Un Pirata e un signore

7 Dicembre 2007 di Stefano Olivari

1. Letto veramente “Vie et mort de Marco Pantani” (Grasset), senza pretendere da quelle pagine i miracoli promessi dalle recensioni di colleghi amici o intimi dell’autore, en Italie. Philippe Brunel realizza una controinchiesta avvincente, ma destinata alla sconfitta. Non è necessario tentare di riabilitare l’uomo corridore, a meno di chiedere al ciclismo “esemplarità di fronte alle nuove generazioni”, discorso buono per un ricevimento della nazionale a Palazzo Chigi. È invece sufficiente riascoltare Julio Iglesias, più baudelairiano di Renato Vallanzasca: un Pirata ed un signore, il grande rimpianto da/di tutti, dal 14/2/2004. Altro che la leggenda carceraria ritrasmessa dal boss della Comasina (“cellule mafieuse de la région de Côme”). Altro che l’accusa a Carmine Castellano di traffico in autostrada, solo una scusa per non andare al funerale. C’è già coda di polemiche, prima della sentenza del 21/12. E dopo, tutti a Domenica In? Come se i processi del lunedì si addicessero alle circostanze del caso, anche le più controverse. Quel sgub!, il cuore nella borsa-frigo del medico legale.
2. Milano. “Credibilità, qualità, internazionalità”. Il Giro d’Italia non possiede ancora tutti e tre i requisiti che pure esige – giustamente – dai gruppi sportivi che ambiscono a parteciparvi. Postulato tutto sbagliato, tutto da rifare? La controprova dal 10 maggio al 1 giugno dell’anno prossimo, a cinque settimane dal Tour ed a dieci dai Giochi Olimpici. Nel mentre, spazio alle considerazioni che lasciano il tempo che trovano. Visto agli Arcimboldi un arcicafonal Riccardo Riccò (foto: http://www.bettiniphoto.net/image/200208041_thumb2.jpg). Sentiti Zomegnan e Clerc contare gli spettatori (on the road) di corsa rosa e Grande Boucle 2007, rispettivamente fino a 7 e 15 milioni. Risentita un’imitazione di Miguel Indurain molto meno divertente della condizione posta a Massimo De Luca dallo stesso Teocoli, per il suo ingaggio come motociclista: “però almeno mi fate parlare”. Còlto nel pubblico un certo compatimento per Gigi Sgarbozza, l’isolato dai famosi (un commentatore Rai ha sempre e solo un posto in piedi, neanche in prima fila). E Patrick McQuaid è risultato il più nominato.
3. All’Uci della ribalta saranno fischiate le orecchie, riascoltate le vecchie tesi discusse in Bicocca: i federali non pensano a tutelare il patrimonio gestito da Aso, Rcs e Unipublic, perché troppo indaffarati a commerciare il prodotto in oriente e oltreoceano. Seguono scroscianti applausi sentimentalistici, esaltate ovazioni protezionistiche, incontrollabili movimenti di popolo no-global per un mondo migliore. Ma la triplice delle grandi organizzazioni sta a sindacare un minimo metodo di concertazione, mica sciopera dal ProTour per una questione di massimi sistemi. L’uscita “Ad Aigle pensano solo a far soldi” rientra di diritto fra i luoghi comuni più frequentati nell’ambiente, laddove si ricicla una vaga morale pubblica e ancora si rifiuta l’etica del professionismo, dopo cinquantatre anni di Nivea e altri sponsor spalmati su maglie, berretti, pantaloncini, automobili, striscioni, cartelloni, asfalto, pagine di giornale, spot televisivi, banner sul web. Sì, l’ottantasettenne Fiorenzo Magni (Vaiano, 7/12/1920: auguri!) rimane sempre il più moderno di tutti. O no?
4. Gli schizzi di fango sulla mountain bike trentina, e dunque italiana, non sono una novità assoluta. E certo non tutte le operazioni di pulizia bastano a igienizzare lo sporco locale e quello nazionale: anzi, talune si limitano a sollevare un polverone, a promettere tempesta e mantenere intempestività, a scavare nel torbido prendendo una buca. Però c’è giornalisticamente di che indagare, a margine dei ripetuti blitz condotti dalla Finanza per un totale di trenta perquisizioni, nelle case di diciassette presunti imputati (tra i quali il campione italiano cross country, un ex iridato marathon, altri atleti e atlete di primo piano, persino il medico di tutti gli azzurri del fuoristrada). Invece nessuna pubblicità, al limite qualche magrissima cronaca. La teoria dei due pesi e delle due misure si è applicata alle ruote grasse in maniera esemplare, con discreta e silenziosa operosità. Stessa (rigida) dieta mediatica imposta a stradisti prigionieri del titolo a effetto, prima si scriveva dopati, ora non si scrive giustificati. La pipì degli angeli esiste: sarà stata l’aria fine dello Zoncolan.

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

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