The English Game, dilettanti contro finti dilettanti

3 Giugno 2020 di Stefano Olivari

The English Game è una serie televisiva di Netflix imperdibile per chi abbia un minimo interesse per la storia del calcio, visto che è centrata proprio sulla nascita del calcio moderno, nell’Inghilterra della seconda metà dell’Ottocento. Attraverso le storie anche private dei due calciatori protagonisti, il nobile e ricco londinese Arthur Kinnaird ed il proletario di Glasgow Fergus Suter, quel genio di Julian Fellowes (Downton Abbey e tanto altro) racconta il conflitto fra dilettantismo e finto dilettantismo che segnò la Football Association degli albori.

Siamo nel 1879 ed il calcio britannico è dominato da squadre come gli Old Etonians, formate prevalentemente da gente benestante (ex alunni di Eton, non a caso) o che comunque ha più tempo da dedicare all’allenamento rispetto ad un operaio dell’epoca. Però ci sono anche altre squadre, che provano a cambiare il sistema degli Old Etonians e degli altri come loro, che fra l’altro esprimono anche la dirigenza della federazione. Squadre come il Darwen ed il Blackburn, in origine di operai ma adesso in parte formate da finti operai, professionisti pagati solo per giocare a calcio.

Fra questi la stella scozzese Suter, considerato da molti il primo grande professionista del calcio britannico, che arriva a Darwen e dopo poco viene ingaggiato dal più ricco Blackburn (non è specificato se Rovers o Olympic). L’incrocio delle vicende calcistiche e private, a volte usando Dickens a piene mani, è appassionante e non lo spoileriamo, visto che molte partite sono inventate. Ma ancora più appassionanti sono le due visioni del calcio e del mondo che si contrappongono dentro e fuori dal campo. La parte sportiva del racconto si conclude con la finale della FA Cup fra Old Etonians e Blackburn, realmente giocata anche se con marcatori (e Blackburn) diversi.

Ma tralasciando le considerazioni da nerd bisogna dire che la cosa veramente notevole è che nella prima e temiamo unica (difficile immaginare un seguito) stagione di The English Game entrambe le visioni dello sport sembrano plausibili e non a caso dal punto di vista drammaturgico sia Kinnaird sia Suter sono nel gruppo dei ‘buoni’. Il vero Kinnaird sarà poi presidente della Football Association per 33 anni, uomo del vecchio Regno Unito con la sensibilità per capire il nuovo.

Se il quadro storico è fondatissimo, lo sono meno tanti riferimenti sportivi specifici, alcuni sbagliati in maniera davvero gratuita, quando sarebbe bastata Wikipedia. E poi in The English Game tutto pare svolgersi nell’arco di due stagioni, quando in realtà alla madre di tutte le sfide si arriverà dopo cinque, con Suter che oltretutto non giocava in quel Blackburn ma nell’altro (cioè gli attuali Rovers). Ma, ripetiamo, il nerdismo un tanto al chilo vale meno dell’affresco dell’epoca che invece è molto coinvolgente. E alla fine si rimane con il dubbio: lo sport giocato per soldi è ancora sport?

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