Tutti albergo e playbook

29 Agosto 2007 di Roberto Gotta

1. Arieccoci, a otto giorni dal kickoff di Colts-Saints, prima partita della nuova stagione, scelta appositamente per fare sì che la regular season 2007 avesse subito una grande sfida. Un po’ come ragiona la Lega italiana calcio, insomma. Vabbè. Quella di oggi e quella di mercoledì prossimo non saranno presentazioni classiche, semplicemente perché non ne siamo capaci, o meglio le riteniamo letalmente noiose: forse da leggere, ma certamente anche da scrivere.
2. Va detto che è quasi terminato il periodo delle inutili, quasi insopportabili partite di preseason, precampionato. Chiaro che dopo mesi di astinenza da football NFL vanno bene anche quelle, ma quello che infastidisce (riprendiamo una lamentela comune, ben espressa ormai da tempo da Peter King di HBO e Sports Illlustrated) è l’imperfezione nell’esecuzione di schemi e tracce, conseguenza ovvia dell’utilizzo di schiere di giocatori al limite del taglio, da valutare. A proposito, ieri c’era l’obbligo di ridurre i roster a 75 elementi, e l’1 settembre ci sarà l’ultima giornata di tagli per scendere ai 53 elementi, di cui 46 attivi per ogni partita. Sono ore pesanti per i giocatori in bilico, quelli che non sanno se quel che han fatto in precampionato e nel training camp sarà sufficiente: a volte ci rimette il veterano con contratto pesante e rendimento deludente in proporzione, a volte ci rimette – esempio – il tight end che ha fatto tutto bene ma che si trova in una squadra in cui magari l’head coach preferisce avere nel roster un tight end di meno ed un linebacker in più.
3. Un sito Internet americano, www.thesmokinggun.com, quello per intenderci in cui si va a curiosare per vedere le foto segnaletiche dei vip arrestati, ha pubblicato un interessante documento (17 pagine, è in pratica un contratto vincolante) che illustra quali siano le richieste dei Pittsburgh Steelers agli hotel che li ospitano nelle trasferte. Niente di apocalittico, del resto succede anche per gruppi musicali o viaggi di gruppi privilegiati di persone, ma guardiamo. Si parte con la richiesta di un intero piano tutto per la squadra, o se non è possibile due piani, ma con divieto di avere ospiti esterni nelle stanze non occupate dai giocatori e dallo staff, così come le stanze riunione devono essere riservate alla squadra e viene richiesto che in stanze adiacenti a quelle per le riunioni non si svolgano feste di matrimonio o eventi rumorosi. E’ peraltro una richiesta meno assurda di quel che si pensi: finché a chiedere un piano intero è una squadra di basket, che gira con un totale di 20-25 persone, è un’apparente forzatura, ma qui parliamo di una settantina tra giocatori, allenatori, personale medico e di supporto tecnico come i magazzinieri, ed è per questo che un piano intero può non bastare. Da notare che non vengono chieste suite, ma solo stanze “normali”, per nessuno, nemmeno per l’head coach o il proprietario Dan Rooney o il presidente operativo Art II, che come il padre (e nonno) e fondatore Art sono personaggi relativamente frugali (“relativamente” perché sono ovviamente milionari e non è che vivano in povertà), mentre le stanze singole sono poche e riservate ai giocatori di maggiore anzianità. E’ vietato l’alcool in tutte le stanze, e dunque l’hotel deve togliere le bottiglie di alcolici dai frigobar e rifiutarsi di eseguire l’ordine se qualche giocatore ordina alcolici tramite il servizio in stanza. C’è invece da bere roba salutare: nel piano dell’hotel riservato ai giocatori ci sono frigoriferi con bottiglie di Gatorade, ed è inoltre chiesto un numero enorme di bottiglie d’acqua naturale, che devono essere a disposizione in ogni ambiente in cui possano trovarsi staff e squadra, come stanze, sale riunioni, piano dell’hotel. Per i pasti è obbligatoria la presenza della salsa ketchup Heinz, in ossequio alla marca che sponsorizza lo stadio, mentre non è imposto ai giocatori di mangiare cibo sano, visto che al buffet della sera prima della partita, in genere dunque il sabato sera, vengono messe a disposizione anche ali fritte di pollo, hambuger, patatine, pizza, biscotti al cioccolato e gelato. Del menu del pranzo pre-gara, che si tiene cinque ore prima della partita o alle 8 del mattino se si gioca alle 13 della domenica (e capita non di rado) devono far parte filetto, braciole di prima scelta, fettuccine, insalata, frutta e altri piatti a metà tra la colazione e il pranzo, come omelette (di quelle che negli hotel vengono fatte su richiesta, dal cuoco in sala). Ai “poveri” magazzinieri, che per sistemare ed organizzare le attrezzature da gioco devono andare allo stadio prestissimo, è destinato il filetto ma da “asporto”. Ultima richiesta: un prete cattolico ed una stanza dove celebrare la Messa la domenica mattina, (Rooney classico cognome irlandese…e questo conta). E anche se si sa che è abitudine delle squadre pro dare nomi falsi alla registrazione clienti, così da impedire che i giocatori vengano disturbati, è strano leggere che nell’elenco dei nomi forniti dal club ci sono Chuck Noll, lo storico coach vincitore di quattro Super Bowl con gli Steelers che però non lavora più per loro dal 1991, ed altri ex dipendenti del club.
4. Interessante quanto emerso dal training camp dei Chicago Bears. Pare infatti che Rex Grossman, discusso fino alla nausea lo scorso anno nonostante l’approdo dei Bears al Super Bowl, abbia avuto un’estate di alto livello: preciso, determinato, sicuro anche nella capacità di passare rapidamente al secondo, terzo o quarto ricevitore designato se capisce che l’obiettivo preordinato è coperto dalla difesa. I Bears hanno accusato qualche problema fuori dal campo, ultimo l’episodio che ha riguardato Lance Briggs, il linebacker prima desideroso di andarsene, poi rimasto e l’altro giorno coinvolto in un incidente stradale dopo il quale – era andato contro un palo da solo alle 3 di notte – è fuggito, preso dal panico, telefonando ad un carro attrezzi ma anche alla Polizia per denunciare il furto dell’auto, un vecchio e disonesto trucco cui ricorre chi scappa dalle proprie responsabilità (e infatti Briggs è stato arrestato poi rilasciato su cauzione). A parte questo, c’è un pochino più di fiducia in Grossman e nei Bears che non a febbraio, nei giorni successivi ad un Super Bowl in cui a parte il kickoff iniziale riportato in touchdown da Devin Hester i Colts avevano sempre chiaramente tenuto il controllo della gara. Risultati e statistiche del precampionato contano meno di zero, quel che è piaciuto è stato appunto l’atteggiamento di Grossman in allenamento, in situazioni di contatto ‘vivo’ che possono valere quanto una partita di preseason se condotti come si deve. Piuttosto, mentre la difesa sta convincendo, con l’interessante aggiunta del cornerback matricola Corey Graham, è da verificare in situazione di partita come se la caverà Cedric Benson, il running back, ora che Thomas Jones è stato ceduto ai Jets. Benson divideva tempo e portate di palla con Jones ma nelle ultime sette gare del 2006 aveva avuto 4.9 yard di media approfittando del fatto che il collega fosse limitato da problemi fisici. Nel Super Bowl Benson era stato inesistente, però: fumble la prima volta che portò palla, e infortunio dopo corsa di 4 yard sulla seconda…
5. Una curiosità, che può contare o meno: i Miami Dolphins giocano ben quattordici delle loro sedici partite nella zona di fuso orario della loro città, la Eastern, visto che ne hanno sette in casa (non otto come tutte le altre, tra poco vediamo perché) e in trasferta solo il 7 ottobre saranno ad un’ora…in meno, a Houston, mentre per il resto avranno Washington, New York, New England, Cleveland, Philadelphia, Pittsburgh, Buffalo. La partita casalinga numero otto, come si diceva, è a cinque fusi orari di distanza, ovvero a Londra: è la famosa sfida contro i New York Giants del 28 ottobre, Wembley Stadium, probabilmente l’avvenimento sportivo europeo dell’anno, se ci interessassero tali definizioni. Va aggiunto che forse ancora meglio andrà ai New York Jets, che giocano 14 partite nel fuso orario di New York e le altre due in quello Central, ovvero solo un’ora in meno: si dice spesso ch

