Tre gol con Draghi

22 Febbraio 2021 di Gli amici di Budrieri

Caro direttore, una volta una partita vinta dall’Inter 3-0 avrebbe procurato una pur modesta erezione al maestro Budrieri ma noi purtroppo viviamo oggi e non una volta. Anche se mai dire mai… Ovviamente l’uomo che stregò Jackie Kennedy e Brigitte Bardot ha seguito il derby insieme a noi al Champions Pub, ma Milan-Inter è solo un pretesto per tornare a scriverle anche se ormai parliamo lingue diverse. Noi della trumpiana periferia ovest ci confrontiamo con spacciatori maghrebini ammiratori di Arcuri che ci parlano dell’importanza della costruzione dal basso, voi del centro mentre leggete i frizzanti articoli di Domani, cose tipo ‘Problemi e prospettive del mondo LGBT in Rwanda’ siete felici per Draghi presidente del Consiglio.

Come lei ben sa, Mario Draghi è un tifoso della Roma ed è proprio allo stadio che questi due grandi italiani si sono conosciuti. Era il 1981, due giorni prima di Natale, ritorno dei quarti di finale di Coppa Italia a San Siro. All’andata la squadra di Liedholm aveva vinto 4-1, ma Budrieri credeva nel calcio di Bersellini e si presentò a San Siro, dove c’erano tipo meno 20 gradi (rispetto al cesso di casa sua comunque la California), insieme a non più di mille spettatori. Fra questi un romano taciturno, quasi suo coetaneo, appunto Draghi, che dopo il gol di Beccalossi a metà primo tempo iniziò a discutere con Budrieri di calcio, economia e donne, riconoscendo la superiorità di Budrieri, in tutti e tre i campi. Forse lei non sa che Milton Friedman lo definì, testuale, “Il più cazzuto ed iconoclasta dei Chicago Boys”. Budrieri, non Draghi.

Draghi, che all’epoca insegnava a Firenze, imprecò al gol di Altobelli ad inizio ripresa, e si scambiò con Budrieri i numeri di telefono, dicendogli che se mai avesse avuto in futuro un ruolo di governo avrebbe sicuramente pensato alla colonna dell’ATM come superconsulente. Poi si concentrarono sulla partita e sui giocatori in campo. Il romanista Draghi disse che quel diciottenne, Bergomi, non avrebbe avuto grande futuro mentre secondo lui l’Inter sarebbe stata da ricostruire intorno a Bachlechner, perché i cognomi tedeschi ispirano sempre fiducia. Budrieri gli ribatté che Scarnecchia e Faccini erano sopravvalutati, poco prima che Altobelli battesse Tancredi dando all’Inter il 3-0 della qualificazione. Un risultato che ispirò certi pensieri a Budrieri, solo che quella notte dopo una serata passata in parrocchia, quella dei Santissimi Nabore e Felice, l’Erminia aveva un cerchio alla testa. Forse ieri sera, dopo quasi quattro decenni, il maestro ci ha riprovato: un ultimo urrah, chiuso urlando un ‘I’m the best, te l’ho detto, cazzo’, da far sentire anche alla signora Minghetti al sesto piano mentre guardava la D’Urso. Forse quella telefonata di Draghi sta per arrivare: è arrivato il momento in cui i migliori devono prendere in mano le sorti del paese.

 

Share this article