Trussardi, un pesce scimmia nella trattoria di lusso

8 Maggio 2019 di Dominique Antognoni

Tomaso Trussardi, erede del famoso stilista Nicola, è noto al grande pubblico per essere il il marito di Michelle Hunziker e a quello un po’ meno grande per essere un imprenditore della ristorazione, con il ristorante Trussardi alla Scala. Nel cuore di Milano, appunto in piazza della Scala.

Il signor Trussardi ci scuserà, ma noi continuiamo a non capire la sua rivoluzione gastronomica, nel locale dove fino a due mesi fa regnava Roberto Conti. Era un punto cardine della Milano fine dining, perdonateci l’espressione, dai tempi dell’apertura con Andrea Berton in cucina, quasi dieci anni addietro.

Si arrivò a due stelle Michelin e lo chef ha sempre sostenuto che se fosse rimasto per un altro paio di anni sarebbe arrivata perfino la terza. Non lo sapremo ovviamente mai. Però in effetti il livello era davvero altissimo. Di recente la maison Trussardi è stata ceduta ad un fondo di investimenti, QuattroR (per la precisione a una newco con QuattroR al 70% e Trussardi al 30), e come logica conseguenza ci sono stati cambiamenti anche per quello che riguarda il ristorante.

In un’intervista tutta fanfare e complimenti, come è prassi in gran parte del giornalismo enogastronomico, Tomaso Trussardi ha spiegato la nuova filosofia del locale: “Basta cucina stellata, si cambia, ci sarà una trattoria di lusso”. Umilmente abbiamo chiesto su Facebook cosa fosse esattamente una trattoria di lusso e solo per questo Trussarsi si è infuriato (sempre su Facebook, ormai tutte le nostre vite sono virtuali). Forse è abituato a domande zerbinate, a giornalisti addomesticati dagli uffici stampa (che nella moda sono molto più invadenti che in altri settori), ma secondo noi era una domanda legittima. 

Trussardi trattoria di lusso, dunque. A due mesi di distanza abbiamo forse capito cosa intendesse dire. Il menù prevede infatti la cotoletta a 50 euro, il filetto a 45, il piccione a 40 e il merluzzo a 40. Inutile fare demagogia sui prezzi, l’importante è che siano chiari e da Trussardi hanno almeno questo pregio. Non te li puoi permettere? Non ci andare, semplice. Ma l’offerta non ci pare comunque allettante, se non si hanno ambizioni di alta cucina ma solo di trattoria, per quanto di lusso. Ha senso tutto ciò, con il nome Trussardi?

Pensavamo a qualcosa di sorprendente, piatti intriganti e coinvolgenti, proposte da non poter dire di no, un cambio di rotta forte e frizzante, vigoroso e clamoroso. Cambio di gestione significa di solito questo, poi i gusti sono sempre gusti. Forse è presto per giudicare, chi lo sa. Il nuovo chef, Paolo Begnini (arrivato da Bergamo, da La Brughiera) si è insediato da poco, ma comunque rimaniamo convinti che il primo menù avrebbe dovuto essere spumeggiante, si trattava in fondo del suo biglietto da visita.

Menu del ristorante Trussardi alla Scala

Quello che fa un po’ specie è che in carta ci sia anche il menu degustazione, che però appartiene a Roberto Conti, a Parma già da due mesi. A proposito: mai visto un menù presentato in una maniera più sciatta e superficiale, passate davanti al ristorante per vedere e credere. Un foglio in Word qualsiasi, la divisione dei piatti in “I pesci” e “Le carni”, errori di punteggiatura e anche di traduzione, per non dire della goffaggine di alcune situazioni, come per esempio informare la clientela italiana che la bistecca viene calcolata all’etto, mentre alla clientela straniera viene detto che si calcola al grammo (Ma perché?). Pubblichiamo la foto, giudicate voi. Per la cronaca, leggere di una sezione chiamata “I Pesci” ci intristirebbe anche nelle trattorie non di lusso.

Altra piccola osservazione. La rana pescatrice (o coda di rospo) si traduce monkfish, non monkeyfish come è scritto nel menu, ammesso che la nostra parola valga qualcosa (non siamo Shakespeare, ma in qualche ristorante siamo stati). ‘Pesce scimmia’ è la definizione di un altro pesce, l’Osteoglossum bicirrhosum: se andate su Wikipedia cercatelo sotto Silver Arowana. Ma così, giusto per curiosità, visto che non è la rana pescatrice servita da Trussardi.

E poi “catalana style” cosa sarebbe? Con lo stuolo di consulenti, manager food and beverage, ufficio stampa, pr e tutto il resto ci sembrerebbe il minimo presentare un menù scritto correttamente. Mancanza di stile e di passione: chi l’avrebbe mai detto, solo qualche mese addietro? E come definire la traduzione di piselli con ‘beans’, cioè fagioli, invece che con ‘peas’? Non occorre fare i sapientini, gli uomini di mondo, ma solo utilizzare tre secondi della propria vita per andare su Google Translate.

Si sta ripetendo, quasi uguale, la situazione del ristorante Armani di un anno fa. In altre parole: puoi essere un grande brand, ma nel quotidiano ci devi mettere l’anima. Trussardi ha comunque dichiarato che le stelle Michelin non gli interessano, quindi alla fine siamo tutti contenti. E magari sul pesce scimmia ci sbagliamo: il nome crea curiosità, discussione. Un nome da trattoria di lusso.

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