e, abitudinari (con ragione) come sono, i coach amino pochissimo variare le loro tabelle cronologiche, e in questo caso Ray Mangini ai Jets avrà pochi problemi. Basti un esempio, per spiegare i disagi, e pur ricordando che al mondo c’è di peggio che cambiare fuso orario: se si gioca sulla costa est, la colazione/pranzo alle 8 del mattino dei (esempio) Raiders per una partita alle 13 diventa effettivamente alle 5 del mattino, perlomeno per il loro orologio biologico, e non è che la squadra possa arrivare a Boston o Miami cinque-sei giorni prima per abituarsi all’orario differente, per cui alla fine una squadra della costa ovest gioca a quelle che per le sue abitudini sarebbero le 10 del mattino. Niente di catastrofico, ma in qualche maniera influisce sul rendimento.
6. A proposito di viaggi, ecco le distanze che verranno coperte nella stagione 2007 dalle varie squadre, o meglio le cinque che ne faranno di più e le cinque che ne faranno di meno. Il calcolo è in miglia, la conversione non l’abbiamo fatta perché altrimenti questo pezzo non sarebbe mai uscito. Comunque un miglio americano è circa 1,6 chilometri. Prime cinque: St.Louis 34.352, Seattle 33.586, Miami 29.724 (ovviamente contano anche quelle del volo per Londra), San Diego 28.398, Oakland 27.721. Ultime cinque: Pittsburgh 11.348, Green Bay 10.378, Philadelphia 10.119, Buffalo 9972, NY Jets 9186.
7. Per chiudere, e a ribadire che i giocatori di football non devono menare le mani in maniera incontrollata ma avere prima di tutto la capacità di concentrazione di ricordare schemi dal nome astruso in situazioni di grande pressione, fatica e dolore, ecco riprodotta una pagina del playobook (libro degli schemi) del 2004 degli Arizona Cardinals, ottenuto e pubblicato in esclusiva da espn.com (giusto citare la fonte, ancor più in questo caso).
8. A proposito di chiudere, due parole vengono in mente: Michael Vick.

Roberto Gotta
chacmool@iol.it
http://vecchio23.blogspot.com

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