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Vuoti a perdere

Tifo Gentile

Oscar Eleni 24/12/2013

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Oscar Eleni da quei posti infami dove devi cucirti la bocca per farti ascoltare mentre esseri umani disperati chiedono aiuto agli ingordi. Sono tempi di velenosità natalizia. Come avrebbe detto Michele Kalashnikov, figlio di contadini cosacchi semi analfabeti, inventore del terribile mitra AK47, leggera piuma di morte usata da oltre 100 eserciti, morto a 94 anni: ”Il mio fucile non uccide nessuno, lo fanno i politici che non riescono ad accordarsi”. Valle a interpretare certe  parole dell’ex contadino diventato meccanico e poi generale. Assomigliano a quelle degli inventori di una bomba chiamata atomica. Sembrano quelle di tante persone che in questi mesi si sono palleggiati l’Italia sui piedi, di molti che studiano l’arte politica, ma poi non la mettono da parte.

Sarà per questo che la bandiera da far sventolare per il nuovo anno sembrava quella del generale romano dall’alito pesante  che combatteva Obelix e prendeva per il collo l’aiutante Antivirus urlandogli in faccia: ”Chemmefrega deinnomi, delle rregole”. Sembrava. Perché non è tutto oro ciò che luccica e tutto male ciò che la Gazza degli orgasmi denuncia. L’ufficio tesseramenti della FIP è aperto anche durante le festività. Bene. Lo vogliono, questo generale romano, al posto di Peterson non per le dirette streaming, ma per i corsi di aggiornamento ai dirigenti, lezioni dal titolo scontato:” Checcefrega, checce importa…”. Ammessi, gratuitamente sia chiaro, molti dirigenti di questo basket, cominciando dalla Milano che ha cambiato la vita di Siena e Daniel Hackett, orogogliosa di essere stata “prescelta” anche se offriva di meno, molto meno di altre squadre europee!?! Benedetta luna.

Certo il nostro eroe rasta entra con la lancia dei Maori nel tinello dell’Emporio Armani. Dopo la stangata di Cantù, dove, si dice, si sottintende, non è stata neppure la peggiore Olimpia dell’anno, le cose appaiono chiare. Il messaggio dei due matamoros Gentile e Langford è stato chiaro. Qui comandiamo noi, è il nostro attacco. Alessandro il feroce e i suoi 28 punti, Keith all’assalto di ogni casamatta inventata da quel satanasso di Sacripanti. Per il resto zero scarabocchio a parte qualche punticino di Lawal e Jerrells l’incompreso,un bell’attaccante scambiato per un’altra cosa nei  pensatoi presidenziali. Luca Banchi dice  dopo molti mesi una frase da gelo: si riparte da zero. Ecco. Hackett si dovrà far spiegare dal suo mentore dell’anno scorso se i 36 tiri dei matamoros contro i 26 degli altri, ma ci sono 10 di Jerrels e 9 di Lawal, sono un segnale, un allarme, un casino. Ora sa. Ha visto. Non da dentro, Sempre da fuori. Ma ha visto e le caselle vuote per troppi, da Melli a Kangur, da Wallace a Gigli e Cerella Sono il rebus per Daniele nei giorni dove ci sarà davvero poco tempo per conoscersi. Dando per scontata la partita del “riscatto” contro Cremona del 26, succedeva sempre con Scariolo, l’anno scorso, deboli con i forti, forti con i deboli, poi sarà baraonda se Avellino sarà guarita davvero: esami di greco, Atene con il Panathinaikos (2/1), Olympyakos imbattuto in Europa ad Assago il 9 passando per Sassari dove hanno scoperto tardi che se Marques Green non attacca ci si appiccica e si giocano partite a rovescio come quella persa contro Siena la leonessa che tira zampate anche se  ha sempre meno ciccia da mangiare e spazio dove muoversi.  Ecco, il 12 al Forum ci sarà proprio la Mens Sana prima del ballo di di mezzanotte con due ex avvelenati come Scariolo e Bucchi che porteranno ad Assago Vitoria e Brindisi. Insomma c’è da saltare un bel po’. Panettone da mangiare a San Biagio. Fa bene alla gola.

