Tokyo 2020, Patta-Jacobs-Desalu-Tortu

6 Agosto 2021 di Stefano Olivari

Patta-Jacobs-Desalu-Tortu. Chi come noi per decenni ha aspettato la Grande Finale, come l’onda giusta nella grande mareggiata in Un mercoledì da leoni, ha avuto la sua gara definitiva ed adesso non ha più niente da chiedere all’atletica, allo sport, non diciamo anche alla vita ma ci andiamo vicini. L’oro olimpico della  4×100 è meno iconico di quello dei 100, comunque italiano, ma aggiunge alla grandezza dell’atletica quella dello sport di squadra anche se la staffetta è fatta di prestazioni individuali ed i cambi sono stati, scriviamo a caldo e non li abbiamo ancora vivisezionati, giusto buoni e quello fra Desalu e Tortu forse nemmeno.

Un fenomeno come Jacobs, messo giustamente in seconda frazione quando il marketing e l’ignoranza lo avrebbero preteso in ultima, un emergente come Patta che non ha sentito la pressione e che nel nuovo mondo MaxFly (e simili) può scendere sotto i 10″10, un buon curvista-duecentista come Desalu e un Tortu che ha preso di rabbia l’oro della vita, perché ad Olimpiadi e Mondiali non ne vincerà altri e lo sapeva. Una rimonta, quella di Tortu, non enorme ma comunque notevolissima, con un tuffo alla Berruti, e che ci ha dato gli stessi brividi del Mennea 1980 su Wells. Paragone scontato, ma in 41 anni non abbiamo cambiato di troppo i nostri gusti. E Tortu ha davvero corso sui propri limiti. Da brividi.

Oro commovente, per quanto l’abbiamo aspettato: mai arrivato agli Europei (ultima medaglia l’argento del 2010), mai arrivato ai Mondiali (ultima medaglia il bronzo del 1995 in circostanze fortunate), mai arrivato ai Giochi dove la medaglia mancava addirittura da 73 anni, da Londra 1948. Nei prossimi giorni riordineremo le idee e scriveremo qualcosa di sensato, per adesso siamo soltanto felici perché Patta-Jacobs-Desalu-Tortu hanno rappresentato tutte le ore, i giorni e gli anni passati ad aspettare Patta-Jacobs-Desalu-Tortu e il loro 37″50.

Tutto bene? Sì, tutto tranne le prossime puntate di ‘Inglesi che rosicano’. Tortu come Donnarumma, eccetera. A proposito: in mezzo a tante gare stupende, con menzione d’onore per la 4×400 da finale e record italiano, una gioia per noi tifosi suoi e soprattutto dei 1500 è arrivata dall’argento di Laura Muir. Ma lei è scozzese, non inglese, e l’argento è la sua prima medaglia di valore assoluto in carriera. Chi rosicherà e per che cosa? Non è che gli schemi del calcio possano essere applicati a tutto.

Antonella Palmisano fino a una settimana fa era l’unica medaglia olimpica possibile per l’Italia, un tutt’altro che sicuro bronzo nella 20 chilometri di marcia. Oggi questo bronzo è diventato il quarto oro dell’atletica italiana ai Giochi, prima dell’arrivo del quinto, nella più grande spedizione azzurra di sempre. Che agli ori da copertina ha aggiunto anche quelli del tradizionale medaglificio. Di tutti e cinque quello della marciatrice pugliese è quello arrivato alla fine di un percorso di altissimo livello, dal quarto posto ai Giochi di Rio al bronzo dei Mondiali di Londra. In altri tempi le avremmo fatto la statua equestre, in questi dal punto di vista mediatico sarà di poco più celebrata di Luigi Busà. Che ci ha fatto tenerezza dopo la finale, quando parlando del suo travagliato anno ha detto che un giorno racconterà tutto. Ma purtroppo già oggi non interessa a nessuno.

La statua equestre se la farà da solo Giovanni Malagò, dopo che l’atletica ha raddrizzato un’Olimpiade con tante mezze delusioni. 38 medaglie sono il record auspicato ed il discorso sulla loro scarsa qualità media riguarda anche tante altre nazioni. I due sport simbolo dei Giochi, nuoto e atletica, hanno però sistemato tutto. La vituperata riforma del CONI, avversata da Malagò e da chi ai margini del CONI mangia (non solo a Casa Italia), ha di sicuro restituito le federazioni alla loro missione, che sarebbe la preparazione olimpica.

Medaglie italiane di oggi. Oro della 4×100 di atletica: Lorenzo Patta (Fiamme Gialle), Marcell Jacobs (Fiamme Oro), Fausto Desalu (Fiamme Gialle), Filppo Tortu (Fiamme Gialle). Oro di Antonella Palmisano (Fiamme Gialle) nella 20 chilometri di marcia. Oro di Luigi Busà (Carabinieri) nel karatè, kumité 75 kg

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