Un’idea di sport

12 Ottobre 2012 di Stefano Olivari

Sette diverse riviste riguardanti il mondo dei tatuaggi e solo due di calcio. La facile indagine presso la solita edicola ha portato al solito risultato: nella terra promessa del calcio parlato l’approfondimento sul calcio non interessa. Non a caso sono rimaste in vita solo due pubblicazioni di qualità, entrambe mensili: il Nuovo Calcio rivolto ad allenatori e supertecnici e il Guerin Sportivo che piace invece di più a chi è appassionato al calcio come fenomeno culturale. E proprio sul Guerino di questo mese abbiamo intercettato un bell’intervento di Nicola Calzaretta sul boom dell’editoria sportiva negli anni Ottanta. In un’era quindi già televisiva, oltretutto di televisioni in chiaro. Un’era in cui il maniaco poteva vedere meno di oggi (anche se Sky senza Liga e Bundesliga ci sta facendo cambiare idea), ma l’appassionato generico di sport probabilmente di più. A provarlo è il fatto che quando al medio tifoso di calcio del 2012 viene chiesto di altri sport non è in grado di citare squadre e personaggi del presente, mentre va un po’ meglio sul recente passato. Domanda a bruciapelo: senza Wikipedia sapreste citare dieci sciatori del dopo Tomba? Non diciamo sciatori italiani, ma sciatori e basta. E non facciamo i saputelli, perché su di noi il test ha dato un esito sconfortante. Calzaretta ricorda riviste diversissime fra di loro, che danno l’idea della vitalità (e della qualità, anche in negativo) di un decennio che è rimasto dentro anche a chi non lo ha vissuto. Soprattutto a chi non lo ha vissuto, anzi: noi anche con gli occhi di oggi possiamo dire che ‘L’allenatore nel pallone’ era il solito brutto film con Lino Banfi ma che è divertente rivederlo perché coglie lo spirito del tempo, mentre per alcuni giovani che conosciamo è quasi oggetto di culto. Calzaretta cita Supergol, di cui possediamo tutti i numeri, dove il Maurizio Mosca post-Zico e non ancora fagocitato totalmente dalla tivù dava libero sfogo al suo genio con interviste folli, squadre ideali di tutti i tempi e classifiche su ogni cosa: in embrione c’era già tutto il divino ultra-trash dell’Appello del Martedì (Jessica Bernardoni, dove sei?). Dimenticati dai più ma non da noi sono Bomber, Football News, Campionissimi, il GoalFlash di Enrico Crespi (nostro opinionista nella trasmissione di in una tivù clandestina visibile solo in qualche zona della Brianza, tivù che ci pagò un anno di lavoro con quattro vasi da fiori) che fino a qualche anno fa ancora vedevamo. Imperdibile l’appuntamento settimanale con l’Intrepido Sport, che mescolava fumetti (nostro preferito Mister Kappa, ma anche Paris Jour non era male) a calcio e non solo. In quel giornaletto per adolescenti trovavamo ogni settimana grandi firme (da Gualtiero Zanetti a Beppe Viola) e soprattutto nessuno che giocasse a fare il tifoso per ingraziarsi una fazione e farsi comunque leggere da quella opposta (un meccanismo che il web ha reso scienza esatta): c’era ancora la distinzione fra il giornalista e il tifoso. E non è che Juve-Inter-Milan-Roma-Napoli fossero meno importanti di oggi… Ci limitiamo al calcio, anche se uscendo dall’orticello si potrebbe citare il Record di Gianni Brera, troppo avanti per quegli anni e a maggior ragione anche per questi che stiamo vivendo. E quindi? Fuori dalla retorica sui bei tempi andati, visto che metà dei prodotti citati era orribile, anche la migliore idea del mondo nell’edicola di oggi non troverebbe lettori.

Twitter @StefanoOlivari

 

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