Consigli? Sappiamo che Banchi e Sacchetti non hanno la puzzetta sotto il naso e ci stanno a chiacchierare con chi pur vedendo le cose da fuori, magari, ha qualche intuizione. Sfoltire, cara gente. Le idee confuse nella testa. Poche regole, ma senza vie d’uscita come faceva il vero Nano Ghiacciato Peterson  ai tempi in cui era come quei soldati americani mandati dietro le linee naziste per scatenare l’inferno. Sì, bastardi dentro. Vero che Milano non può perdere alla fine, ma deve arrivarci almeno con la faccia intatta e non a pezzi.

Settimana di rivisitazioni sentimentali. Pavia. Didi Gnocchi, ex cestista di qualità, tutti gli ex lo sono direte voi perfidi, ma perché negarci qualcosa che fa bene e lo diciamo al Diablo Esposito che a 44 anni torna sul campo, ma soprattutto eccellente giornalista, come del resto Mario Tesio, ci hanno portato al Politeama per un bel libro sulla storia del basket dietro l’Onda pavese, nome inventato guardando studenti in bici che ondeggiavano sul ponte in legno degli alleati quando la città  fu bombardata. Presentava Emanuela Audisio appena tornata dal funerale di Mandela. Una fatica per amicizia. Straordinario. Ma la serata lo è stata davvero, come direbbe l’inossidabile Rosolen, come ha confessato commossa Barbara Bandiera che ha pagato molto più della Cremascoli di Cantù la sua passione per il balon nel cesto, ma che come dirigente ha vissuto, contrtariamente alla nostra ingegnere che a fine anno lascerà Cantù e forse il consiglio federale, gli anni dove se eri vicepresidente di Lega potevi confrontarti con i giganti, perchè Porelli lo era, Allievi lo era, Acciari lo era, perché il De Michelis delle magie nel contratto Rai, delle lezioni imparate dopo una lettura del promemoria, lo era. Se avevi fede trovavi altri che  difendevano il tuo vessillo sapendo che per avere Oscar e Zorzi avresti anche potuto attraversare il fiume pieno di gorghi economici. In quel tempo c’era davvero entusiasmo e  anche sintonia con tutto e tutti, non come adesso dove sul biglietto da visita di ogni presentazione del campionato c’è scritto in nero: ‘Io spero che me la cavo’.

Notte a Pavia scoprendo che il mio amico Belli Bellow, lo chiamavo cosi nella squadra del Cus dove c’era anche serpentone Zanotti che non  sono riuscito a salutare, se ne è andato dopo essere stato anche un eccellente dirigente. Notte senza Caja fermo a Firenze, senza Zorzi bloccato a Gorizia dalla bruma, ma con Calamai, Anconetani e Ponzoni che per un certo tempo sono stati guardiani di porta nel progetto Annabella per il basket di Pavia. Erano gruppo, avevano un‘idea comune. Trent’anni dopo si sono cercati di nuovo. Questo insegnano i libretti su certe società, i libroni come quello di Pavia e del suo cavaliere Ravizza, i  testi riveduti e corretti sulle Scarpette Rosse o sulle Reyer. Accadrà per le squadre di questo secolo inaridito da rapporti di lavoro che si sono sempre esauriti il giorno prima della fine di un campionato. Porte girevoli maledette. Invasione dei rapporti con esclusivo scopo di lucro. Eppure la storia è stata fatta da chi aveva pane e acqua prima del caviale.

Pagelle perché avete fretta di andare a spendere gli ultimi copechi per accendere una candela dove fa più freddo.

10 A Daniel HACKETT per aver scelto di vincere con Milano, come dice il suo nuovo presidente Proli, rinunciando a contratti aurei di altri colossi: Armani ringrazia per aver risparmiato ancora, per aver trovato la grande novità sotto l’albero del derby perso a Cantù. A Natale c’è chi crede che arrivo il sacro Babbo, pazienza  se è soltanto per riportare lo scheletro di zio Svevo come, diceva il Trio alla Finocchiaro.

