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Tifosi su tutto
Stefano Olivari 01/06/2010
di Stefano Olivari
Periferia ovest di Milano, scuola elementare Cabrini (non Antonio ma Francesca), circa un’ora fa. Un italiano di religione ebraica, come si evinceva dal vestito, accompagna all’entrata i due figli. Passa un tamarro in motorino, uno che a occhio troverebbe ostica la lettura di Tuttosport, rallenta, si avvicina con fare minaccioso e poi urla: ”Assassini! Israele paese di terroristi”.
Il padre fa finta di niente, in quarant’anni di vita deve averne sentite di peggio da idioti di tutto l’arco costituzionale, mentre i bambini si spaventano e corrono dentro l’edificio. Che per la cronaca è sempre presidiato da militari italiani, dalla mattina alla sera, essendo i bambini italiani di religione ebraica fatti da anni oggetto di minacce di ogni tipo. Cose pesanti, non certo il normale (anche ai nostri tempi era purtroppo normale) bullismo di quell’età. Lo spunto per i nuovi insulti è arrivato ovviamente dai morti fra i presenti su una nave che portava aiuti umanitari (e forse armi) forzando il blocco di Gaza, con una dinamica non ancora chiarita e che non necessariamente è una via di mezzo fra opposte bugie. La cosa che possiamo notare è che avendo in mano solo le versioni ufficiali di parte, come quasi sempre accade nel giornalismo (non solo di guerra) embedded di oggi, i commenti e le analisi si sono basate solo su ideologie e pregiudizi che sono tifo allo stato puro. E molto meno nobile di quello calcistico, visto che un fallo da rigore è opinabile mentre chi ha sparato per primo dovrebbe essere accertabile. Viviamo tutto così, di pelle e di tifo, poi pretendiamo anche di essere presi sul serio. Quel demente in motorino (ma anche noi, che istintivamente pensiamo abbia sempre ragione uno stato di 7 milioni e mezzo di abitanti circondato da gente che lo vuole annientare) non era peggio di tanti analisti presenti da Vespa o da Santoro che si piccano di essere super partes.