Tre canzoni di Dino

Come auspicato da un nostro lettore oggi parliamo di Dino, altro cantante simbolo degli anni ‘60 italiani, in un periodo (come del resto accadrà per molti personaggi odierni) in cui ci si affermava con qualche singolo di successo per poi tornare in auge in epoca di revival. Ecco che il veronese Eugenio Zambelli, in arte Dino (che era anche il suo soprannome in famiglia), è anche lui in gara al sempre più avvincente Festival di Indiscreto con i suoi tre brani più ascoltati su Spotify.

Nel 1964 esce Te lo leggo negli occhi, con testo di Sergio Bardotti e musica di Sergio Endrigo, di cui 35 anni dopo Franco Battiato avrebbe dato una rilettura nel suo album Fleurs, a conferma della storicità del brano. Brano cantato anche da Giorgio Gaber e da altri, diede ad un sedicenne Dino, allora accompagnato dai Kings (dimenticati protagonisti del primo beat italiano), una popolarità immediata ed enorme. 

Visto il successo del tema (quello degli occhi, dei quali Dino è un importante rappresentante…) nel 1968 esce Gli occhi miei, probabilmente la sua canzone più conosciuta. Momento di rivoluzioni, ma Dino non si fa ammaliare dalla politica e partecipa a Sanremo in coppia con Wilma Goich su testo di Mogol e musica di Donida. Da subito un tormentone ripreso anche all’estero con tanto di versione in inglese di Tom Jones, ennesimo caso di brano italiano capace di superare i confini (ma non fatelo sapere agli esterofili).

Terza canzone originale in gara di Dino, lasciando fuori le cover incise, è Sai sai sai del 1965, scritta da Castellano, Pipolo e Bruno Canfora, tema presente in due ‘musicarelli’, Le sedicenni e Altissima pressione (cast da urlo, da Gianni Morandi in giù), di cui il nostro è uno dei protagonisti. Con tanto di ciuffo successivamente scomparso. Anche questo brano interpretato con l’impostazione ed enfasi dell’epoca (provate a sentirvi le prime canzoni di Gaber e Paoli… per capirci). Il grande successo di Dino si sarebbe fermato agli anni Sessanta, ma lui non sarebbe mai stato dimenticato.

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