9 A Barbara BANDIERA vera pasionaria del basket a Pavia, presidentessa  che ha scoperto la povertà per colpa del basket, ma non ha perso  la voglia di scoprire cosa c’è dietro questo cartongesso del nuovo mondo cestistico.

8 A Didi GNOCCHI, TURA, CALAMAI, ANCONETANI, PONZONI per quello che ci hanno regalato come immagini, pensieri, messaggi in una notte dove non ha mai fatto freddo.

7 Al RECALCATI che resta il nostro micione preferito perché sono straordinari i dispetti che sa fare ancora lui a chi pensa di trovarlo  appoggiato al bastone che usa la vendetta lombarda Mattioli per le sue passeggiate in montagna. A proposito, caro Charlie, la Lombardia resta commissariata. Sbrigati a salvare la Sutor, poi serviresti come presidente almeno regionale in attesa che Petrucci trovi altri schermi accesi.

6 Al MORETTI che si è cucinato la Reyer e forse ha staccato un tagliando per la difficile salvezza di Pistoia. Non lo avevamo mai trascurato questo artista che  aveva talento sul campo e testa fina. Per la verità pensavamo e pensiamo la stessa cosa per ESPOSITO, ma a Imola farà il rientro sul campo a 44 anni, eppure ci giuravano che aveva talento per guidare gli altri. Caro Tanjevic, come la mettiamo coi tuoi ex allievi allenatori così angosciati?

5 Al Massimo CARBONI, una voce che manca nelll dirette Rai, radio e televisione non conta, che la Lega potrebbe utilizzare come voce narrante per quei filmati anemici che regala ogni volta buttando dentro musica rumore, mai armonia, perché l’avarizia che entra nella pelle dei pensionati lo mette in contatto con il resto della sua vita soltanto attraverso messaggi telefonici, mai in viva voce. Auguri a lui e a tutti quelli che con noi sono stati dove sbonzarsi aveva un senso perché  eravamo famiglia. Con qualche serpente, ma conoscendolo bastava una fiatata di grappa storica ed era stecchito.

4 A Stefano GENTILE per essersi mangiato il meglio della torta prenatalizia in una casa dove suo fratello Alessandro avrà rincorso le ombre dell’anno scorso e suo padre Nando si sarà domandato perché nella scelta di tifo per il Cantù-Milano ha deciso di stare dalla parte della squadra di casa. Così come farà al ritorno. Caro Nandokan una volta era proprio il contrario. Battersi dove ti davano addosso.

3 A VARESE e BOLOGNA che passeranno il Santo Stefano più complicato di questa basketlandia. Si sono messe nei guai in tanti modi, peccando in molte maniere, ma chi le ama davvero dovrebbe sapere che da questi conventi non si può pretendere molto di più. Forse attenzione e sacrificio, ma  il talento è quello. Non moltissimo.

2 Al MELLI da zero assoluto nella partita persa a Cantù. Non può avere un calo degli zuccheri così clamoroso. Era in progresso costante e non ci dica che senza David Moss si è sentito in una tonnara dove tutti gridavano all’altro “prendilo tu che io devo telefonare”.

1 A Meo SACCHETTI se non riconosce che il paperoga CRESPI gli ha teso davvero una bella trappola. Crespi e la sua visione della vita sfidando i mulini più grandi. Per Meo è venuto il tempo delle decisioni dolorose: chi non ci stà a vivere come era abituata la Dinamo dalla panchina corta può imbarcarsi domani. E’ ancora in  tempo per essere lo sfidante di Milano perché da qui alla fine avrà più energie delle consorelle che fino ad oggi sono state alla ribalta aspettando lo tsunami milanese.

0  Alla LEGA e alle società che rappresenta. Questa smania di cambiare giocatori  sotto Natale, durante le feste, è una fissazione del nuovo cestismo diabetico. Chi stiamo difendendo o assolvendo? Nessuno. Questo è il basket di oggi: io so io voi non siete nulla, chissenefrega dei nomi e delle esigenze comuni. Ciao. Augurissimi.

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