Il migliore Della Valle

16 Maggio 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni da una multisala a Rimini, senza alpini interessati all’ora di apertura gambe, per capire i milioni che si sta guadagnando il dottor Strange nel multiverso della follia. A lui milioni e alle nostre commediole neppure 70.000 euro. Un po’ come succede allo sport italiano quando finiscono i caratteri gotici sui miracoli, sulle sorprese e si scopre che al Giro d’Italia gli italiani non vincono, che nel tennis i fenomeni li hanno gli altri, sorridendo quando Leclerc manda la vecchia Ferrari di Lauda a sbattere sui muri della Monte Carlo che aiuta i milionari di ogni Paese, molti anche italiani, a  nascondere i loro patrimoni.

Viva Rosa che alla corsa rosa si prende la maglia del miglior scalatore, viva il veterano Pozzovivo. Viva Tortu anche se corre piano nel Golfo Persico, viva anche Tamberi che comunque ha dalla sua il popolo di Barshim quando, dopo l’eliminazione, fa il salto mortale. Viva Jacobs che tiene bene il punto nella visita pastorale a Quel tempo che fa, parlando in terza persona, citando la Romanazzi benedetta e quasi mai Camossi. Speriamo che corra forte da Savona in poi, abbiamo bisogno di campioni nostri nelle giornate caldissime di Hannibal, l’anticiclone che mangia il freddo, aspettando la luna rossa dell’eclisse che nasconderà il duello alla fontana di Trevi fra Malagò e il Binaghi del tennis capace di togliersi (nel nome di Sport e Salute?) tanti sassi dalle scarpe davanti alla Vezzali.

Facendo sapere che i “suoi”(?) Internazionali sono andati benissimo, immaginiamo per la vittoria di Djokovic numero uno che il “perfido” Strange Malagò non voleva perché continua a stare fra i non vaccinati, proprio adesso che una nuova ondata del virus sta arrivando dal Sudafrica, mandando in tilt virologi che davanti al giurista americano Braude ammettono come sia impossibile battere questo vecchio pazzo che infetta perché l’esperienza del virus è imbattibile. Meglio la multisala del supermercato a Buffalo dove un suprematista onanista diciottenne ne fa fuori dieci. Nove in più di quel californiano che ha sparato in chiesa.

Per fortuna qui non spara ancora nessuno, anche se a Milano hanno scoperto, ma dai, che la classe media, con inflazione e stipendi bloccati, se la passa male, chissenefrega se ancora senti dal pulpito chi raccomanda il licenziamento  più facile per i fannulloni, decisi, magari da quelli che avrebbero mandato via, se ci fosse questo nuovo corso d’onori padronale, la giornalista “scomoda” invece di rinchiuderla nella stanza col petomane, aiutati da chi vuole soltanto gente che sta sul pezzo 24 ore su 24. Benissimo. Ve lo dicono i “poveracci” del basket entrati nel frullatore del playoff che tutto azzera e che ti vuole in campo ogni 48 ore offrendo ai più resistenti lo scudetto. Il calcio che non ha i playoff si è arrangiato. Ha portato alla corrida finale il toro dell’Inter e quello del Milan per la gloria della città dove puoi stare in tribunale per tanto tempo sentendoti colpevole, ma poi, dopo anni, ne esci pulito come il sederino di un neonato urlando di aver vissuto nell’inferno per colpa dei soliti calunniatori ben noti. Diciamo che nello sport va così. Se vinci sei Napoleone, ma se perdi ti prendono a schiaffi, pretendono, come a Napoli, che se ne vada uno che ha diretto bene i suoi mercenari capitanati da un ragazzo d’oro che, però, l’oro finale se lo va a prendere in America come se per giocare al Maradona gli avessero dato, negli anni, soltanto taralli con la sugna.

Dicevamo del basket che fingendo di pensare positivo ha scelto un quintetto ideale del campionato dove ci sono addirittura tre italiani: oltre a Melli, guru di Armani e Azzurra Tenera, anche Cinciarini e Della Valle, mvp assoluto. Due che al momento  sono fuori dalla Nazionale, per la soddisfazione di chi vorrebbe meno stranieri  per poter dire che il nostro basket funziona alla grande. Bene, bravi. Bravissima la Virtus che ci ha dato l’Eurocup mai vinta e in squadra di italiani ne aveva molti seduti ma i meglio in campo: Hackett, Pajola, il Belinelli che proprio ieri, dopo l’agitata gara uno contro Pesaro, dove gli allenatori si sarebbero mangiati i fischietti prima delle loro belle gioie, ha detto, come Messina, come Scariolo, che vorrebbe essere più rispettato dagli arbitri. Tutti lo vorrebbero, magari anche gli arbitri presi a calci da qualche presidente come in A2, ma sul diritto, sul Var cestistico, sui blocchi in movimento, sui passi, sulla  palpazione difensiva come diceva il caro Diaz Miguel, siamo in pieno caos, figurarsi sul fallo antisportivo, il vecchio intenzionale che oggi sembra un nudista disperato perché non sa dove mettere le chiavi dopo aver chiuso la vettura (sempre  fonte Braude).

