Calcio

Van Gaal, Mourinho, Zeman e i santoni bolliti

Stefano Olivari 09/09/2015

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Louis Van Gaal ha forse lasciato tutta la sua genialità al Mondiale brasiliano quando poco prima della serie decisiva di calci di rigore contro il Costarica sostituì Cillessen con Krul, non soltanto perché Krul era un miglior pararigori ma per mettere gli avversari in condizioni di inferiorità psicologica. Da allora, cioè da quando ha preso in mano il Manchester United interrompendo la brevissima era Moyes, Van Gaal non è sembrato meglio di Pippo Inzaghi: gioco inesistente, risultati anche, ma soprattutto centinaia di milioni di euro buttati al vento soltanto per inseguire, senza troppe idee, il City. Di Maria, Herrera, Blind, Shaw, Rojo, Depay, Martial, Darmian, Schneiderlin, Schweinsteiger, soltanto per citare cartellini costati almeno 15 milioni: tranne di Di Maria nessuno che possa spostare valori ad alto livello, anzi. L’allenatore olandese è soltanto uno dei grandi santoni della panchina che sembra calato di tensione: non che abbia dimenticato come si insegna calcio, ma forse è diminuito il fuoco che arde dentro, quello che fa la differenza fra un palo-fuori e un palo-gol. Il fenomeno è curioso, perché riguarda quasi tutti i grandi ‘condivisi’ della panchina ancora in pista, senza ovviamente contare quelli ritirati che hanno accettato più o meno serenamente la pensione. Abbiamo notato una recente mancanza di fuoco, per dire, addirittura in Mourinho, che in passato anche quando sbagliava scelte di mercato (e ne ha sbagliate) riusciva a rimediare con la guerra santa del genere ‘noi contro il mondo’. Continua sul Guerin Sportivo.

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