Una figlia di nome Martina

22 Gennaio 2020 di Indiscreto

Martina Trevisan ha perso al primo turno degli Australian Open contro la Kenin, ma essere nel tabellone di Melbourne (prima volta per lei in uno Slam) a 26 anni e dopo tutto quello che ha passato ha rappresentato comunque una grande vittoria.

La sua storia è nota, fra le aspettative enormi di una famiglia di sportivi, l’anoressia, il ritiro precoce e tutto il resto, gli appassionati di tennis la conoscono bene. A noi fa venire in mente anche una statistica personale, osservando il tabellone di un torneo Under 14 di circa una decina di anni fa, smadonnando perché il torneo ci impediva di prenotare il nostro campo all’orario desiderato.

Il campo era il Kennedy, intitolato proprio a JFK, periferia ovest di Milano, e le ragazze del tabellone principale, che partiva dai sedicesimi, erano 32. Ecco, di queste 32 ben 14 si chiamavano Martina. Ragazze nate presumibilmente nel 1997 o 1998, con genitori che avevano nella testa Martina Navratilova e l’allora dominante Martina Hingis.

In altre parole, senza almeno un genitore appassionato, per non dire fanatico, è molto difficile fare strada nel tennis. Ma anche chi non è appassionato deve, per il bene del figlio, trasformarsi in accompagnatore a tempo quasi pieno. Ci sono casi nell’altro senso, vengono in mente i genitori di Sinner, ma sono la netta minoranza.

Il libro dei temi (esistono ancora i temi?) prevederebbe la critica a genitori troppo presenti e pressanti, ma la verità è che senza stimoli forti si può diventati bravi ed equilibrati cittadini, non campioni. Certo solo uno su mille ce la fa, basta saperlo in anticipo. Con il senno della mezza età pensiamo che chiunque avrebbe voluto un padre come quello di Agassi, non necessariamente applicato al tennis (magari all’apicoltura o alla pasticceria). Meglio provarci sul serio e fallire che galleggiare fino alla pensione di cittadinanza.

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