The Great One

11 Maggio 2011 di Igor Lario Novo

di Igor Lario Novo
La maledizione dei padroni di casa, il disastro della Slovacchia, la mentalità svizzera, la fatica russa, i calcoli svedesi e la velocità di Gretzky.

1. Continua la maledizione ai Mondiali di hockey. I padroni di casa non vinceranno. È dal 1986 che una nazionale non vede l’oro sul ghiaccio di casa. L’ultima fu (manco a dirlo) l’Unione Sovietica. A Mosca. Poi più nulla. Certo, fino alla caduta della cortina di ferro c’era poco da fare. Si correva per il secondo posto. L’Unione Sovietica ha vinto 20 edizioni su 25, tra il 1963 e il 1990, di cui 9 consecutivamente tra il ’63 e il ’71. Delle 5 restanti, la Cecoslovacchia ne ha portate a casa 4 (’72, ’76, ’77, ’85). E solo la Svezia (della Svezia parleremo tra poco) riuscì nell’impresa di mettere in fila le potenze dell’Est (sebbene una sola volta) nel 1987 a Vienna. Alcune delusioni storiche e brucianti le ricordiamo nel ’95 in Svezia (vinsero i rivali della Finlandia), nel 2000 in Russia (a San Pietroburgo vinse la Repubblica Ceca). Nel 2007 di nuovo a Mosca vinse il Canada. Con la rivincita l’anno dopo. A Québec City vinse la Russia. Bisogna però tornare all’edizione del 2000 per ritrovare una débâcle totale come quella vissuta dagli slovacchi quest’anno. La Russia arrivò ultima nel suo girone, nemmeno si qualificò per i quarti perdendo da Svizzera, Lettonia, e Bielorussia. Per il resto tutti hanno sempre lottato alla grande (poi si può anche perdere).
2. Gli slovacchi quest’anno avevano sulla carta una buona nazionale. L’allenatore canadese Glen Hanlon aveva fatto grandi proclami. Ma non hanno proprio convinto. In nessuna delle partite disputate. Lenti e prevedibili. E soprattutto: un colabrodo dietro (differenza reti -1, contro il +21 dei Cechi). Esemplare la sconfitta nella partita decisiva contro la Finlandia. Da una parte c’era una squadra che pattinava a tutto ghiaccio senza calcoli e speculazioni (atteggiamento ripagato con il pareggio 1 a 1 al 47esimo e col gol vittoria al 50esimo). Dall’altra una compagine intristita e impaurita (brutto vedere campioni come Marián Gáborík, Miroslav Šatan e i fratelli Hossa conciati così) uscita tra fischi e applausi ironici.
3. Anche altre squadre hanno deluso.
La Svizzera è rimasta fuori dal girone finale. Per l’ennesima volta ha mostrato un blocco psicologico, prima ancora che tecnico. In una partita non decisiva contro la Svezia ci è sembrato di vedere grandi contro bambini. Gli svedesi hanno giocato al gatto con il topo per 2 tempi. Nel 3° hanno accelerato quel tanto che è bastato per andare sul 2 a 0 e chiudere il discorso. Non si è visto nei rossocrociati il tanto sbandierato cambio di mentalità. Il nuovo allenatore canadese Sean Simpson non sembra (almeno ai nostri occhi) avere portato nulla di nuovo (a parte qualche nome). Sicuramente il portiere Leonardo Genoni avrà una possiblità di carriera in NHL. E Andres Ambühl ha dimostrato ai New York Rangers che ci sa fare davvero e che non meritava la relegazione in AHL.
4. Per il resto sono da verificare le prestazioni di russi e statunitensi.
Entrambi hanno fatto fatica, fin qui. Prestazioni molto altalenanti le loro. I russi sono apparsi davvero convincenti solo nel 3° periodo nella sconfitta con la Repubblica Ceca. Finalmente si è vista una squadra giocare alla velocità che ci si aspetta. Con grande voglia e determinazione (cercate “Evgeny Artyukhin elbows Milan Michalek” in YouTube.com e guardate bene al minuto 1 e 11). Gli USA sono ai quarti praticamente solo per avere battuto Norvegia e Francia e non sembrano in grado di andare oltre il prossimo turno.
Il girone E si è concluso con: 1)Repubblica Ceca, 2)Finlandia, 3)Germania, 4)Russia. Nel girone F, invece: 1)Canada, 2)Svezia, 3)Norvegia, 4)USA.
5. Dicevamo della Svezia.
Alcuni si dimenticano che un mondiale di hockey (perché si gioca ogni anno, perché si gioca alla fine di stagioni di 60, 70 o 80 partite, perché si è tanto stanchi, …) si vince a tavolino prima che sul ghiaccio. Gli svedesi sono maestri in questo. Più volte in passato hanno dimostrato di sapere fare bene i loro calcoli (vedi l’Olimpiade 2006). Sul ghiaccio l’oro si vince vincendo le 3 partite giuste. Non serve spomparsi prima. Le prossime 3 sono le partite da vincere. La sconfitta con il Canada nell’ultima partita del torneo di qualificazione è frutto del calcolo. Arrivare primi nel girone F significava giocarsi il quarto di finale contro la Russia (ultima nel girone E). Arrivare secondi significa giocarsela con la Germania. Per quanto in forma i tedeschi non presentano rischi. I russi invece sono capaci del peggio, ma anche del meglio. E saranno sempre più pericolosi di chiunque altro. Proprio perché sanno essere imprevedibili (il valore non si discute). Vedremo. E vedremo presto. Tra pochissimo si aprono i play off: Repubblica Ceca-USA (16:15), Svezia-Germania (20:15). Domani Finlandia-Norvegia (16:15) e (lo scontro più bello del mondo) Canada-Russia (20:15).
6. Concludiamo con le curiosità di rito. Rendiamo omaggio ad un mostro sacro di questo sport. L’hockey su ghiaccio è lo sport di squadra più veloce sulla terra. E Wayne Gretzky non è mai stato il pattinatore più veloce del mondo. Non era né particolarmente imponente né forte fisicamente. Sapeva però vedere il gioco sempre un attimo prima degli avversari. Questa era la sua grande forza (unita a tecnica e talento unici, ovviamente). E questo gli è valso il soprannome di The Great One. Al suo debutto in NHL (a 18 anni!) il mitico centro degli Edmonton Oilers segnò 51 gol in 79 partite. Al suo primo ritiro, alla fine dalla stagione 88-89, Wayne Gretzky deteneva 61 record NHL. Tra cui ovviamente quello dei punti. Ben 2857. Sottraendo i gol da questa cifra a Wayne Gretzky rimanevano 1963 assist (più di Bobby Orr, Frank Mahovlich e Mike Bossy messi insieme). Tantissima roba. Nella stagione 81-82 totalizzò 92 reti. 50 solo nelle prime 39 partite. Iniziò la carriera vestendo la maglia numero 9 (quella del suo idolo Gordie Howe). Dovette cambiarla e scelse il 99. Che rimase il suo marchio e che fu poi ritirato dalla NHL in suo onore.

Igor Lario Novo
(in esclusiva per Indiscreto)

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