Una giornata uggiosa: l’ultimo Battisti e Mogol

21 Settembre 2020 di Paolo Morati

Pubblicato nel 1980, Una giornata uggiosa è stato l’ultimo album di Lucio Battisti realizzato in collaborazione con Mogol. Degna conclusione di un viaggio durato oltre dieci anni, capace di produrre un cambiamento epocale e per niente ‘uggioso’ per la musica italiana.

Un termine poco usato, uggioso, certo ieri forse di più, in ogni caso variabile tra l’umido e il molesto. E poi (ri)entrato nell’immaginario comune per riferirsi a una giornata con dette caratteristiche. Ma mettiamo da parte le immagini grigie come la meravigliosa copertina di questo disco, di respiro ancora una volta internazionale considerata la produzione di Geoff Westley e la lunga lista di musicisti coinvolti.

Cosa di fatto non nuova per Battisti che già in passato aveva riunito in studio (qui siamo in Inghilterra) diversi numeri uno, oltre ad aver giocato con più stili e suoni da apprendere, elaborare, amalgamare (provate a riprendere in mano Amore e non amore del 1971 o Anima latina di tre anni dopo…).

Ma veniamo alle canzoni, dicendo solo che Una giornata uggiosa non contiene quei brani considerati immortali del repertorio di Battisti, quelli da ‘migliori anni’ e ‘techetechete’ per intenderci. Il che non è certo un male, considerata la modernità e la sempre presente voglia di sperimentare di Battisti per andare verso altri lidi, che poi verrà ulteriormente sviluppata nei successivi lavori con Panella ai testi, preceduti da E già, il vero e proprio spartiacque della sua opera.

Musicalmente ci sono canzoni ricche e moderne come Il monolocale, Gelosa cara e Questo amore, grandi cavalcate come Arrivederci questa sera, Orgoglio e dignità e Amore mio di provincia. Tanto lo spazio riservato a chi suona, tastiere, chitarre, basso (quello in Perché non sei una mela pare un interprete alternativo), batteria, tutti possono prendersi il rispettivo momento di gloria, cosa impensabile negli standard discografici odierni. L’uso della voce è poi in certi attimi al limite del falsetto, per esempio in Una vita viva.

A chiudere l’album ci sono proprio la title track, Una giornata uggiosa appunto, che corre veloce, lontanissima da chi vive erroneamente del solo Battisti dei classici, e l’altro brano scolpito nella memoria non solo dei suoi adepti: Con il nastro rosa, lanciato da una immortale intro di trenta secondi e da un lungo finale di sei corde. Degna chiusura, e ultimo legame con il passato, della collaborazione di Battisti con Mogol, quest’ultimo anche qui capace di dipingere momenti lontani dalla banalità (“Inseguendo una libellula in un prato, un giorno che avevo rotto col passato, quando già credevo di esserci riuscito, son caduto“), ma anche dalle regole di chi ancora 40 anni fa credeva si dovesse per forza scrivere solo canzoni cosiddette ‘impegnate’.

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