Trappola di Crystal

31 Gennaio 2010 di Christian Giordano

di Christian Giordano
La vita di Steve Kember,  lottatore del campo e della panchina, che a Selhurst Park ha lasciato più del cuore…

Centrocampista dall’agonismo addirittura feroce, Stephen “Steve” Dennis Kember nasce a Croydon, Londra sud, l’8 dicembre 1948. Comincia la carriera nel Crystal Palace come apprendista nel 1963 e due anni dopo, nel giorno del suo 17esimo compleanno, firma il suo primo contratto da professionista. Alla scuola di Dick Graham, Arthur Rowe e Bert Head, diventa una colonna del Palace a cavallo fra gli anni 60 e 70. Con il portiere John Jackson e il centrale difensivo scozzese John “Big Mac” McCormick è uno dei sempre presenti nella storica prima promozione in Division One del 1968-69 (il suo decisivo gol al Fulham ne farà un idolo dei tifosi) e in massima divisione già nell’ottobre 1970 si guadagna il primo cap nell’Inghilterra Under 23.
Ereditata da John Sewell (passato al Leyton Orient) la fascia di capitano del Palace, nel settembre 1971 approda al Chelsea per 170.000 sterline, cifra-record che permetterà al leggendario Head di ricostruire la squadra per restare in First Division. A Stamford Bridge, però, Kember non atterra sul velluto: Dave Sexton lo impiega largo sulla destra anziché al centro. Partito Sexton, ritrova con la posizione di centrale la fiducia perduta, ma la retrocessione del Chelsea a fine 1974-75 lo porta, per non scendere di categoria, al Leicester City.
Al Filbert Street arriva con quasi 350 presenze in campionato, ma sotto Jock Wallace esce presto di squadra e dopo un paio d’anni, nell’ottobre 1978, cede all’offerta di Terry Venables: 50.000 sterline per riaverlo al Selhurst Park. Tornato a casa, con la squadra nel frattempo rotolata in terza serie e poi risalita in seconda, fa da chioccia ai giovani talenti con cui vince subito la Division Two. Nel marzo 1980 attraversa l’Atlantico per un biennale coi Vancouver Whitecaps della NASL. Nell’estate 1981 torna ancora al Crystal Palace, stavolta come allenatore delle giovanili voluto dal neopresidente Ron Noades. Stufo del manager Dario Gradi, arrivato in estate, a novembre Noades gli affida la prima squadra, di nuovo ridiscesa in Second Division e a forte rischio di un altro salto triplo all’indietro in terza serie. Nonostante la salvezza con un turno d’anticipo e la ciliegina del quinto turno in FA Cup, nell’estate 1982 viene rimpiazzato dall’impopolare (eufemismo) Alan Mullery. Esonero ufficialmente mai comunicatogli, dato che «in quel momento ero in vacanza».
A fine anni 80 gestisce un wine bar a Croydon prima di tornare, nel novembre 1986, alla panchina. Quella del Whyteleafe, club dilettantistico della Vauxhall-Opel League portato due volte in fila al terzo turno di FA Cup (1988-89 e nel 1989-90) e alla promozione nella Isthmian League Division One. Nell’estate del 1993, si dimette (lo rimpiazzerà Paul Hinshelwood, suo ex compagno) per tornare ancora una volta al Palace, come membro dello staff tecnico. Ruolo mantenuto fino all’aprile 2001, quando, con la squadra in lotta per non scendere in terza divisione, il nuovo presidente Simon Jordan, licenziato Alan Smith, gli affida un Palace quasi spacciato: -6 punti dalla quota salvezza a due giornate dalla fine. Kember invece compie il miracolo, rivoluziona la squadra e vincendo all’ultimo respiro sul campo dello Stockport County si salva. Impresa che Jordan premia riservandogli nel club un «posto a vita». Non da capo allenatore, ma da assistente di Steve Bruce. L’ex stopperone del Man Utd dura due mesi, poi indovinate chi traghetta (stavolta con Terry Bullivant) la squadra fino all’arrivo di Trevor Francis? Mai amato dai tifosi nei 14 mesi con le Eagles, l’ex attaccante sampdoriano anni 80 viene esonerato nel febbraio 2003, con Kember – per la quarta volta, come Steve Coppell: un record – ma finalmente da solo, al comando fino al termine della stagione. Confermato a tempo pieno, vince le prime tre partite del 2003-04, ma a novembre, con la squadra 20esima, a due punti sopra la zona-retrocessione, Kember viene esonerato dopo il 5-0 esterno contro il neopromosso Wigan Athletic. Il «job for life» era un modo di dire. Osservatore part-time per il Fulham, oggi fa l’istruttore di cricket, calcio e fitness alla Whitgift School di Croydon, fa qualche capatina da spettatore al Selhurst Park e si gode la famiglia. Dei tre figli, tutti hanno giocato. Matthew nel Whyteleafe, Robbie e Paul nel vivaio del Palace e poi in non-League. Papà, però, era un’altra cosa.
Christian Giordano
Football Poets Society

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