Calcio
Vaccinati ma non rimaneggiati
di Stefano Olivari
Pubblicato il 2009-10-28
L’allarmismo sull’influenza A ha superato il cialtronismo mediatico di default (la paura fa vendere o tiene attaccati al teleschermo, sempre), raggiungendo livelli demenziali degni dell’aviaria. Di ogni nuovo ‘morto da influenza A’ andando oltre la notizia da Televideo si scopre inevitabilmente che anche prima dell’influenza stava malissimo: chi per cardiopatie, chi per tumori, eccetera. Anche il medico napoletano morto ieri veniva da problemi di cuore e respiratori, oltre che da una insufficienza renale che lo costringeva alla dialisi. In sintesi: qualsiasi influenza può essere mortale per chi già è debilitato da altre situazioni, ma la mortalità della cosiddetta A non è superiore a quella dei virus per così dire normali. Questo a detta della totalità dei virologi, non di noi che saltiamo in blocco le pagine sulla salute. Nel delirio si è infilato a testa bassa anche il calcio italiano, tanto per far vedere di essere sulla notizia. La richiesta di considerare i calciatori una categoria a rischio poteva essere seppellita con una risata, considerando il numero di persone che stanno a un millimetro di distanza in autobus ogni mattina, ma il viceministro della Salute Fazio ha voluto andare oltre fingendo di prendere sul serio il medico della Nazionale. Enrico Castellacci infatti aveva scritto a Fazio, parlando dell’impatto sociale che potrebbe avere la sospensione di una giornata di campionato a causa delle rose decimate e sollecitando la priorità nelle vaccinazioni oltre che un incontro. Incontro che nel paese delle barzellette purtroppo avverrà, venerdì a mezzogiorno presso il ministero. Non sia mai che milioni di lobotomizzati, perchè così veniamo evidentemente considerati, siano costretti a vedere le loro squadre in versione rimaneggiata.
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