Un solo Jacobs e troppi falsi nueve

22 Novembre 2021 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dallo stato venezuelano del Bolivar, in un parco più grande del Belgio, per parlare con la scimmia satanista e l’aquila arpia di quello che succede in piena epidemia dove conta il Pil, mentre il pel del commercio interessa più della malattia, delle vere povertà, del cibo buttato, delle morti sul lavoro, dove i santi di ieri sono già i diavoli di oggi, da Mancini e la sua Nazionale senza gol a Spalletti, convocato dall’ufficio facce del Gattullo di Viola e Abatantuono  dopo la prima sconfitta del Napoli accolto con cori infami dalla “civilissima” curva di San Siro, quella sì da abbattere subito.

Ma chi ci pensa? Non certo chi governa dove stavano per far dimettere, ma dai, il presidente del Coni, rubandogli la gente di cui ha bisogno il ministero mascherato del nostro sport per poi mandare sugli autobus scoperti i campioni e i politici che fino al giorno prima giocavano ad acchiapparello e si dichiaravano esperti di sport, popolare, s’intende.

Ha fatto bene Jacobs a sfidare per beneficenza Bolt a ruba bandiera, fregandosene dell’inchiesta inglese subito ripresa dagli amici di chi, forse, questi inglesi li ha pure chiamati a spiare nell’inadeguato campo Rosi, dove il campione olimpico dovrà pagarsi un compagno di ripetute, ricordando ai perfidi cacciatori del suo ex amico nutrizionista che il test indoor per sapere la verità è una barzelletta. Jacobs prima di Tokyo ha vinto l’europeo al coperto.

Certo per lui, come è accaduto alla Nazionale di calcio con troppi falsi nueve, guai credere di aver raggiunto la santità. Crocifissero Bearzot dopo la Spagna, Sacchi fu impalato per un Mondiale perso ai rigori, quelli che ci hanno dato l’Europeo, quelli che adesso sbagliamo. Beata serenità degli azzurri che nel karatè hanno fatto meraviglia, un po’ come quelli della ginnastica. Loro lo sanno che passata la festa ogni santo  protettore sparirà fingendo di avere cose più importanti a cui pensare, magari rinviare a data da destinarsi la decisione per dare insegnanti di educazione motoria e musicale alle elementari.

In questo clima figurarsi se Ettore Messina dopo il bagno di Kazan e la sconfitta nel finale a San Pietroburgo poteva sentirsi protetto dall’imbattibilità nel campionato di basket che alza la gambetta per liberarsi della Nazionale che torna in gioco spalancando le finestre sul mondiale dove vorremmo esserci. Pelo e contropelo all’Armani che sta cercando chi ha messo gli spilloni nella bambolona di re Giorgio che perde un giocatore a settimana e ancora si chiede perché Moraschini, sospeso per pomata dopante, non ha chiesto le controanalisi e se ne sta fuori dal regno di Assago. Un Messina che stava anche per stracciare la tessera di tifoso milanista dopo aver visto Pioli cinguettare con l’interista Scariolo, ma poi si è pentito subito, temendo di essere fra quelli che stanno portando sfortuna al nuovo Diavolo, pure lui perseguitato da un infortunio a settimana, valutando la fatica contro una Treviso dimezzata, centellinando fatiche e sudori, preoccupandosi per le condizioni del Biligha, mandato all’ospedale dal suo compagnuccio Tarczewski, che davvero semina grandine oltre a non lasciare tracce vere sul campo.

Vai Petrucci, santificato dalla visione di Draghi per liberare  il Tam Tam basket, tutti i ragazzi nati qui, arrivati qui, ma non ancora italiani, dimostrando che ci sono  opportunità da cogliere, come dice Marotta su Insigne incendiando ‘o mercato, seguendo  il cervello, ma, soprattutto il cuore. Ci voleva, per il presidente di un basket che lo considera da tempo il suo vero drago preferito, un po’ di consenso, basta che non si faccia prendere dalla smania delle logge Cellino se, per caso, Azzurra con i dentini da latte dovesse sbagliare la partita di San Pietroburgo contro i russi che, finalmente potranno vedere loro giocatori visto che nei club mettono il piede sul campo molto raramente. Guai, poi, sbagliare la partita del Forum contro l’Olanda del Buscaglia che allena in Israele, ma guida anche la nazionale olandese perché da noi due finali scudetto non bastano neppure per avere la fiducia per allenare le giovanili nazionali che gli furono tolte prima che potesse dire grazie, ci provo.

