondo noi di avere non pochi vantaggi. Eccoli: la percorrenza di alcune decine di km con l’ausilio del solo motore elettrico; zero emissioni quando il motore termico non viene impiegato; maggiore potenza e coppia; niente problemi per l’autonomia e per i costi aggiuntivi rispetto alle ibride standard; identiche agevolazioni delle ibride standard e nessuna richiesta di manutenzione specifica; maggior numero di opzioni di ricarica per il motore elettrico. Quindi alla praticità normalmente riconosciuta alla tecnologia ibrida si uniscono i lati positivi associati ai veicoli elettrici.

Il 2019 ha confermato un trend molto positivo per le immatricolazioni di auto ibride in Italia. Infatti la quota di auto ibride vendute sul totale è pari al 5,10% e il 2020  si presenta ancora più interessante. Per fare un esempio di quanto stia avanzando l’elettrico in Italia la concessionaria Benz-Smart Merbag di Milano nel 2019 aveva venduto 200 Smart elettriche. La previsione per il 2020 era di 300 pezzi. Ebbene, solo nel mese di gennaio sono già stati sottoscritti ben 55 nuovi contratti…

Come è noto 2019 è stata approvata la legge che prevede incentivi fino ai 6.000 euro per l’acquisto di auto nuove elettriche. Questa prevede l’erogazione degli incentivi in base al livello di emissioni della vettura stessa: ibrida plug-in o elettrica. Al contrario, per i modelli che inquinano di più ovvero diesel e benzina, verrà applicata un’ecotassa dai 1.100 ai 2.500 euro proporzionale al livello di emissioni delle vetture acquistate.

Il diesel, quindi, è sempre più penalizzato. Le nuove direttive specificano che «coloro che acquisteranno un veicolo nuovo tra il 2019 e il 2021 saranno tenuti al pagamento di una imposta parametrata al numero di grammi di biossido di carbonio emessi dalla vettura stessa». Al contrario, per coloro che nello stesso periodo compreranno un’auto elettrica o a basse emissioni, saranno previsti degli incentivi da un minimo di 1.500 a un massimo di 6.000 euro. Fra l’altro anche gli ultimissimi diesel euro 6.2 necessitano periodicamente di additivi che devono essere gestiti dal proprietario dell’auto. Il computer di bordo segnala la criticità della situazione «minacciando» lo spegnimento del motore in caso di ritardi nel rabbocco…

Riguardo ai «bonus», gli incentivi saranno pari a 6.000 euro per le auto dalla classe di emissioni CO2 da 0 a 20 g/km, ovvero le auto elettriche al 100%, 2.500 euro per la fascia da 21 a 70 g/km, ovvero le ibride plug-in, e infine, per chi non ha un mezzo da rottamare, lo sconto è di 4.000 euro nella prima fascia e di 1.500 euro nella seconda.

In estrema sintesi, l’auto plug-in è da comprare? La risposta generica è senz’altro sì, anche se istintivamente la polarizzazione e quindi la scelta sembra fra motore termico ed elettrico puro.

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