Tasse sul contante, i ricchi da 500.000 euro

23 Ottobre 2019 di Indiscreto

Gli italiani amano sempre di più il contante e la liquidità, il luogo comune dice che qualsiasi governo volesse tassare queste disponibilità avrebbe vita breve. Sarà vero? In questo senso molto interessante è il rapporto del Censis “Gli italiani e la ricchezza. Affidarsi al futuro, ripartire dalle infrastrutture”, presentato da poco.

In sintesi, contante e depositi bancari degli italiani ammontano a circa 1.390 miliardi di euro, il 33% del totale delle attività finanziarie. E la tendenza, anche in un’epoca di tassi vicini allo zero o addirittura negativi, è al rialzo: questa parte del patrimonio rispetto a 10 anni fa è cresciuta del 13,7%.

Visto che crescono anche le riserve assicurative, è chiaro che qualcosa deve essere calato: ovviamente (visti i tassi) le obbligazioni, crollate dal 21% al 6,9% delle attività, e meno ovviamente le azioni (meno 12,4 % rispetto al maledetto 2008), ma qui si entra anche in un discorso di percezione del rischio.

Per arrivare al nostro pensierino (sta arrivando, inevitabilmente) sottolineiamo anche che sono circa mezzo milione le famiglie italiane che in totale, cioè sommando i componenti del nucleo, hanno patrimoni finanziari (non solo liquidità, quindi) superiori al mezzo milione di euro. 500.000 famiglie sono il 2,5% del totale delle famiglie. In maniera grezza potremmo dire che rappresentano il 7-8% dell’elettorato, contando qualche figlio maggiorenne convivente. Grezza è del resto anche la definizione di ricchezza, perché 500.000 euro è il prezzo di un buon appartamento da famiglia media della periferia di Milano: se lo vendi passi da piccolo borghese con la casa di proprietà a ricco da tassare?

Conclusione? Una tassa patrimoniale, senza chiamarla tassa patrimoniale per non spaventare nessuno, su patrimoni di un certo tipo è una tentazione che potrebbe avere un governo di qualsiasi colore, perché i danni elettorali sarebbero minimi: quel 7-8% non è tutto di destra o di sinistra, per semplificare. Più facile e immediato applicarla, la nuova tassa, sulle disponibilità liquide, con la scusa della loro improduttività e del rimettere in moto l’economia. Da qui anche la lotta al contante, per sua natura poco tracciabile: la giustissima lotta all’evasione fiscale si salda quindi alla preparazione di una stangata ai danni di questi benestanti troppo prudenti negli investimenti.

Share this article