Nella sosta del basket Pesaro proverà a spiegare alla Fortitudo come si potrebbero inguaiare quelle che stanno sopra la zona retrocessione, cominciando dalla Brescia pessima vista a contro Reggio Emilia,  una delle squadre costrette a vivere in esilio perché  non finiscono mai i restauri per un palazzo ormai lasciato da troppo tempo, dalla Cremona che ha proprio rilanciato la Pesaro appena fischiata dal suo pubblico. Più difficile riprendere una Varese riemersa dal lago  del terrore, con Ale Gentile che diventa uno dei 5 del campionato oltre i 3500 punti segnati, certi che Tortona abbia capito come ti trattano se vuoi vivere alla grande, ma vieni dalla creativa A2 che ieri ha visto cadere per la prima volta Cantù, in un campionato dove la nona giornata ha visto due sole vittorie in trasferta, una esagerazione se guardiamo all’Eurolega dove i buu delle tribune spaventano le belle gioie, come avrebbe detto Giordani quando diceva in poche righe verità che toglievano la pelle agli struzzi del borgo cestistico.

Basta questionare aquila arpia, lascia spazio al pappagallo nano per pagelle che facciano dimenticare come la crudeltà del tempo, partendo dai denti, finendo alla prostata,  stia diventando insopportabile per chi ha rotto da tempo lo specchio di Dorian Gray.

10 Ai VISIONARI come noi che si sono commossi vedendo sul campo di Cremona il duello fra Spagnolo e Davide Moretti il resuscitato. Bella gioventù, bei talenti, speriamo che durino e non ci facciano gli scherzi dei molti neo azzurri che dopo la convocazione hanno fatto quasi schifo.

9 A Luca BANCHI per essere uscito dalla palude, dalla sala giochi pesarese, per trovare l’anima di una squadra che resta in purgatorio, ma almeno sembra viva, adesso che ha trovato forse il vero regista nel giovanotto cresciuto bene nel college USA, sparito, certo anche per colpa sua, nella scintillante movida Armani.

8 Ad Attilio CAJA che sembra ispirare sogni importanti alla presidentessa BARTOLI che vuole per Reggio un campo e altre finali scudetto come ai tempi di Menetti, brividi come nei giorni di Dado Lombardi, per la sua provocazione a distanza al maestro Messina affermando, con ragione, che Cinciarini è il miglior regista italiano del momento, certo rimpianto ad Assago ora che punterebbero sul Baldasso che vive i suoi tormenti in Fortitudo.

7 Al JONES di Pesaro che ha dato la sveglia a tutti, miglior valutazione della giornata di campionato dove Delfino ha persino ritrovato il sorriso.

6 A FLACCADORI che già avevamo visto completamente cambiato dall’esperienza fuori dai confini, ma che adesso sta davvero trascinando l’Aquila dei miracoli che con la Effe malconcia ha completato il tre su tre di vittorie nella settimana.

5 A Pino SACRIPANTI se nella sosta azzurra non terrà una lezione magistrale ai colleghi, magari anche ai dirigenti e agli arbitri, su questo capolavoro della Napoli quarta in classifica fra giocatori in fuga, infortunati, programmi da rifare ogni giorno.

4 A GALBIATI e non per ripicca perché la sua Cremona, come la Trieste di Ciani, dopo l’incenso di queste pagelline fuori tempo, sta giocando davvero male o, come dice lui, ha fatto schifo.

3 Alla BRESCIA che è tornata nel pantano, tradendo tutto quello che sta facendo una società, rovinando le notti ad un allenatore esordiente che si era illuso di aver aggiustato una barca nata con qualche buco.

2 A VITUCCI se dovesse demoralizzarsi per aver perso contro una Virtus che dopo un peccaminoso primo quarto ha ritrovato il senso della vita e del gioco. Questa Brindisi, quando sarà il momento, costringerà molti a pensarla come vera avversaria davanti al muro di coppa e dello scudetto.

1 Alla GRAFICA televisiva che ci riporta ai tempi del muto, perché se nel calcio puoi arrangiarti senza risultato e cronometro con il basket fai fatica a capire, soprattutto se chi commenta, come per un tempo e mezzo in Milano-Treviso, non ti aggiorna. Certo capiamo l’esigenza di farci sapere come è rotondo il mare del campionato e delle coppe, che diventano infernali se in telecronaca fanno clinic per il banale club, ma aiutate anche chi vi paga un abbonamento.

0 A SASSARI e SARDARA non per  reso amaro il ritorno in panchina di BUCCHI, ma per aver messo alla porta il povero CAVINA come se fosse davvero l’unico colpevole, quando invece certi giocatori, si è visto, giocavano forse contro. Bucchi dice bicchiere mezzo pieno, ma forse è una illusione.

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