Un premio più che annunciato

27 Maggio 2012 di Alvaro Delmo

Di fatto è andata come ampiamente previsto. La Svezia ha nettamente trionfato con il non certo memorabile brano di Loreen dopo che per mesi c’è stata intorno a lei una ‘Euphoria’ esagerata. Qualitativamente resta un mistero la sua vittoria allo Eurovision Song Contest – pur essendo comunque un progetto visivamente ben studiato – ma considerato che in Scandinavia si filano la manifestazione canora più che in altri Paesi – è festa nelle piazze gialloblu – alla fine siamo contenti per loro.

Non è invece andata come pensavamo per Nina Zilli – finita nona – che ha fatto un’ottima figura sul palco ma temiamo abbia pagato la scelta (da noi condivisa) di cantare per buona parte in inglese L’amore è femmina, tanto che anche Paesi tradizionalmente amici (come Spagna e Portogallo, ma anche Grecia e addirittura San Marino) non l’hanno posizionata particolarmente in alto in classifica. Cosa che le ha impedito di scalare qualche piazza in più, visto che il sesto posto era a soli dieci punti di distanza. Per il resto scambio di voti consueto tra vicini di casa, con poche eccezioni, e alcune considerazioni finali da fare.

La prima è che Francia e Regno Unito, nonostante i due pezzi da novanta buttati nella mischia, sono state ampiamente penalizzate dalle votazioni. Addirittura penultimo Engelbert Humperdinck – che ha cantato per primo – e quintultima Anggun, con tanto di saltimbanchi che la affiancavano. Londra e Parigi dovranno quindi riflettere sul da farsi per il futuro perché puntavano molto in alto dopo le batoste degli ultimi anni. E invece è andata ancora peggio.

Inoltre ci sembra che a Baku molto più che in passato abbia contato in modo elevato la promozione pre gara, e in questo senso gli svedesi si sono mossi molto bene considerato che da tempo si dava per scontata la vittoria di Loreen. Insomma è stata fatta ‘capa tanta’ a tutti che non poteva finire che così. Per la cronaca il secondo posto è andato alle nonne russe Buranovskyie Babushkie e il terzo al serbo Zeljko Joksimovic.

In chiusura, lo Eurovision Song Contest resta un gran bello spettacolo da guardare, senza inutili siparietti, con canzoni in linea con ciò che passa il convento mainstream e un po’ troppe strizzate d’occhio all’apparenza e meno alla qualità. Ma, purtroppo, è un difetto  generalizzato su cui sembra ci sia ormai poco da fare…

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