Tutti pazzi per Rita Pavone

23 Dicembre 2015 di Paolo Morati

Rita Pavone

Tutti pazzi per RitaDa tempo pensavamo di scrivere un intervento su Rita Pavone, per varie ragioni personaggio unico nel panorama dello spettacolo italiano. L’occasione buona arriva con la pubblicazione di Tutti pazzi per Rita. La mia vita, i miei sogni, la mia voglia di cantare (Rizzoli) la nuova autobiografia che ha scritto insieme a Emilio Targia per raccontare come è diventata una voce e quindi un personaggio che ha caratterizzato un’epoca in Italia e non solo. Un percorso iniziato da bambina, sospinta sul palco dal padre operaio Fiat a Torino Mirafiori che, più della moglie, fermamente credeva in quella minuta ragazzina ‘pel di carota’ capace poi di arrivare a vendere milioni di dischi negli anni d’oro dei 45 giri, dei Cantagiro e di cambiamenti decisivi su vari piani: economici e sociali, politici e di costume.

Dalle 340 pagine, comprese diverse fotografie e testimonianze, traspare molto entusiasmo per i tanti incontri, collaborazioni, successi e soddisfazioni (a decine usati aggettivi come ‘straordinario’ e ‘meraviglioso’), ma anche una certa delusione implicita (questa la nostra impressione) per il fatto che non tutto sia stato sufficientemente tenuto in considerazione in patria. Come se Rita Pavone avesse voluto affermare con orgoglio: ecco tutto quello che ho fatto, lo metto io nero su bianco. E le cose sono state tante, partendo da una passione per la musica di Fats Domino, Eddie Cochran, Bobby Darin, Jerry Lee Lewis, e di tanti altri, come il suo primo idolo Paul Anka (che poi avrebbe incontrato), ai quali pensava nelle serate di gavetta. Con una carriera che a un certo punto sembrò finire per un episodio imprevisto all’Olimpia di Milano, per poi ripartire con l’inaspettata ammissione e la successiva vittoria al Festival degli Sconosciuti di Ariccia, che nel 1962 rappresentò il trampolino di lancio per una vera esplosione a suon di canzoni, in concorrenza con l’altro idolo dei teenager Gianni Morandi, e lo sbarco nelle classifiche americane e inglesi mentre era sotto contratto con la RCA.

Il libro racconta quindi le partecipazioni, giovanissima, all’Ed Sullivan Show della CBS, le copertine dei magazine americani e il ritorno in Italia dicendo no alle proposte dei discografici d’oltreoceano che la volevano ingaggiare con contratti pluriennali. Nelle righe le note di La partita di pallone, Cuore, Alla mia età, Come te non c’è nessuno, Datemi un martello, Fortissimo, gli incontri con Elvis Presley, Tom Jones e Pelè, il successo in Sud America e naturalmente quello in Italia tra televisione (chi non ha mai sentito parlare del suo Gian Burrasca?), varietà del sabato sera e altre canzoni, fino al matrimonio con Teddy Reno, di 19 anni più vecchio, personaggio chiave della sua vita prima come produttore e quindi come marito. La Pavone si sofferma sui problemi legati alla curiosità dei giornali per le vicende familiari, alle porte semichiuse in Italia mentre in Europa continuava a mietere successi, e a qualche episodio che ne ha forse rallentato il prosieguo della carriera. Tanta poi la televisione e tanto il teatro, prima del ritiro dalle scene e il ritorno su chiamata di Renato Zero, fino all’album di cover intitolato Masters.

Riassumendo, la lettura di Tutti pazzi per Rita ci suggerisce che se Rita Pavone è senz’altro nella memoria di tanti soprattutto per il mitico decennio italiano dei Sessanta in cui ancora teen-ager si impose con voce, grinta e personalità senza poter essere considerata una pin-up, la sua carriera andrebbe comunque considerata in modo totale e conosciuta nonché riconosciuta, per poi darne un giudizio più completo.

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