Il quarto tentativo di Leuris Pupo
24 Marzo 2014
di Tani Rexho
Ritornare a Cuba è sempre piacevole. Se poi si passa da un inverno infinito, dove il giorno che fuori fa meno 5 gradi sembra di essere in Florida, ad un’estate perenne a più 28, atterrare al bruttissimo aeroporto di Camagüey (dopo aver decollato da quello bellissimo, ma con 15 centimetri di neve, di Toronto) ci sembra di avere toccato il paradiso. Torniamo sempre a Cuba non certo (solo) per il sole o il mare. Quello si può trovare in altri posti dei Caraibi o in Florida, accompagnato da molto più lusso. Torniamo perché amiamo il paese. Perché abbiamo tanti amici conosciuti negli anni ma soprattutto perché, sadicamente, vogliamo rivivere il nostro passato. Passato fatto di povertà e mancanza di libertà, ma pieno di dignità e fierezza.
Questa volta però c”è una novità. Siamo in terra cubana non come semplici turisti. Siamo in missione segreta per conto di Indiscreto. Dobbiamo battere la concorrenza di giornali autorevoli: L’Equipe, La Gazzetta dello Sport, Sports Illustrated, Sport Bild. Tutti in attesa spasmodica da mesi per avere l’esclusiva con il nuovo eroe dello sport cubano: il Campione Olimpico di Londra 2012 nel tiro rapido con la pistola da 25 metri, Leuris Pupo. Indiscreto batte tutti, grazie anche ai buoni uffici che il Caro Leader ha con Havana.
A dire il vero non avevamo idea chi fosse Leuris Pupo fino quando un giorno, sulla spiaggia, ci si siede vicino un gruppo di quattro adulti e una bambina. La bambina, bellissima, riccioli biondi e occhi azzurri, potresti benissimo trovarla in qualche pubblicità di qualche marca di pannolini mentre corre sulla sabbia bianca della spiaggia di Santa Lucia. A seguirla attentamente gli occhi premurosi del padre, mentre la madre parla con i due amici. Una signora cubana e un signore sui 55 anni, dal chiaro accento tedesco. Per noi sono dei semplici turisti che si godono qualche giorno di vacanza. Cominciamo a parlare con loro semplicemente perché facciamo così con tutti quelli che ci sorridono senza conoscerci. Molto presto scopriamo che quel padre premuroso, dalla voce calma e lo sguardo attento, è uno degli uomini più famosi di Cuba. E l’uomo dall’accento tedesco è uno degli artefici della sua fama. Sì, perché Pupo deve parte del suo successo anche a Franz, che garantisce alla Nazionale Cubana di allenarsi con munizioni di qualità. Per colpa dell’embargo, infatti, il Comitato Olimpico Cubano non può comprare munizioni. L’amico tedesco le compra per conto loro, per poi darle in dono alla nazionale cubana.
Pupo non parla l’inglese e il suo cubano è uno spagnolo troppo veloce per noi, ma non è difficile trovare un interprete in un resort cubano. Gli animatori sono tutti laureati e parlano quattro, cinque lingue. Non fa eccezione l’amico Mario che con entusiasmo accetta di tradurre per noi. Avremmo voluto fare tantissime domande ma per ovvi motivi, che i lettori di Indiscreto capiranno, ci siamo messi d’accordo con il Direttore per andare per il soft approach. Vogliamo vedere Pupo gareggiare ancora per il suo paese ai Giochi Olimpici.
Signor Pupo o Leuris?
Leuris va bene.
Leuris, com’è cambiata la tua vita da quando hai vinto la medaglia d’oro a Londra?
Come può cambiare la vita di chi ha realizzato il suo sogno di quando aveva nove anni. Oltre all’enorme soddisfazione personale, è arrivata anche la fama. Adesso tutti a Cuba conoscono la mia faccia. Giovani e adulti. La gente mi ferma per strada, cosa che prima non succedeva. E questa è una cosa che fa sempre piacere.
Quella di Londra è stata la quarta Olimpiade alla quale tu hai partecipato, ma mai nelle prime tre eri andato vicino all’oro olimpico. Che cosa è cambiato? La tua preparazione o i tuoi avversari?
Direi che gli avversari sono sempre stati forti e hanno sempre avuto grandi risultati. Da parte mia mi sentivo più maturo e più pronto per vincere. Oltre al lavoro duro, diciamo, è stata la convinzione nei miei mezzi che questa volta ha fatto la differenza. E poi c’è stato il cambiamento del regolamento nel conteggio dei punti. Prima si andava alla fase finale sommando anche i punti della fase eliminatoria. A Londra, dopo la fase eliminatoria, i punti fatti si azzeravano e si partiva da zero per la finale. Regola che poi è diventata la norma anche nelle competizioni che sono venute dopo.
Senza il collasso di Klimov, pensi che avresti vinto lo stesso l’oro?
Perché no? Io ho dato il meglio quando più contava. Ho avuto la mia opportunità e l’ho sfruttata al massimo. Ero il più calmo, il più concentrato quando contava veramente. In sostanza sono stato il migliore quando dovevo essere il migliore. Mi sentivo come a casa. Non avvertivo nessuna pressione. Prima della gara sarei stato contento del bronzo, ma ad un certo momento ho capito che potevo vincere l’oro. A me non interessava il record nelle eliminatorie (592 punti fatto da Klimov, n.d.r), a me importava vincere la finale. Klimov è stato il migliore alla fase eliminatoria, ma l’oro l’ho vinto io (Ride ma senza malizia, n.d.r.).