Cara gente vi promettiamo che saremo più al cinema che sui vostri schermi perché in tempo di playoff si scrive e si critica a bocce ferme, perché non abbiamo il coraggio divinatorio di santo Dan Peterson che nelle sue previsioni vede lo scudetto a Milano contro Bologna per 4 a 3 nella serie finale. Magari andrà così anche se le ricche duellanti al primo appuntamento si  sono presentate  offrendo alla platea facce da accarezzare, baciare, prima di scatenare la rabbia di chi avrebbe anche voluto prenderle a schiaffi. Insomma se questo è il loro umore, allora chi le sfiderà in semifinale potrebbe anche farle cadere dalla torre d’avorio dove Armani e Zanetti hanno garantito ai loro campioni ogni conforto. Sì, certo, proprio per questa vita comoda, nel lusso, adesso, magari, ci sono giocatori che non ricevendo la visita dei dissennatori con nuovo contratto magari fanno il muso  e, se vanno in campo, se la tirano in faccia o lo sparano al parterre. Come dice l’interista Perisic se hai in squadra un grande non aspetti l’ultimo giorno per il rinnovo. Ora bisogna capire come si misura questa grandezza e come si devono valutare le giornate grame per averci bevuto sopra un po’ troppo. Insomma, siamo un po’ tutti come i disidratati della Stramilano dei 50 mila in corsa: fateci capire dove sta  la grandezza e dove si deve sedere il bulletto del quartiere.

Pagelle da servire in salsa tartara, facendo finta  che abbiano vinto quelli che vogliono  la pace, che si possa credere a tutto, guardando oltre le troppe guerre, le molte ingiustizie, le torture, la miseria in un mondo dove il vaccino ha fatto diventare ricchi quelli che adesso ammettono di non aver servito bene tutti, soprattutto i Paesi poveri. Strano.

10 A ZANETTI, luce Virtus Segafredo, e GAVIO, sole per Tortona e la sua cittadella dello sport per aver detto quello che Fantozzi urlava al cineforum dopo aver visto per la decima volta la Corazzata, il calcio è meno entusiasmante del basket. Lo vadano a dire a chi dirige  le pagine sportive o i giornali dove il rapporto folber palla a spicchi e come quello dell’audience e sarà così anche se Milano o Bologna arriveranno a portare il cesto in RAI dove, ad esempio, nelle sigle delle trasmissioni sportive,”u baskette” non c’è quasi mai.

9 A CINCIARINI che rimanendo in campo 40 minuti, giocando alla grande, finendo meglio di come aveva iniziato, spiega quello che molti allenatori sembrano non  accettare: si può resistere e rendere se senti fiducia, non se l’alenadur, per dimostrare il suo valore strategico, ti cambia al primo errore, se teme che non sari fresco al moneto della verità.

8 A DELLA VALLE se ammetterà che era un giocatore tutto diverso quando è andato altrove a cercare gloria. Maturare nella sofferenza aiuta anche se bisogna dire che lui o Cinciarini potrebbero ricordare a Milano che forse quelli venuti dopo valgono meno.

7 Alla VIRTUS se dopo aver trovato la grande Europa, una coppa prestigiosa, un posto nella NBA europea, non riuscirà anche a scovare lo iettatore che sta tormentato la stagione dei campioni in carica più o meno come a Milano. Messina e Scariolo, confessate, a chi avete fatto un torto?

6 Al LAMONICA che rappresenterà gli arbitri italiani nella finale di Eurolega che si farà a Belgrado. Lui e il collega ucraino per completare  la settimana della riconoscenza internazionale ad una  categoria che al momento non gode di tanto affetto nella casa madre.

5 AI ragazzi di Varese vincitori del torneo Next Generation su Treviso, se non continueranno sulla strada mostrata nella finale a difese aperte di Masnago. Ci servono tornei come questo per credere che anche in serie A si lavora per il bene comune e non soltanto pe rimediare a tutto andando dall’agente giusto, magari quello che ti porta Macura e non ti fa tesserare finti campioni.

4 A LIBRIZZI e ZHAO, due protagonisti per Bizzozi nella finale vinta da Varese, se non diranno a voce alta che il “manesco” olandese ha spalancato le porte per il loro giovane talento quando altri non avrebbero mai rischiato di buttarli nella mischia.

3 Ai giocatori di VIRTUS SEGAFREDO e ARMANI per la crudeltà mostrata in gara uno verso i loro plurimedagliati allenatori. Splendore e tormento come quello della competenza televisiva in materia di guerra ed epidemia.

2 Alla LEGA che si compiace per una stagione che  sta finendo bene perché il pubblico è tornato in tribuna, ma intanto fa confusione su necessità tecniche primarie, su valutazioni di bilancio, su abbracci mortali con questa o quella televisione preparando trappole per il Gandini che pure il CONI ha onorato,  anche se non è facile dargli il bacio accademico.

1 Agli orari dei PLAY-OFF che disorientano non soltanto quelli che devono mendicare per avere spazio, ma pure raccoglitori che devono proporre al mattino presto le rassegne stampa.  Vero che la critica preferita è quella inginocchiata, però…

0 All’EUROLEGA che ancora non sa se il prossimo anno potrà stordire i suoi campioni con un torneo a 18 squadre o se, aspettando la pace lontana, non sarebbe meglio partire con 16 formazioni al via per la gioia dei presidenti federali che già tormentano i loro tesserati, i giocatori, ovviamente, e pure i tecnici a doppio servizio come sarà il caso di don Sergio Scariolo, hidalgo della Spagna plurimedagliata, contrariamente a noi, che si troverebbe incatenato fra la Sodoma di Eurolega e la Gomorra delle finestre per Nazionali.

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