Come hai cominciato con il tiro?
Quando da piccolo, all’età di sei anni presi in mano per la prima volta una fionda e lasciai tutti i miei amici stupiti da come ero preciso (e ride divertito, n.d.r.). Colpivo tutto con precisione. Poi dopo a scuola, a nove anni, sono entrato a fare parte dei programmi scolastici di tiro a segno. Ero sempre tra i migliori e feci velocemente la trafila delle giovanili, arrivando alla squadra nazionale.
Il primo torneo internazionale vinto?
1998, in Venezuela. Medaglia d’oro al campionato dell’America Centrale e Caraibi. Conquistai tre ori e un bronzo.
Ti consideri un professionista o fai qualcos’altro per vivere?
Non mi considero un professionista, io sono un professionista. Dal 2013 il Comitato Olimpico Cubano ha fatto entrare in vigore una nuova regola per gli atleti d’elite: questo è il nostro unico lavoro.
Quali sono le qualità per avere successo nel tiro a segno?
Concentrazione e nervi d’acciaio. Bisogna essere bravi a non soccombere alla pressione.
Quando pensi di smettere?
Non ci penso proprio. Fin quando mi divertirò andrò al poligono a sparare. Per fortuna l’età non è un fattore decisivo nel nostro sport.
La tua passione e il tuo ottimismo sono contagiosi, ma alla fine un giorno dovrai comunque smettere. Che cosa pensi di fare dopo aver appeso “la pistola al chiodo”?
Perché mi vuoi far smettere per forza? (Ride ancora, n.d.r.). Penso di allenare i giovani. La mia medaglia ha avvicinato moltissimi giovani cubani al tiro al segno. Vorrei che questo entusiasmo non si spegnesse. Da fuori magari questo sembra uno sport che non accende la fantasia, ma credimi, è molto bello e educativo per i giovani. Perché insegna un valore fondamentale per la vita: l’autodisciplina.
Parlando di giovani, chi è il nuovo Pupo nel sistema giovanile cubano?
Non ce n’è uno in particolare, ma tanti con un bel futuro davanti se capiscono l’importanza del lavoro e della disciplina.
Come vedi la situazione generale dello sport cubano?
Da qualche anno, cosi come nella società cubana, anche nello sport stanno avvenendo molti cambiamenti. Per il meglio. Adesso siamo più aperti verso l’estero. Partecipiamo di più a gare internazionali, il che aiuta la crescita dello sport in generale perché sei obbligato a misurarti con i migliori. Il Ministero dello Sport e il Comimtato Olimpico cercano in giro per il mondo sponsor privati che possono investire in talenti cubani. Senza investimenti è difficile fare risultati importanti, e gli investimenti ora possono arrivare anche da sponsor stranieri.
Perché lo sport cubano è eccellente in certi sport olimpici e quasi inesistente in altri?
Anche qui, oltre alla tradizione, c’entrano gli investimenti. Quando tutti i bambini giocano a baseball nelle strade, è più facile far emergere talenti. Altri sport, non nella nostra tradizione, si possono sviluppare solo con supporto di allenatori stranieri. Fanno così anche altri paesi, no?
Cosa pensi dello sport italiano? (Onestamente la nostra mente calcio centrica si aspetta il nome di Buffon o Totti n.d.r)
Alle Olimpiadi di Londra ho ammirato Niccolò Campriani (oro nella carabina 50 metri tre posizioni e argento nella finale della carabina 10 metri, n.d.r.). E poi c’è un po’ di Italia nel mio successo. Io uso una pistola Pardini, modello SP e ho relazioni molto buone con la Pardini che mi sponsorizza.
Molti giovani cubani oggi hanno come mito Leuris Pupo. Chi è il mito di Leuris?
Ralf Schumann, il leggendario campione tedesco al quale mi ispiro.
Tua figlia oggi ha 15 mesi. Quale futuro sogni per lei?
Vorrei che seguisse la mia strada, e perché no? Vincere un’altra medaglia per questo paese. Io sono l’unico sportivo in famiglia, e non sarebbe male continuare la tradizione. (Lo scopo della domanda era un altro, ma abbiamo lasciato stare intenzionalmente n.d.r.).
La prossima gara importante?
A Settembre a Granada, Spagna, per il Mondiale, che servirà anche come qualificazione per i Giochi di Rio.
Vuoi dire qualcosa ai lettori di Indiscreto?
Spero che più gente possibile legga questa tua intervista e si avvicini al nostro sport. Inoltre invito tutti a visitare Cuba. Abbiamo bisogno di tanti amici. E abbiamo un bellissimo paese.
Leuris ti ringrazio e ti aspetto a Toronto per i Giochi Pan Americani nel 2015. Magari portando con te anche tua moglie.
Magari! (risponde lei sorridendo).
Tani Rexho, da Cuba (in esclusiva per Indiscreto, nella foto l’autore dell’intervista e il campione olimpico)
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